giovedì,Maggio 16 2024

Il nostro giorno verrà. Auguri Cosenza Calcio, 110 anni e non sentirli

Nel giorno della festa, basta chiudere gli occhi per perdersi in decine di ricordi. Ma il bello deve ancora arrivare

Il nostro giorno verrà. Auguri Cosenza Calcio, 110 anni e non sentirli

Ogni generazione di tifoso del Cosenza ha avuto un idolo a cui aggrapparsi. I più attempati della tribuna ricordano i muscoli di marmo di Campanini. C’è chi parla dei baffi di Lattuada o dei riccioli di Alberto Urban. Le ragazzine di fine anni 80 erano innamorate di Padovano, così come un giorno Cristiano Lucarelli stregò la città alzando un pugno sotto la curva. A Luis Lentini posammo la corona di “Re” sul capo per non togliergliela mai più. Oggi tocca a Gennaro Tutino trascinare emotivamente il popolo dei Lupi. E Marulla? Gigi è un capitolo a parte, più che idolo è la stella polare del pallone cittadino. La luce che folgorò San Paolo sulla via di Damasco. 

Ricorrono oggi i 110 anni del calcio cittadino, della storia sportiva di quello che è il più importante sodalizio della provincia. Il Cosenza, croce e delizia della gente, guai a chi lo tocca. La sfera di cuoio che rotola dalle parti di via degli Stadi può spingere nuovi sindaci a Palazzo dei Bruzi o azzerarne il consenso in un amen. Campo minato o paradiso terrestre, lancio di monetina, oppio dei popoli più della religione, il bello del calcio è che cambia sempre. 

Ogni volta che i tornelli girano e il prato verde si apre dinanzi agli occhi di un tifoso in cima a quei gradini, tutti sperano nei 90 minuti più belli della vita. La fotografia di una partita del Cosenza ha il sapore acre di un fumogeno appena acceso, la forza del rosso delle bandiere di un comizio di piazza negli anni settanta e l’intensità del colore blu di una notte senza luna tra i boschi della Sila. 

I 110 anni di Cosenza Calcio sono lo stadio Morrone, l’arbitro Rebuffo, Giulio Zsengeller, l’invasione con la Paganese, Renzo Aldi portato in trionfo, la Coppa Anglo Italiana e la Coppa Italia di Lega Pro, un tamburino di Stilo spaesato in una città di provincia nel pieno della guerra di mafia, Gianni Di Marzio invocare attacchi alla baionetta e fare contestualmente ampi cenni di chiudersi a riccio, la trasferta di Catanzaro, il traghetto per Messina, Padre Fedele, Bruno Giorgi, la sassaiola di Lecce, il -9 in classifica, i Nuclei Sconvolti, Denis Bergamini e Massimiliano Catena, i fallimenti, la Serie D, Pescara due volte.

La storia dei Lupi è fatta da tante pagine tristi, da campetti di periferia calcati con lo stesso orgoglio con cui un giorno i rossoblù scenderanno in campo a San Siro. L’unico stadio, insieme a quello nuovo della Juventus, dove il Cosenza non ha mai giocato. Ma il nostro giorno verrà. C’era scritto anche su uno striscione: Our day will come. Potete giurarci.

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