E’ il giorno di Cosenza-Vicenza, la città sogna un altro «pallone per Marulla»

È il giorno di Cosenza-Vicenza, chiodo fisso almeno per 20mila persone. Le bancarelle agli angoli delle strade certificano l’importanza del match. A queste latitudini, del resto, non si vedono ad ogni partita. Qualche bandiera è spuntata timidamente qua e là anche sui balconi. Chi la vive con distacco, però, mente a se stesso.

Duggy & Eddy Brimson nel loro “Derby Days”, attraverso testimonianze dirette dei tifosi, descrivono la realtà sociale del calcio inglese, scozzese, gallese e nord irlandese. «Ci hanno spesso sentiti dire che riteniamo che essere tifosi di calcio è simile ad essere drogati – scrivono nella loro introduzione -. Infatti è vero che abbiamo scritto fiumi di parole sul comportamento ossessivo dei fan e sulle cose che li, anzi ci, rimbambiscono. Forse ciò che affermiamo è ovvio, ma non c’è dubbio che essere un vero tifoso di calcio comporta molto, molto più che dare un’occhiata di sfuggita alle ultime pagine dei giornali o sbracarsi a guardare il televideo o Sky Sport». Se gli autori non fossero tifosi del Watford (la squadra del grande Luther Blisset), qualcuno potrebbe avanzare il sospetto che la loro sciarpa preferita abbia i colori rossoblù.

Cosenza-Vicenza ha un posto di fianco a Cosenza-Sudtirol o allo spareggio con la Salernitana, perché in fondo di questo si tratta: di una gara da dentro o fuori che vale la Serie B. Il trasporto emotivo e la posta in palio, sono identiche. Qualcuno ha scomodato la notte in cui la Lazio di Vieri e Salas fece capolino al San Vito, ma il paragone è fuorviante. Passi per gli spalti gremiti e il record di spettatori (24.149) ormai insuperabile, ma quei 90’ furono una passerella senza pretese sportive. Stasera ci si gioca tutto. 

Il bello del calcio è che cambia sempre. Nessuna gara è uguale all’ultima e nessun gol è lo stesso del precedente. Ogni volta che un supporter dei Lupi, come del Liverpool, del St. Pauli, del Celtic…, attraversa i tornelli per dare un’occhiata al tappeto verde, sa già che la partita a cui assisterà potrà essere “La” partita. Quella attesa, sognata, bramata, da raccontare un giorno a mo’ di testimonianza diretta. Il famoso io c’ero.

Dopo Padre Fedele arrampicato sull’ultimo traliccio dell’illuminazione dello stadio di Francavilla, ci fu una rovesciata di Zampagna sotto la pioggia che indusse un uomo mite come Mutti a fiondarsi in campo. L’ultimo momento scolpito nella mente del popolo dei Lupi è quel tocco di Frascatore, appena accennato, provvidenziale, letale, nella sua porta. Ma è uno spareggio, allora il celeberrimo «pallone per Marulla» di Bruno Pizzul, che descrisse come impreparata la difesa della Salernitana, è la stella polare delle notti magiche del Cosenza Calcio. Anche se a Pescara si giocava di pomeriggio. 

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