Cosenza, Infettivologia ed Ematologia shock. Sicurezza a rischio per pazienti e personale

È come una miccia accesa accanto a una polveriera. Infettivologia, o meglio Malattie Infettive, ed Ematologia a Cosenza sono, paradossalmente, inquilini scomodi di una stessa casa. A peggiorare la convivenza, la minaccia del Covid-19. Per questo oggi, la polveriera sembra avvicinarsi sempre più alla fiamma, creando un’emergenza nell’emergenza. 

Il padiglione e il tunnel

A separare l’ospedale di Cosenza, dal cubo di cemento che ospita Malattie Infettive ed Ematologia, c’è via della Repubblica. Accanto un supermercato, sottoterra un tunnel che collega l’Annunziata ai reparti esterni. Una guardia scuote la testa. Raccomanda di stare alla larga dalla galleria. Consiglia di fare il giro largo. Dice che è bloccata. Più che bloccata pare sia non omologata al trasporto in barella, così i medici la usano solo per passare da una parte all’altra.

Da quel tunnel si arriva direttamente ai padiglioni distaccati, quelli considerati più a rischio e per motivi diversi, ma che, tuttavia, per misteriosi motivi sono nati accorpati. Per i malati di Ematologia, qualsiasi contaminazione esterna potrebbe essere fatale, ecco perché la prudenza non è mai abbastanza, in questo caso di emergenza nazionale a maggior ragione. Ad alimentare la complessa areazione degli interni delle aree, ci sono due sistemi costruiti per assicurare una pressione negativa (quello che è dentro non deve uscire fuori) per i malati più gravi in Infettivologia, e una positiva (quello che è fuori non deve entrare dentro) per i malati ematologici. 

Rischio per i malati di Ematologia

Nonostante questa situazione, naturalmente borderline, qualcuno ha deciso comunque che i due reparti dovessero dividere i piani di una stessa palazzina. Un po’ come mettere nella stessa casa un lupo e un agnello, sperando che il lupo non sappia salire le scale. Se poi gli si mette a disposizione un ascensore, la paura che possa avvenire un danno irreparabile è dietro l’angolo. 

A mezzogiorno, di mercoledì, il cancello della struttura è aperto. Qualcuno è seduto sulle panchine, mangia un panino, aspetta il suo turno per la visita in ambulatorio. Un cartello informa che per motivi di sicurezza, dettati dall’emergenza Coronavirus, non sono permesse visite ai ricoverati. Un secondo avviso, affisso sulla porta accanto, invita i signori pazienti a limitare la sosta nei luoghi comuni per il tempo necessario della visita, indossando la mascherina e mantenendo una distanza di sicurezza di due metri. In più, «pazienti e accompagnatori affetti da sindrome influenzale non devono recarsi nella struttura in modo da evitare ulteriori contagi».

Ascensori condivisi tra i due reparti

Ma sta di fatto che all’interno dell’edificio, nonostante il divieto di visita, il pericolo di contaminazione è tutt’altro che basso. La prima fonte di rischio è rappresentata proprio dagli ascensori che collegano i vari piani (e i diversi reparti), che dovrebbero essere serviti da cabine riservate. Non è così.

In Ematologia l’atrio è deserto, le sedie vuote, i corridoi scorrono su porte semiaperte. Si spinge la porta a vetri, si attraversa un vestibolo fino a un corridoio che si dirama in due direzioni. Dopodiché si imbocca la strada che porta alle scale e all’ascensore condiviso da pazienti, visitatori, personale, sia del reparto di Ematologia che di Malattie Infettive. Pareti, pulsanti, camici, tutto può essere fonte di contaminazione

Per essere sicuri che sia proprio lo stesso ascensore, basta fare il giro sul retro, dalla parte di Malattie Infettive. Anche qui, il cancello è semiaperto e porta a una sorta di cortile retrostante. Un cartello informa che siamo nell’area “degenza”. C’è un’auto parcheggiata, tre bidoni blu e un portone spalancato che conduce a un ascensore interno che sale ai reparti. 

È tutto aperto e anche qui non c’è nessuno. Entrando nella zona “Visitatori” l’ascensore conduce agli ingressi principali di Ematologia e Infettivologia che in orari non di ricevimento sono normalmente chiusi. Altri due ascensori, invece, vanno direttamente nei corridoi delle stanze, e dovrebbero essere usati solo dal personale autorizzato, e in più si collegano al tunnel sotterraneo. 

Il pericolo che ogni angolo sia fonte di fomite (contagio) non è remoto, considerando il normale via vai di medici e infermieri. Basta imboccare la strada sbagliata (e non è impossibile viste le scarse indicazioni) e ci si trova nello stesso, piccolo spazio, che poco prima ha condiviso un potenziale malato. I pazienti ematologici, immunocompromessi, sono i più fragili, metterli a stretto contatto con un reparto in cui ci sono degenti malatti infetti, è una scelta inspiegabile. 

Un solo medico di guardia per due reparti a rischio

A questo si aggiunge la preoccupazione per il personale ridotto all’osso. I medici sono 7 in tutto in Ematologia e 6 in Infettivologia. Dovrebbero essere più del doppio. Questo ha portato a una conseguenza immediata, piuttosto grave. C’è un solo medico di turno di guardia durante la notte, che fa la spola tra Malattie Infettive ed Ematologia, entrando e uscendo dai reparti. E in caso di emergenza, la tempestività di intervento, potrebbe portare a conseguenze molto serie. Qualche giorno fa, in una riunione si è parlato di “task force” cosentina, pronta per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Ma l’emergenza, qui, è già cominciata da un pezzo.

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