Si entra in carcere per scontare una pena ma un detenuto non immagina di dover scontare anche altre «pene non scritte», non previste: sovraffollamento, scarsa carenza sanitaria e psicologica, strutture fatiscenti, condizioni igieniche precarie. 
Si contano 56 suicidi, nel 2024, nelle carceri italiane (l’ultimo lunedì mattina a Venezia, un uomo di 37 anni), senza contare i casi di due detenuti che sono morti rifiutando di alimentarsi. A questo dato si aggiungono sei agenti della polizia penitenziaria, suicidi anche loro dall’inizio dell’anno. Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa penitenziari, calabrese doc, parla di «pena di morte di fatto» o, anche, di «morte per pena».  

«Situazione di assoluta illegalità nelle carceri»

«Siamo in una situazione di assoluta illegalità nelle carceri – dice il segretario generale Uilpa –, illegalità diffusa, non dovuta solo al sovraffollamento, che è una delle cause dell’illegalità, perché l’incidenza dei suicidi dimostra che c’è più di qualcosa che non va. Siamo a un livello di casi senza precedenti. Abbiamo registrato anche quattro morti in 24 ore». E questo depauperamento del sistema penitenziario non nasce oggi ma si trascina, governo dopo governo «da almeno 25 anni».

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