martedì,Maggio 14 2024

Sfruttamento della prostituzione a Bisignano, assolte madre e figlia

Sfruttamento della prostituzione a Bisignano, assolte madre e figlia. Confermata la condanna dell’altro imputato. Il caso dello sfruttamento della prostituzione minorile a Bisignano arriva in Corte d’Appello a Catanzaro. Nel pomeriggio, infatti, i giudici di secondo grado hanno annullato due condanne su tre. Al centro dell’inchiesta madre e figlia, e un altro giovane del posto,

Sfruttamento della prostituzione a Bisignano, assolte madre e figlia

Sfruttamento della prostituzione a Bisignano, assolte madre e figlia. Confermata la condanna dell’altro imputato.

Il caso dello sfruttamento della prostituzione minorile a Bisignano arriva in Corte d’Appello a Catanzaro. Nel pomeriggio, infatti, i giudici di secondo grado hanno annullato due condanne su tre. Al centro dell’inchiesta madre e figlia, e un altro giovane del posto, accusati di aver fatto prostituire un ragazzino di 15 anni residente nella Media Valle del Crati e nel caso di Francesco Pugliese di aver avuto rapporti sessuali col minore. A quest’ultimo i giudici collegiali di Cosenza avevano riconosciuto anche il vizio parziale di mente.

Un processo che a Cosenza aveva dato pienamente ragione alla Dda di Catanzaro, competente per il reato per cui si procede, mentre oggi in Appello la situazione è radicalmente mutata. I giudici hanno assolto, perché il fatto non sussiste, Marilena Mazzuca e Debora Caserio, condannate in primo grado a cinque anni di reclusione rispetto a una richiesta di condanna di sette anni ciascuno, invocata dalla pubblica accusa.

Sfruttamento prostituzione Bisignano assolte madre e figlia in appello
L’avvocato Alessandra Aiello

La difesa, rappresentata dagli avvocati Alessandra Aiello, Pierfrancesco Iorio e Stefania Fasano, ha dimostrato l’assoluta estraneità ai fatti delle due donne. Marilena Mazzuca fu la prima ad avvisare il padre della vittima che nella vita del figlio c’era qualcosa che non andava. Un fatto che il tribunale di Cosenza, nonostante la presa d’atto, non aveva affatto valorizzato. Nessun grave indizio di colpevolezza dunque a carico delle due imputate, mentre permane la condanna a sette anni di carcere per Pugliese che, una volta lette le motivazioni, farà certamente ricorso in Cassazione. (a. a.)