Cosa lascia il mercato in eredità al Cosenza

– di Antonio Clausi – 
I rossoblù non hanno operato come chi sta davanti, ma il calcio è bello per le sorprese. Se non saranno playoff, c’è già una data da segnare in rosso: 1 luglio 2016.

E’ difficile dire cosa lascia davvero in eredità il mercato di riparazione al Cosenza. La sensazione, a naso, è che la forbice tra le prime quattro della classifica e i rossoblù si sia leggermente allargata dal punto di vista della qualità. Forse si può escludere il Benevento che ha operato non come invece hanno fatto, nell’ordine, Casertana, Foggia e Lecce. I Lupi? Un mercato iniziato prestissimo con il tesseramento di Cavallaro e concluso l’ultimo giorno con Di Nunzio e Parigi. Ecco, aver preso a dicembre un elemento funzionale alla causa, probabilmente ha dato la sensazione di un gennaio scarno. Sia chiaro, se avessero potuto Meluso e Roselli avrebbero portato Messi in squadra, ma i presupposti per farlo non esistevano e loro operano seguendo direttive societarie. Detto ciò, l’organico ha mantenuto il suo livello numerico (tre arrivi a fronte di altrettante partenze) e qualitativo (né migliorato, né peggiorato). Chi pensava o sperava in qualche nome eccellente per emulare le dirette concorrenti per la promozione, si sbagliava. Semplicemente perché questo Cosenza non può (anzi, non vuole) operare come chi gli sta davanti. L’obiettivo di inizio stagione è stato centrato con 17 giornate di anticipo, quello di metà campionato (mai dichiarato: particolare non di poco conto a lunga memoria, ndr) ancora è tutto da scrivere. Sarà difficile, difficilissimo, migliorare il quinto posto attuale, ma il calcio è bello anche per questo. Meluso ha scelto di non privarsi di Ciancio sebbene al ragazzo fossero stati prospettati la B e un contratto da 18 mesi a Livorno. E’ un segnale forte, di fiducia non solo al terzino, ma al collettivo intero. Il ds aveva già scelto il sostituto, lo aveva in pugno, ma all’ultimo momento ha capito che il Cosenza non avrebbe guadagnato nulla in termini di qualità. Allora tanto valeva dare il due di picche ai labronici. C’è un aspetto, tuttavia, che va evidenziato: portare a scadenza ogni anno i migliori elementi dell’organico non dà l’idea di progettualità e possono capitare situazioni come quella di lunedì. E’ probabile che siano scelte precise della proprietà e la gente lo percepisce. Ad ogni modo, i rossoblù sono padroni del proprio destino perché avranno tutti gli scontri diretti in casa, eccezion fatta per la Casertana. Roselli è bravo a caricare psicologicamente lo spogliatoio e con l’arrivo della Primavera le sue squadre si esaltano. Se non dovessero essere playoff, comunque da inseguire fino al 90′ del match conclusivo, tutti avrebbero centrato a prescindere l’obiettivo fissato a giugno. Sarebbe un peccato, certo, ma l’appuntamento vero per l’assalto alla categoria che manca dal 2003 ha una data: 1 luglio 2016. Da quel giorno Guarascio non avrà più scuse visto che in estate parlò di progetti biennali: il tassello successivo al “migliorare il decimo posto” sarà lottare per tornare in B. I tempi sono quasi maturi.

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