“RANGO-ZINGARI” | La Dda chiede 12 condanne: ecco le richieste del pm Bruni

 La pubblica accusa ha formulato le richieste di condanna nei confronti degli imputati sotto processo col rito ordinario. Al centro dell’inchiesta i due collaboratori di giustizia Franco Bruzzese e Daniele Lamanna. Il processo è stato rinviato al prossimo 21 marzo.

Il pubblico ministero della Dda di Catanzaro, Pierpaolo Bruni questa mattina ha formulato le sue richieste di condanna nei confronti degli imputati sotto processo per la maxi inchiesta antimafia “Rango-zingari”.

Nel coso della sua requisitoria, la pubblica accusa ha ricostruito le dinamiche mafiose della presunta associazione che come risulta dalle indagini condotte congiuntamente dal Nucleo Investigativo e dalla Squadra Mobile di Cosenza è stata costituita e organizzata da Franco Bruzzese, poi pentitosi, e Maurizio Rango, già condannato in abbreviato alla pena dell’ergastolo anche per l’omicidio di Luca Bruni.

Proprio il delitto dell’ultimo boss dei “Bella bella” permette al presunto clan di mantenere inalterati gli equilibri che erano stati consolidati con la pax mafiosa e la costituzione di una confederazione tra cosche con il gruppo degli “italiani”.
Presunta cosca che si sarebbe avvalsa di alcuni soggetti che erano dediti a commettere danneggiamenti ed estorsioni alle varie attività commerciali presenti su tutto il territorio cosentino.

Un altro argomento affrontato è quello del narcotraffico che è stato trattato in particolar modo nell’inchiesta “Doomsday”.  Fiumi di droga acquistati e poi venduti sotto la regia della famiglia Abbruzzese, il cui esponente coinvolto nel processo, Tonino Abbruzzese (classe 1975) già condannato in primo grado.

Nello specifico, il pm Bruni ha chiesto la continuazione dei reati per cui si procede, relativamente all’omicidio di Luca Bruni, sia per Franco Bruzzese e Daniele Lamanna, per i quali è stata chiesta una condanna a 4 anni per il primo e 5 anni per il secondo. Nel caso in cui il tribunale di Cosenza non dovesse accogliere questa richiesta, il magistrato antimafia ha chiesto l’applicazione dell’articolo 8 che riguarda il vincolo della collaborazione con la giustizia e una condanna a 6 anni per Bruzzese e 13 anni per Lamanna con il riconoscimento del comma 7 di cui all’articolo 74.

Inoltre, il pm Bruni ha chiesto la condanna per Antonio Chianello, Alessio Chianello e Giovanni Fiore a 9 anni di carcere; per Stefano Carolei a 16 anni di carcere; per Gianluca Cinelli a 8 anni di carcere; per Anna Abbruzzese, Gianluca Marsico, Sharon Intrieri e Jenny Intrieri a 2 anni e 8 mesi; per Francesco Vulcano 7 anni di reclusione.

Prima delle discussioni difensive, il collaboratore di giustizia Daniele Lamanna ha chiesto al presidente del collegio giudicante di prendere in esame l’istanza presentata affinché possa curarsi nel miglior modo possibile visto che non gode di uno stato di salute ottimale.

Inoltre, una curiosità: prima di iniziare la requisitoria le guardie penitenziarie hanno tradotto in aula Gianluca Walter Marsico, da poco arrestato al termine di una lunga latitanza, confuso con Gianluca Marsico, odierno imputato. Il presidente Di Dedda si è scusato per il caso di omonimia.

Presenti le parti civili, che hanno concluso per l’accoglimento delle richieste avanzate dal pm Bruni: tra questi il presidente dell’associazione antiracket “Lucio Ferrami”, Alessio Cassano. Hanno preso la parola a tal proposito, gli avvocati Carmelo Bozzo ed Emilio Lirangi. In corso le discussioni difensive.

DISCUSSIONI DIFENSIVE. L’avvocato Brunella Granata, difensore di Marsico, ha sostenuto l’infondatezza dell’aggravante del metodo mafioso in relazione alla vicenda sulle occupazioni abusive in via Popilia, argomento trattato anche dagli avvocati Antonio Ingrosso e Andrea Sarro, difensori rispettivamente di Genny Intrieri e Anna Bevilacqua il primo, e Sharon Intrieri il secondo. In particolare, il legale Ingrosso ha evidenziato che quando la Questura di Cosenza si recò sul posto e poi informò la procura di Cosenza, non furono ravvisati gli elementi di cui all’articolo 7 tant’è vero che fu avviato un procedimento penale ancora pendente davanti al tribunale di Cosenza. L’avvocato Sarro, invece, ha ricordato che l’occupazione abusiva prevede due condotte: introduzione e permanenza. Nell’episodio contesto alla sua assistita non è possibile contestare né l’uno né l’altro. All’intervento dei carabinieri, l’ingresso all’interno dell’abitazione era stato effettuato dal balcone, mentre Sharon Intrieri era sul pianerottolo e non poteva entrare in casa perché il cancello era chiuso.

Per quanto riguarda la posizione di Francesco Vulcano, gli avvocati difensori hanno parlato di un’associazione mafiosa atipica in relazione alle condotte contestate al loro assistito. Già il gip di Catanzaro, all’epoca dell’ordinanza di custodia cautelare aveva escluso i gravi indizi di colpevolezza circa il 416bis e non aveva ravvisato elementi che potessero collegare la presunta estorsione alla stessa cosca. In quella circostanza, Vulcano avrebbe agito sotto l’effetto dell’alcool, mentre il pentito Montemurro aveva detto che era il titolare del locale di Rende ad essere ubriaco. Infine Bruzzese non lo porta come componente dell’associazione mafiosa. Per la posizione di Cinelli, ha discusso l’avvocato Cristian Cristiano che ha ribadito come i pentiti abbiamo dichiarato di non conoscere il suo assistito, il cui nome sarebbe contenuto in una delle tante intercettazioni ambientali in carcere relative a Domenico Mignolo. Per la Dda è la prova della sua partecipazione al narcotraffico.

Il processo è stato rinviato al prossimo 21 marzo, giorno in cui l’avvocato Antonio Quintieri, difensore di Stefano Carolei, completerà le arringhe difensive e subito dopo il collegio giudicante si chiuderà in Camera di Consiglio per emettere l’attesa sentenza. (Antonio Alizzi)

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