Petrini fulminato sulla via di… Lamezia Terme: ritratta accuse ai magistrati

Marco Petrini avrebbe accusato a febbraio tre magistrati che operano nel Distretto di Catanzaro, ma pochi giorni fa avrebbe ritrattato tutto davanti ai pm antimafia della Dda di Salerno. Questo passo indietro, tuttavia, sarebbe stato influenzato dal fatto che precedentemente la moglie, Stefania Gambardella, funzionaria della Corte d’Appello di Catanzaro, lo avrebbe redarguito sulle cose che stava riferendo in merito a presunti casi di corruzione in atti giudiziari, oltre a quelli già contenuti nell’ordinanza “Genesi“. (LEGGI QUI)

L’intercettazione e il decreto di perquisizione

La Guardia di Finanza di Crotone, indagando anche sulla moglie del giudice sospeso dal Consiglio Superiore della Magistratura, intercetta questa telefonata tra i due: «Qua a Lamezia» afferma Stefania Gambardella il 22 febbraio 2020 «non ci puoi venire sicuro perché… veramente ti vengono e ti… ti sparano a qualche parte a te… E ti vogliono ammazzare tutti, non hai capito tu cosa hai combinato pure, tu non hai capito niente Marco…”» si legge nel decreto di perquisizione emesso dalla Dda di Salerno, la quale contesta il reato di intralcio alla giustizia. «Tu d’ora in poi devi ascoltare me. Le cose che hai fatto da solo sono tutte sbagliate… Allora tu mi devi ascoltare, però, sennò non vengo più Marco… se non fai le cose che ti dico io… Non vengo più… non fare più le cose di testa tua perché sono tutte sbagliate… sono tutte deviate…”». 

Questa dichiarazione avrebbe indotto, ritiene la Guardia di Finanza di Crotone, Marco Petrini a dichiarare il falso in due interrogatori, il 25 febbraio e il 29 febbraio 2020, e il 17 aprile 2020, circostanza relativa a un nuovo procedimento penale aperto dalla Dda di Salerno. Così, scatta la perquisizione negli uffici della Corte d’Appello di Catanzaro e nelle abitazioni che rientrano nella disponibilità della stessa indagata.

Petrini fa un passo indietro dopo la telefonata della moglie

Tuttavia, l’ordinanza di custodia cautelare contiene anche una dichiarazione di Marco Petrini che, secondo i magistrati è mendace, in quanto gli interrogatori del 25 e 29 febbraio sarebbero stati resi «”in stato di profonda prestazione. Solo a partire dal 2 marzo, quando è partito un percorso spirituale e di purificazione interiore, ho potuto riflettere e mi sono riproposto di attendere un successivo interrogatorio per correggere talune delle mie dichiarazioni precedenti. Attendevo pertanto tale occasione per spiegare alcune circostanze su cui in precedenza avevo reso dichiarazioni. Resta ferma la mia volontà di collaborare sinceramente».

Sincerità non riscontrata dai magistrati titolari dell’inchiesta che riportano anche la frase di Petrini rivolta alla moglie, mentre la stessa lo invitava a fare un passo indietro: «”Cambierò indirizzo, capito Stefà…”». Dunque, secondo la Dda di Salerno sarebbe emerso l’intento del giudice sospeso di inquinare le prove. «E’ venuto meno il presupposto sul quale si fondava il provvedimento di sostituzione della misura cautelare» scrive il gip Giovanna Pacifico. Marco Petrini fino a ieri infatti si trovava agli arresti domiciliari, mentre da stamattina è di nuovo in carcere.

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