Adriano Fiore: «Per me Cosenza contro Chievo è un po’ di tutto…»

C’era un Cosenza che correva, lottava, sognava ai piani alti della Serie B. Un Cosenza, congiuntamente alla propria tifoseria, al proprio popolo, che tentava, forte di una formazione composta dai nomi che rendevano la piazza blasonata, di varcare le soglie della cadetteria. Lo scopo era di interrompere il perfido tabù, che vedeva e vede tutt’oggi il Cosenza come unica città della regione a non aver mai disputato un campionato di Serie A. Il Cosenza della stagione 2000/2001 non giocava certamente alla ricerca di una tranquilla posizione di classifica. Gente come Lentini, Pisano, Guidoni, Savoldi, Zampagna, sostenuti da centrocampisti quali Altomare, Strada, Valoti e una difesa retta da Parisi, De Angelis, Silvestri e Paschetta, pretendeva a rendere di se stessi alla storia calcistica cosentina come i protagonisti dell’arrivo nell’”Empireo”. La partita di sabato prossimo che vedrà il Cosenza contrapposto al Chievo Verona, prova a riaccendere l’insieme di questi ricordi legati stretti alle forti emozioni di quell’annata. Riletti e riascoltati da chi, ai primi anni del nuovo millennio, era poco più che maggiorenne. Adriano Fiore, nella decisiva gara di ritorno disputata a Verona quel sogno lo aveva, quasi, trasformato in materia, oggetto concreto di cui goderne appieno e non un irrilevante aspirazione o ambizione tutto attorniato dall’instabilità dell’ipotesi. Il giovane Fiore consacrò l’esordio in maglia rossoblù arrivando a sbloccare la gara al 78esimo del secondo tempo. Mancavano 12 minuti più recuperi. E il Cosenza avrebbe avuto un nuovo e forte slancio nelle ultime cinque giornate di campionato. Tuttavia, la storia è nota a tutti. 180 secondo dopo il vantaggio dei Lupi, i clivensi pareggiarono con il gol di Manfredini e ricacciarono le torri d’assedio silana grazie alla decisiva rete di De Cesare

Adriano Fiore, se le dico Chievo-Cosenza, qual è il primo ricordo e la prima emozione che ti viene in mente?
«E’ un bel vortice di emozioni. Quella partita per me ha rappresentato due cose meravigliose: l’esordio assoluto con la maglia del Cosenza nei professionisti e, allo stesso tempo, il primo gol. Sono, queste, emozioni fortissime che non ho mai cancellato e mi hanno accompagnato in questi anni. Però, questa gioia è unita alla tanta amarezza che tutto questo non sono riuscito a godermelo per come avrei voluto. Quella gara terminò con una sconfitta. Ricordo la tristezza negli spogliatoi. Chievo contro Cosenza è un po’ di tutto». 

Il Cosenza era spinto verso i piani altissimi della Serie B. Quella sconfitta interruppe l’ultimo slancio. Seguì lo storico pareggio, 4-4, contro la Sampdoria e la vittoria si riebbe solo all’ultima giornata, successo per 3-1 sul Ravenna. Il tuo gol illuse l’intera piazza, vicini a al grande sogno. Come ricorda nel complesso quella stagione
«Chiaramente, quella stagione è stata estremamente positiva. Quell’anno non ero sempre in squadra perché svolgevo il servizio militare alla Cecchignola (la leva obbligatoria venne poi abolita nel 2005, ndr). Tornavo il giovedì, senza svolgere l’intera preparazione con il resto della squadra. Quel gruppo era straordinariamente forte. Nel girone di andata eravamo primi o secondi, non ricordo molto bene. In quello di ritorno, mi viene a mente due sconfitte di fila rimediate ad Ancona e Monza. Lì uscimmo dai primi quattro posti, che avrebbero decretato le promosse per via diretta. Trovammo nuovamente continuità di risultato riavvicinandoci al Chievo, l’attuale quarta. Vincendo quello scontro diretto, se non erro avremmo superato i veneti di un punto. Invece, lo scarto si allargò. Il calendario non ci sorrideva. Avevamo in programma partite contro Sampdoria, Ternana. La vittoria ci avrebbe dato molte chance. Però, va detto che quello stesso Chievo, l’anno successivo, fece bene in Serie A». 

Quel Cosenza aveva una squadra di livello: Parisi, De Angelis, Paschetta, Valoti, Altomare, Strada, Lentini, Guidoni, Zampagna e tanti altri. Allenatore Bortolo Mutti. Con quale ricordo incornicia quell’annata? 
«Hai elencato calciatori di una bravura al di sopra, anche, della Serie B. Altomare, Valoti e Strada avevano già sperimentato esperienze in A. La rosa era estremamente competitiva. Il giovedì c’era sempre una lotta per il posto tra 22 titolari, di valore assoluto. Io avevo 19 anni. Indossare la maglia del Cosenza in allenamento era come prendere la scossa elettrica. Rimanevo a bocca aperta per la bravura di quei calciatori. Quella squadra venne costruita per salire nella categoria superiore. A gennaio il presidente Pagliuso intervenne sul mercato. Purtroppo non arrivò l’agognata promozione e gli anni seguenti furono molti difficili». 

Venerdì scorso il Cosenza di oggi è tornato alla vittoria, battendo in trasfera il Cittadella (1-3). Secondo Adriano Fiore, a cosa può ambire quest’anno la squadra di Braglia? 
«Lo scorso anno, di questi tempi, si parlava come obiettivo primario quello di mantenere la categoria. La squadra è stata cambiata. Nella spina dorsale, dove si sperimenta il valore di una compagine. Sono andati via Dermaku, Palmiero e Tutino. Sono rimasti altri calciatori che conoscono bene l’ambiente. Sanno cosa vuol dire indossare la casacca del Cosenza. Personalmente ho visto più volte, già in questo campionato, la massima determinazione dei ragazzi mettono in campo in tutte le partite. La Serie B è un campionato equilibratissimo. L’ultima può battere la prima. Forse uno o due squadra sono superiori, sulla carta, rispetto a tutte le altre. Però, puntualmente ogni domenica trovano difficoltà ad imporsi. I Lupi con questa vittoria si sono rilanciati acquisendo forza nel morale. Si vede, anche, da come hanno festeggiato la vittoria di Cittadella, che vedo come scacciapensieri. Però, sabato arriva una squadra molto forte». 

Un giorno, un domani, potremmo rivedere Adriano Fiore in rossoblù
(Ride). «Credo che per il mio poco di esperienza di vita e di calcio, nella vita non bisogna mai dire mai. Perché le cose arrivano quando meno te l’aspetti. Quello che posso dire, come credo anche per mio fratello, è stato un onore aver potuto indossare la maglia del Cosenza per diversi anni. Avendo, anche, la fortuna di esultare sotto la Curva Sud. Se il futuro ci riserverà uno spazio, per il Cosenza noi siamo sempre riconoscenti, il nostro cuore è lì. Se avremo un ruolo, daremo sempre il cento per cento. Così come sempre abbiamo fatto per la nostra città». 

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