sabato,Maggio 18 2024

Conte al Senato: «Non si può governare con chi mina gli equilibri» VIDEO DIRETTA

Il premier, Giuseppe Conte al Senato cerca la fiducia per continuare a sopravvivere. Italia Viva ha deciso di astenersi. Ecco la diretta.

Conte al Senato: «Non si può governare con chi mina gli equilibri» VIDEO DIRETTA

E’ il giorno del giudizio per il Governo Conte che oggi al Senato cerca i numeri per ottenere la fiducia, sperando che i cosiddetti “volenterosi” o “responsabili” permettano all’esecutivo di continuare a sopravvivere dopo le dimissioni dei ministri di Italia Viva. Il premier, Giuseppe Conte all’inizio del suo intervento ha spiegato che è «difficile governare con chi mina gli equilibri» riferendosi alla decisione di Matteo Renzi di stoppare il Conte bis. Italia Viva, tuttavia, dovrebbe astenersi. Un segnale di apertura? Staremo a vedere.

«Agli inizi 2020 il progetto del governo, un progetto nel quale c’era visione, forte spinta ideale, un chiaro investimento di fiducia si è dovuto misurare con la pandemia che ha sconvolto in profondità la società e la dinamica stessa delle nostre relazioni. Affontiamo una sfida di portata epocale. Il governo ha dovuto operare delicatissimi, faticosissimi, bilanciamenti dei princìpi e dei diritti costituzionali. In questi mesi così drammatici, pur a fronte di una complessità senza precedenti, questa maggioranza ha dimostrato grande responsabilità, raggiungendo – certamente anche con fatica – convergenza di vedute e risolutezza di azione, anche nei passaggi più critici».

CONTE AL SENATO: DIRETTA

«Abbiamo coltivato un costante e serrato dialogo con tutti i livelli istituzionali, a partire dalle Autorità regionali sino a quelle comunali, nella consapevolezza che solo praticando indefessamente il principio di leale collaborazione sarebbe stato possibile perseguire strategie di intervento efficaci, considerato – a tacer d’altro – che le competenze in materia di gestione sanitaria sono rimesse primariamente alle Regioni».

«Con la pandemia, con la sua sofferenza, il Paese si è unito. Si è elevato il senso di unità del governo, si sono elevate le ragioni dello stare insieme. Le nostre energie dovrebbero essere tutte e sempre concentrate sulle risposte urgenti alla crisi che attanaglia il Paese, mentre invece così, agli occhi di chi ci guarda, dei cittadini in particolare, appaiono dissipate in contrappunti polemici e spesso sterili, del tutto incomprensibili rispetto a chi ogni giorno si misura con la paura della malattia, con lo spettro dell’impoverimento, con il disagio sociale anche psicologico, con l’angoscia del futuro. Con questa crisi, come ho detto ieri alla Camera, la classe politica tutta rischia di perdere il contatto con la realtà. C’era davvero bisogno di aprire una crisi politica in questa fase?».

«Io ho già rilevato che il dialogo tra politica e scienza è diventato particolarmente intenso. In realtà, mai come in questo periodo la “politica” è stata chiamata ad assolvere alla sua più nobile missione, di operare scelte per il bene comune, alcune delle quali di portata oserei dire “tragica”. Fortemente “politica” è stata la determinazione con la quale il Governo, primo fra tutti i governi europei, ha chiesto all’Unione di rispondere alla crisi in modo radicalmente diverso rispetto al passato e di farsi promotrice di politiche espansive, finanziate da strumenti di debito comune, orientate al raggiungimento di strategie condivise».

«Lo storico accordo sul programma Next generation EU, per il raggiungimento del quale l’Italia ha avuto un ruolo propulsivo e decisivo, spendendosi in ogni sede, a ogni livello formale e informale, non solo ci consente di disporre di 209 miliardi di euro, ma ha impresso alla politica europea una svolta irreversibile, inaugurando un nuovo corso, suscettibile di mutare profondamente i paradigmi delle politiche economiche e il volto stesso dell’Unione europea. Ne discuteremo di questa svolta, prossimamente, nell’ambito della conferenza sul futuro dell’Europa. Non è questo l’esito, anch’esso eminentemente politico, della scelta europeista che ha rappresentato una delle ragioni fondative dell’alleanza di Governo?» ha chiesto il premier.

«Abbiamo introdotto e portato a regime, fino al 2029, per la prima volta, la fiscalità di vantaggio per tutte le imprese che operano nel Mezzogiorno, con un taglio dei contributi previdenziali del 30% per i primi 3 anni e poi a calare. Noi non siamo meridionalisti per vocazione intellettuale, se non corre il Mezzogiorno non corre l’Italia». Infine, il capitolo delle opere pubbliche. «Si è detto che le opere del decreto semplificazioni sarebbero ancora bloccate per la designazione dei commissari: innanzitutto la lista c’è ma poi non è così, le opere non sono mai state bloccate, perché i poteri dei commissari sono stati attribuiti dal decreto semplificazioni ai responsabili unici di progetto. Gli appalti di Anas e Fsi sono cresciuti 43,3 mld rispetto ai 39,4 del 2019. E’ un florilegio ma lo dico: questo è stato possibile grazie alla condivisione, collaborazione, responsabilità in ciascuna forza politica».