Timbri comunali falsificati, un’assoluzione a San Pietro in Guarano

Era sospettato di aver contraffatto le impronte di una pubblica amministrazione, in particolare quelle del Comune di San Pietro in Guarano, e di averlo fatto per eseguire dei lavori nella sua abitazione previa concessione di un certificato per l’appunto farlocco.

Di falso, però, in questa vicenda, c’era l’accusa ipotizzata nei confronti di Arturo Intrieri, 34 anni, assolto alla fine del processo che lo ha riguardato per «non aver commesso il fatto». L’uomo, peraltro, si era opposto a un decreto penale di condanna che, con riferimento a questa vicenda, sanciva la sua condanna al pagamento di ben seimila e ottocento euro di multa.

Ha deciso, invece, di trasferire la vicenda giudiziaria davanti al giudice, sede in cui il suo avvocato Enrico Morcavallo è riuscito a chiarire i termini della questione. Prova ne è il fatto che oltre al difensore, a sollecitare l’assoluzione dell’ex imputato è stata la stessa Procura.

I fatti in contestazione riguardavano la cosiddetta Cila, acronimo di Comunicazione inizio lavori asseverati. Si tratta del documento che, secondo gli investigatori, era stato oggetto di contraffazione. A destare sospetti era stato il numero di protocollo coincidente con quello di un’altra pratica edilizia, circostanza che aveva indotto a far dubitare della validità della Cila di Intrieri.

E invece no. Si era trattato solo di un errore grossolano dato che l’iter seguito dall’ex imputato per ristrutturare l’abitazione è risultato più che regolare. E non solo. Nella sentenza il giudice dà atto di come il reato di cui era accusato fosse di quelli “impossibili”. La Cila, infatti, può essere rilasciata dall’Ente preposto solo a un tecnico abilitato. Pur volendo, insomma, Intrieri non avrebbe potuto manomettere alcunché.

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