E’ iniziato questa mattina il processo di secondo grado al presunto omicida di Antonio Taranto, ucciso la notte tra il 29 e il 30 marzo del 2015 nel quartiere popolare di via Popilia. Per gli investigatori ad uccidere il giovane centauro sarebbe stato Domenico Mignolo che in primo grado è stato condannato a 18 anni di carcere col rito abbreviato.
E’ passato più di un anno dalla sentenza emessa dal giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Cosenza Alfredo Cosenza e oggi Mignolo, insieme ad Riccardo Altomare e Leonardo Bevilacqua (condannati a un anno e 6 mesi di carcere ciascuno per favoreggiamento e false dichiarazioni alla polizia giudiziaria e ai pm), si trova davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro. A presiedere c’è il presidente Gabriella Reillo.
La procura generale è rappresentata dal magistrato Raffaella Sforza, pubblico ministero in forza alla Dda nei primi anni del 2000 e firmataria di diverse inchieste antimafia nel Cosentino. Il procuratore generale ha chiesto l’acquisizione della sentenza di primo grado del processo “Rango-zingari”, dove Mignolo è stato condannato per una serie di reati.
Nelle motivazioni della sentenza, secondo chi accusa, vi sarebbero le ragioni per le quali Mignolo avrebbe deciso di ammazzare Taranto. E nelle stesse sono riportate anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Marco Massaro e Giuseppe Montemurro.
La difesa di Mignolo, assistito dagli avvocati Filippo Cinnante e Andrea Sarro, ha chiesto un termine a difesa per discutere sulle richieste della pubblica accusa.
Gli altri componenti del collegio difensivo sono gli avvocati Rossana Cribari e Paolo Greco, mentre le parti civili sono rappresentate dagli avvocati Mariarosa Bugliari, Francesco Tomeo e Angela D’Elia. Il processo è stato rinviato. (a. a.)