mercoledì,Maggio 1 2024

Estorsione a Rende, assolti i tre imputati condannati in primo grado

Rispetto alla sentenza del gap del tribunale di Catanzaro, il collegio difensivo è riuscito a far emergere le prove a discarico degli imputati. Così Porcaro, i Basile e Fioretti (già assolto in primo grado) ottengono una sentenza positiva   Sono stati assolti perché il fatto non sussiste Roberto Porcaro, Maurizio Basile, Antonio Basile e Alberto

Estorsione a Rende, assolti i tre imputati condannati in primo grado

Rispetto alla sentenza del gap del tribunale di Catanzaro, il collegio difensivo è riuscito a far emergere le prove a discarico degli imputati. Così Porcaro, i Basile e Fioretti (già assolto in primo grado) ottengono una sentenza positiva

 

Sono stati assolti perché il fatto non sussiste Roberto Porcaro, Maurizio Basile, Antonio Basile e Alberto Fioretti accusati di aver vessato e minacciato un imprenditore di Rende che nel 2012 chiese un prestito, viste le sue difficoltà economiche, ai Basile. La Corte di Appello di Catanzaro ieri mattina ha ribaltato la sentenza di primo grado emessa dal gup del tribunale di Catanzaro che inflisse pene pesanti a tre dei quattro imputati. Sei anni ad Antonio Basile, cinque anni e 4 mesi a Roberto Porcaro, ritenuto dalla Dda vicino al clan Lanzino di Cosenza, e cinque anni e due mesi a Maurizio Basile. Condanne, dunque, cancellate dai giudici di secondo grado che hanno accolto in toto le argomentazioni difensive prodotte dagli avvocati Luca Acciardi, Cesare Badolato, Marco Amantea, Sergio Rotundo, Luca Baratta e Giuseppe Bruno. La persona offesa denunciò i suoi presunti aguzzini dopo un incontro svoltosi a casa di uno dei Basile, in cui la vittima sarebbe stata picchiata con una mazza da baseball e successivamente pressata dagli inquisiti affinché l’imprenditore saldasse il debito, poi aumentato per presunti tassi usurai, con i Basile. La linea difensiva, però, nel processo d’Appello è riuscita a valorizzare le prove a discarico che secondo i giudici hanno prevalso rispetto all’impianto accusatorio della Dda di Catanzaro che probabilmente ricorrerà in Cassazione. (redazione cronaca)

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