Da Napoli a Provenzano, da Guadalupi a Biccio: se il Martina sembra il Cosenza…

Quattro protagonisti della storia recente domenica affronteranno i Lupi, con Arcidiacono che non ha mai smesso di sognare la maglia rossoblù sulle proprie spalle.
Guadalupi e Arcidiacono in un abbraccio collettivo mentre esultano (foto mannarino)
Archiviato l’entusiasmo neanche troppo messo in mostra dai tifosi del Cosenza, è tempo di chiudere il campionato per programmare la prossima stagione. Restano da affrontare 180 minuti che dividono la città. Da una parte c’è chi è soddisfatto dal risultato, dall’altra il presidente che vuole un primo posto ambizioso e remunerativo, dall’altra chi attende le mosse del club. Domenica però, ci sarà un motivo in più per assistere al match dei lupi, e in tanti attendono i tanti ex in forza al Martina Franca. Alcuni con la lacrimuccia, altri con il dente avvelenato. Tommaso Napoli, Alessandro Provenzano, Mirko Guadalupi e Biccio Arcidiacono. Tutti protagonisti negli ultimi anni di Serie D. Tutti uomini scelti per tentare la scalata in una Lega Pro che ora partirà con la formula nuova e i rossoblù pronti ai nastri di partenza. La tifoseria silana si è divisa giudicando i 4 uomini sopra citati. A partire dal tecnico.
NAPOLI-NAPOLITANO-BIA. Tommaso Napoli subentrò ad Enzo Patania per volere di una società che decise di bypassare le scelte del direttore Stefano Fiore. Si insediò forte di un ricordo positivo lasciato da calciatore: il trio Napoli-Napolitano-Bia è ancora oggi una filastrocca da recitare tutta d’un fiato. Nella prima parte del 2012 non mancarono i successi, anche il bel gioco in tante occasioni, condito da vittorie pesanti ma anche da delusioni cocenti. Il suo approdo in rossoblù pero col tempo spaccò la tifoseria. In tanti cedettero in lui, altri non presero bene alcuni siparietti in sala stampa, il rapporto mai sbocciato con Fiore e soprattutto i pochi ma pesanti passi falsi che condannarono il Cosenza. Quel 3-3 con il Sant’Antonio Abate fu preceduto da una settimana di tensione e preceduto da una conferenza stampa infuocata dell’allenatore. Critiche alla stampa, alla squadra e anche un battibecco con una parte di tifosi che gli contestarono alcune scelte tattiche e un atteggiamento in panchina che mise pressione alla squadra. Quella partita segnò il destino del tecnico e della squadra, ancora vincente in partite dei play off ma condannata ad un altro anno di Serie D dalla Figc. In questa stagione, dopo la parentesi negativa a Taranto, ha preso in mano il Martina con risultati più che soddisfacenti.
IL REGISTA. Con Napoli c’era anche Alessandro Provenzano che alla prima trasferta con la maglia dei Lupi fece esplodere i tifosi giunti a Caltanissetta. Il giovanotto siciliano prese in mano una squadra imbottita di under siglando due reti pesanti con la Nissa e da quel giorno in poi si appropriò del centrocampo fra finte, gol pesanti di sinistro ed un sigillo di testa. Cinque reti in 28 presenze per un ragazzo molto professionale che si affidò a Stefano Fiore ed esplose sotto la guida di Enzo Patania. In tanti rimpiansero la partenza di un giocatore eclettico e polivalente che approdò meritatamente in Serie C2 siglando un triennale proprio a Martina. Provenzano sarà applaudito dai tifosi che restano molto divisi su Mirko Guadalupi.
IL CIGNO DEL SAN VITO. Il fantasista nella passata stagione arrivò con il compito di sostituire il professore Alfredo Romano. Tanta tribuna in avvio di campionato per un ragazzo che aveva i colpi per sfondare nel calcio che conta, ma fu fermato da una serie di gravi infortuni e scelse Cosenza per il rilancio. Alla prima in campo con la il pubblico si innamorò delle sue giocate. Piedi sopraffini, visione di gioco da categoria superiore, reti pesanti e soprattutto la personalità per caricarsi il peso della squadra quando gli altri tiravano il fiato. Fu così in tante gare perché Guadalupi mise a segno dieci gol in 28 gare. Impossibile dimenticare la prestazione nel 3-2 al Messina dopo il gol al Razza segnato alla Vibonese. Contro i peloritani Guadalupi siglò una rete strepitosa dai 25 metri, ma quella splendida conclusione non stregò solo il San Vito. Pochi mesi dopo Mirko andò via da Cosenza per approdare proprio al Messina fra le critiche dei tifosi e le polemiche suscitate dal trasferimento che assomigliava molto da vicino ad una scelta di vita. Lasciare un club ambizioso, ma che era in quel momento ancora in D e faticava a mantenere le promesse fatte ai calciatori, per una società pronta a ripartire con forza: fu quindi una decisione personale. Alla luce dei fatti si trattò di un scelta errata, perché la sua avventura in giallorosso è durata molto poco fra alti (pochi) e bassi. Tredici presenze senza gol e il passaggio al Martina Franca con altri otto gettoni e una marcatura. Con la nuova maglia Guadalupi ha ritrovato il sorriso ma a Cosenza sono ancora molto divisi sul suo conto. C’è chi resta innamorato delle sue giocate, ma in tanti non hanno digerito lo sgarbo subìto.
L’HOMBRE DEL PARTIDO. Gara speciale, infine, per l’ultimo vero idolo dei tifosi dei Lupi. Pietro Arcidiacono era considerato un piccolo re nella città dei Bruzi. Amato da tutti, coccolato dagli allenatori, difeso quando prese la squalifica per la maglia pro-Speziale. Il padre diceva che in città Biccio aveva ritrovato il sorriso e la voglia di giocare: i tifosi se ne accorsero subito. Prelevato nel 2011 a metà stagione dall’Adrano, Arcidiacono rispose con 16 presenze, 9 gol, una quantità infinita di assist, reti pesanti e una impressionante facilità nello spaccare le difese avversarie valorizzando il gioco della squadra e dei compagni. Divenne un idolo, restò a Cosenza e si innamorò della tifoseria e della città. Nella stagione successiva sarebbe dovuto diventare il trascinatore dei lupi, siglò subìto 5 reti in 8 gare con addosso gli occhi di club di Lega pro e di Serie B. Poi la follia di quella maglia contro il Sambiase in diretta nazionale. Il caso finì sulle cronache nazionali, la squalifica fu severa e le scuse inutili. Cosenza continuò a coccolarlo ma la società non credette troppo in lui, propose forti tagli allo stipendio e l’amore finì. Non con la tifoseria, talmente innamorata da chiedergli di restare. Il tempo in città però per lui era finito. Marino e Cappellacci provarono in qualche modo a fare da collante, ma il club era disinteressato proprio mentre lui tornava spesso in città, solo per salutare gli amici. Anche adesso, spesso, lo si vede per le strade del centro come se stesse a Catania, a casa sua. Al Vado, in questa stagione, ha messo a segno 6 reti, e altre 5 le ha siglate con la maglia del Martina che ha scelto di puntare su di lui. Cosenza, un giorno, lo riaccoglierà con il sorriso di chi non dimentica e qualcuno forse lo criticherà. Di certo, però, domenica sia il calciatore che i sostenitori saranno nemici sul campo, ma si ritroveranno subito dopo. E qualcuno chiederà a quel talento di tornare in una città che gli vuole bene e non dimentica un genio sulle righe, ma imprendibile in un San Vito che tante volte si inginocchiò ai suoi piedi. (Francesco Palermo)

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