Dieci anni fa cambiò il calcio. Da Raciti in poi nulla fu come prima

Da Catania-Palermo del 2007 gli stadi hanno cambiato il modo di “accogliere” i sostenitori. Da allora tornelli, steward e tessera del tifoso, ma anche quella “pista blu” rigettata in Cassazione.

Il due febbraio 2007 ha cambiato la storia di una città e soprattutto del calcio. Doveva essere il primo derby siciliano allo Stadio Angelo Massimino dell’era della Serie A televisiva, il primo della storia in cui Catania e Palermo si contendevano le posizioni valide per l’Europa League. Per gli almanacchi vinsero i rosanero, ma di quella partita maledetta nessuno si ricorda il risultato. Fu il giorno in cui Catania mandò in onda in tutto il mondo la tragedia dell’ispettore di polizia Filippo Raciti morto in seguito agli scontri tra ultras. A ricordare quella triste pagina di cronaca sportiva è Marisa Grasso, la vedova dell’ispettore. «Educare alla memoria è sicuramente un atto di maturità e di responsabilità – ha detto – Anche se per un familiare come me, quando si racconta, fa male. Ma se si vuole evitare ciò che è accaduto, bisogna testimoniare educando al ricordo affinché il passato insegni a costruire un futuro migliore e a consegnare un vissuto, un’eredità di valori alle generazioni che hanno bisogno di modelli e di esempi».

«Sono passati 10 anni, ma il ricordo di quella sera è chiaro, è nitido. Così come ogni secondo, ogni momento vissuto di quella serata pazzesca. Una serata che penso pochi potranno mai dimenticare». Queste, invece, sono le parole di Pietro Lo Monaco, ad del Calcio Catania oggi come all’epoca dei fatti in cui morì Raciti. «Sono cambiate tante cose da quel momento – dice Lo Monaco – perchè intanto ci ha portato la perdita di una vita umana. E poi perchè un momento di gioia si è tramutato in tragedia. Una tragedia in cui alla fine a pagarne le spese è stata la famiglia del poliziotto. Sono quei momenti che solcano il percorso anche del modo di fare calcio. Da quel momento abbiamo avuto le aree delimitate, abbiamo avuto i tornelli, abbiamo avuto protezioni a dismisura, partite giocate e non giocate, tifoseria presente e non presente. La stretta su un certo modo di fare calcio è stata quasi asfissiante e in qualche modo anche controproducente per quello che è lo sviluppo del calcio».

Le indagini sulla morte di Raciti portarono subito all’arresto di un indiziato minorenne, Antonino Speziale; poi, avvalendosi delle immagini filmate dai circuiti di sicurezza dello stadio e da successive intercettazioni ambientali, condussero dopo un anno all’arresto anche di un secondo indiziato maggiorenne, Daniele Micale. Entrambi furono condannati in via definitiva a 8 e 11 anni di reclusione rispettivamente per omicidio preterintenzionale. Successivamente altre perizie avevano cambiato le carte in tavola. Ad uccidere il poliziotto non sarebbe stata l’azione diretta dei tifosi, ma una retromarcia della macchina della polizia che lo investì in pieno schiacciandogli il torace. Il 7 febbraio 2014 il procuratore generale Luigi Riello aveva accolto il ricorso di Antonino Speziale per la revisione del processo. Ricorso poi rigettato dalla Corte di Cassazione, in quanto dichiarato inammissibile.

«Per la sicurezza negli stadi tante sono le cose che sono state fatte dal 2007 ad oggi anche a livello normativo. Si è lavorato per rendere gli impianti sportivi sicuri per gli spettatori con una serie di modifiche come la video-sorveglianza, i biglietti nominativi, la separazione dei settori, i tornelli e tutti quegli accorgimenti che contribuiscono alla sicurezza». Le parole del dirigente della Digos della Questura di Catania, Carlo Ambra, ripercorrono le tappe normative che hanno portato a una maggiore sicurezza negli stadi, all’indomani di quei tragici fatti. «E’ stata anche introdotta la normativa sugli steward – ha aggiunto il dirigente della Digos etnea – agevolando anche l’attività delle forze dell’ordine che sono uscite dagli impianti sportivi lasciando la gestione interna degli stadi al personale addetto alla sicurezza che lavora alle dirette dipendenze delle società sportive. Poi c’è stata l’introduzione della “tessera del tifoso” che ha permesso alle società di gestire meglio i tifosi fidelizzati. Con queste agevolazioni è stato così possibile mandare in trasferta solo i supporter in possesso della tessera del tifoso e quindi in possesso di quei requisiti di sicurezza per seguire le squadre fuori casa. Si è anche deciso di affidare la vendita dei biglietti alle società di ticketing per evitare il rapporto diretto tra le società e i tifosi, ma si è soprattutto lavorato alla normativa di contrasto alla violenza sportiva irrigidendo le norme sul Daspo».

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