Arancioneroverderossoblù. Va pronunciato proprio così, tutto d’un fiato. Il rapporto di amicizia tra le tifoserie di Cosenza e Venezia è stato rinsaldato l’anno scorso a margine di 16 anni in cui le due formazioni non si affrontavano. Tanto era trascorso, infatti, da quando i Lupi sbancarono il Penzo con le reti di Oshadogan e Tedesco. Tutto inutile, perché la retrocessione fu l’anticamera del fallimento. Onta che ha investito anche la Laguna, tornata sotto le luci dei riflettori grazie ad un patron americano: Joe Tacopina.
Il gemellaggio, nato nel ’92 in riva al Crati, tra le due curve sfociò nei primi anni 2000 in diverse partecipazioni dei fan del Cosenza al “Torneo del Bae”, finalizzato a sostenere la lotta in Chiapas degli Zapatisti. Fu realizzato materiale comune e di sovente gli stendardi rossoblù comparvero al fianco di quelli del Venezia quando giocava al sud. Il Ceravolo di Catanzaro e l’Arechi di Salerno sono due esempi lampanti. Stessa cosa quando i Lupi scendevano in campo al nord. La Serie D vissuta da entrambe le piazze e i fisiologici ricambi generazionali, portarono i due gruppi a incontrarsi nuovamente l’anno scorso a dicembre.
Prima che D’Orazio regalasse tre punti d’oro a Piero Braglia, le tifoserie avevano bevuto e discusso insieme fino al fischio d’inizio per le strade della città. Non solo, perché gli ultrà del Venezia avevano invitato “i colleghi” del Cosenza all’inaugurazione della loro nuova sede. Insomma, un modo vero e proprio per rinsaldare un’amicizia che ha resistito al tempo. L’ospitalità è stata ricambiata nella partita di ritorno al Marulla, quella della rovesciata di Tutino, e in Curva Sud Bergamini è spuntato anche uno striscione eloquente. “Salutiamo i nostri fratelli” c’era scritto, un messaggio di assoluta complicità sul modo di intendere il mondo del calcio con l’occhio di chi si posiziona dietro la porta.