giovedì,Maggio 16 2024

Cosenza, le chat su WhatsApp inguaiano i finanzieri e gli altri indagati

La procura di Catanzaro ha formulato le nuove accuse contro De Fazio, Iorio, Quaglio e Bafaro, dopo aver sequestrato il tablet dell'ex consigliere comunale di Rende

Cosenza, le chat su WhatsApp inguaiano i finanzieri e gli altri indagati

Cosa c’è di nuovo nell’inchiesta contro i finanzieri Cosimo Antonio De Fazio ed Ercole Iorio coordinata dalla procura di Catanzaro? L’ufficio di procura del capoluogo di regione ha formulato l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione partendo dal sequestro del tablet nella disponibilità dell’ex consigliere comunale di Rende, Maria Grazia Bafaro, ex moglie dell’altro indagato, l’avvocato Domenico Quaglio.

Rispetto all’ordinanza emessa dal competente gip distrettuale lo scorso mese di luglio, il quadro indiziario è profondamente peggiorato in virtù dell’analisi tecnica effettuata dagli investigatori sul dispositivo portatile. Ma non solo. Gli inquirenti nel corso di questi mesi hanno ulteriormente arricchito il teorema accusatorio focalizzandosi anche sulle condotte di De Fazio. Il finanziere infatti avrebbe “tracciato” i presunti proventi illeciti consegnati dalla società informatica, depositandoli sul proprio conto corrente. Somme di denaro che costituirebbero, secondo la procura, un formidabile riscontro alla tesi accusatoria, in quanto consegnate dai responsabili della società d’informatica al finanziere.

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Tutto ciò sarebbe avvenuto perché i responsabili della Sirinformat Srl con sede legale a Rende, si sarebbero avvalsi della collaborazione dei finanzieri De Fazio e Iorio, per estrapolare una mole formidabile di dati relative a persone fisiche e giuridiche, accedendo abusivamente al sistema informatico. I dati illecitamente estratti sarebbero stati, successivamente, commercializzati dalla società informatica, con un considerevole incremento del proprio fatturato.

Il fatto nuovo però è senza dubbio rappresentato dalle chat su WhatsApp, dove Maria Grazia Bafaro, già cinque anni fa, parlava della presunta attività illecita con gli altri indagati, indicando le cifre da consegnare ai due finanzieri per il “servizio” svolto in favore della Sirinformat Srl. Conversazioni di tipo telematico che dunque sono rimaste per tanto tempo sul computer portatile della donna che a distanza di anni non poteva mai immaginare che un giorno la procura di Catanzaro glielo avrebbe sequestrato, scoperchiando il “vaso di Pandora“.

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