martedì,Maggio 21 2024

Rende, il Laboratorio Civico: «Giuffrè non è neutrale politicamente. Intervenga il Prefetto»

Per l'ex gruppo di maggioranza «le attività di verifica sul PSC sono state affidate a un dipendente comunale legato al gruppo di opposizione». Indice puntato anche contro Pierpaolo Iantorno

Rende, il Laboratorio Civico: «Giuffrè non è neutrale politicamente. Intervenga il Prefetto»

La presenza del commissario prefettizio Santi Giuffrè all’iniziativa politica di lunedì contro la proposta di legge regionale di fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero era destinata a fare discutere. Era chiarissimo fin dal momento in cui ha varcato l’ingresso dell’hotel che ospitava la conferenza stampa. Sebbene abbia tenuto a precisare che era lì soltanto per un saluto istituzionale, il Laboratorio Civico ha scritto al Prefetto Vittoria Ciaramella per evidenziare la questione, riportando all’attenzione il tema del PSC sospeso fino a luglio.

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«Apprendiamo dalla stampa che durante una iniziativa politica in cui si è discusso di città unica, il commissario prefettizio, era seduto al tavolo dei relatori insieme ad un ex assessore del comune di Rende e ad un esponente di spicco del gruppo di opposizione – hanno scritto al Prefetto -. Alla luce di ciò vorremmo ripercorrere insieme a Lei alcuni importanti passaggi che hanno caratterizzato questi ultimi mesi determinando, di fatto, una gestione della cosa pubblica all’insegna della mancanza di trasparenza e a questo punto anche della necessaria neutralità politica».

Il Laboratorio Civico ricorda che «i commissari prefettizi sono incaricati di gestire l’ordinaria amministrazione del comune e garantire il regolare funzionamento dei servizi comunali fino alle nuove elezioni». Ma poi aggiunge che «è necessario portare alla Sua attenzione una serie di circostanze che definire anomale è un eufemismo e contestualmente è doveroso per noi chiedere un Suo intervento».

I manniani a questo punto parlano del Piano Regolatore, su cui Giuffrè ha annunciato una decisione in merito ben prima di luglio. «Attraverso la delibera prefettizia n° 22 – ricordano – i commissari evidenziano che il Piano Strutturale Comunale è stato adottato dopo che la commissione d’indagine appositamente nominata aveva concluso l’attività di verifica sulla sussistenza di infiltrazioni mafiose nel comune di Rende, ed era ancora in attesa dell’esito di tale verifica. Aggiungono inoltre che il Piano è stato adottato pochi giorni prima dello scioglimento del consiglio comunale di Rende deliberato dal Consiglio dei Ministri. Infine, da quanto emerge in delibera, considerato il clamore mediatico suscitato a seguito dell’esposto formulato dai consiglieri comunali di opposizione, i quali lamentavano la modalità con cui è avvenuta l’approvazione del Piano Strutturale Comunale, i commissari ne stabiliscono la sospensione, nonostante nel frattempo fosse arrivato alla fase delle osservazioni, lasciando aperte diverse problematiche di tipo urbanistico».

«Forse Lei non sa, che i commissari hanno disatteso e continuano a disattendere con continue proroghe, il richiamo all’ottemperanza della Legge regionale n. 17 del 6 giugno 2022, “Modifiche e integrazioni alla Legge regionale 16 aprile 2002, n. 19, Norme per la tutela, governo ed uso del territorio – Legge Urbanistica della Calabria”. In forza della succitata normativa, Regione Calabria aveva richiesto già da tempo il rispetto del termine perentorio del 31 dicembre 2023 per l’approvazione del Piano Strutturale Comunale, al fine di evitare il commissariamento con l’applicazione del potere sostitutivo regionale. Non ci risulta – dicono ancora – che durante il periodo di commissariamento entri in vigore un automatico regime di vacatio legis. Se è vero dunque che i commissari straordinari hanno il preciso compito di garantire il rispetto delle norme, e’ altrettanto vero che anche quella Urbanistica Regionale, merita la dovuta ottemperanza.

«Siamo consapevoli che per Lei siano notizie non conosciute – dice il Laboratorio Civico -. Le chiediamo, pertanto, di appurare e di intervenire tempestivamente al fine di riportare l’ente locale alla regolarità e al corretto funzionamento. Il Suo intervento è doveroso anche perché da quanto ci risulta, sempre in riferimento al sospeso Piano Strutturale Comunale, le attività di verifica sono state affidate a un dipendente comunale in carica al momento in cui si presume siano stati commessi gli illeciti che hanno determinato lo scioglimento. È noto, inoltre, che il dipendente incaricato dai Commissari sia legato al gruppo politico di opposizione che ha suscitato proprio quel clamore mediatico attorno all’approvazione del Piano Strutturale, che ha indotto tanta prudenza nell’agire dei commissari».

«La circostanza – si legge ancora nel documento diffuso – va chiaramente a sollevare una potenziale questione di incompatibilità, se non addirittura a configurare un conflitto di interessi o ancora una violazione delle norme sull’imparzialità e l’indipendenza. necessarie per condurre le verifiche in modo obiettivo. Verifiche così importanti dovrebbero essere condotte da soggetti terzi o da professionisti esterni per garantire e preservare l’integrità del processo investigativo».

«Desideriamo infine informarLa che questo modus operandi è oramai consolidato – aggiunge il Laboratorio Civico -. Apprendiamo difatti del coinvolgimento anche di quell’ex assessore che oggi ritroviamo seduto allo stesso tavolo del Commissario Gioffre a disquisire di Città Unica (Pierpaolo Intorno, ndr). Ebbene le affermazioni di questo ex assessore, successivamente passato con le opposizioni, sono state ritenute attendibili nella fase di raccolta di prove a carico dell’amministrazione. Non si è tenuto conto che lo stesso ex assessore fosse in carica nel periodo in cui i fatti presunti si sarebbero verificati, periodo in cui lo stesso ha approvato delibere, atti e interventi proposti dalla Giunta in carica. Anche in questo caso è doveroso un suo intervento perché il ruolo affidato dai commissari a una delle parti politiche che assumeva maggior rilievo all’interno dell’amministrazione posta a controllo, aggiunge un ulteriore livello di complessità e conflittualità alla situazione».

«Temiamo in altri termini – dicono inoltre i manniani – che ruoli importanti affidati a chi di fatto non può essere considerato imparziale o estraneo ai fatti contestati abbiano potuto e possano continuare ad influenzare negativamente il processo decisionale, minando la credibilità e l’integrità delle verifiche. Se solo avessimo avuto la possibilità di conoscere e valutare le fonti e così i fatti sulla base di cui lo scioglimento è stato decretato, avremmo di certo potuto contribuire prima a far luce sulle tante storture che continuano ancora oggi a perpetrarsi nell’assoluto silenzio. Ma Lei è consapevole che questa possibilità ci è stata negata nonostante quegli stessi atti che per noi sono ancora “secretati” per la Procura sono invece fonti di prova da utilizzare in altri procedimenti. Anche questa è circostanza che riteniamo anomala e che altresì non ci consente di esercitare il pieno diritto alla difesa. Motivo per il quale ci siamo già riservati di ricorrere».

«Nel mentre – conclude la nota indirizzata Vittoria Ciaramella – prima di rivolgere le nostre osservazioni al Ministro Piantedosi, evidenziando agli organi competenti la gravità dei fatti descritti, ci rivolgiamo a Lei fiduciosi che il Suo intervento possa contribuire a risolvere la situazione in modo equo e conforme alla legge. Restiamo a Sua disposizione per qualsivoglia chiarimento».