Fausto Gullo: cultura, giurisprudenza e comunismo

L’avvocato Fausto Gullo (1887-1974) è una delle figure più significative del Novecento calabrese. Nato a Catanzaro, formatosi a Napoli, vissuto a Cosenza, ottenne grandi consensi anche nell’entroterra montuoso e collinare. In Gullo il giurista e il dirigente politico s’intrecciano con una tensione culturale che non ha avuto pari nella nostra storia recente. Socialista illuminista e anticlericale prima, poi voce convinta del comunismo italiano, senza mai smettere di guardare al divenire reale della regione e del Paese. Fu anche prolifico editorialista della stampa clandestina e repubblicana durante il fascismo. Avvocato difensore di militanti e contadini, al piglio pensoso di formazione accademica univa una tenacia comportamentale che nella dimensione forense e nella pratica ministeriale e parlamentare trovò gli spazi più vitali.

Fausto Gullo e la riforma agraria

Era un convinto sostenitore della riforma agraria e da ministro di quel ramo fu inviso ai crociani liberali conservatori e ai democristiani forti nell’ambiente del latifondo. Contrattazione agevolata, riforma degli istituti di diritto agrario del Codice del ’42 e della legislazione speciale, assegnazione ai contadini delle terre fertili incolte: un programma dal dinamismo economico-produttivo che urtò non poco i possidenti d’altra estrazione politica. Fu poi brevemente ministro della Giustizia e anche lì cercò di dar sbocco alle misure concepite da confinato e sovversivo, con un metodo ragionativo che già nel 1944 gli aveva fatto proporre un’assemblea costituente e il superamento dell’ormai antistorico statuto albertino.

La battaglia di Fausto Gullo per la legge divorzile

Non solo agitatore culturale del campo del diritto pubblico (si fece fautore dell’abrogazione del principio della religione di Stato, e non per questo indifferente alla domanda etica nell’agire umano), era anche lungimirante nell’ambito giusprivatistico. Senza Gullo, difficilmente l’Italia avrebbe avuto la legge divorzile del 1970 – che fu tra i pochi comunisti a sostenere apertamente- e la riforma del diritto di famiglia basata sulla parità dei coniugi. Processualista eclettico, sognava pure un nuovo Codice di procedura e l’abbattimento delle incrostazioni autoritarie ben presenti nel vecchio Codice Rocco e ancora non debitamente disossate dalla Corte costituzionale, nel suo primo quindicennio di attività repubblicana. Una delle più rigorose analisi sulle qualità giuridico-politiche si deve allo storico Paul Ginsborg, che ha ben colto la maturità di Gullo nello sguardo di prospettiva sui problemi del Paese.

Oscar Greco ha persino bussato alle porte dell’epistolario privato di Gullo per ricalcarne il percorso esistenziale e compararlo adeguatamente al percorso politico della sinistra di quei decenni. Fausto Gullo era in realtà apprezzato persino in ambienti della destra sociale (che ne ammirava la continuità di indirizzo e la solida vigoria dialettica) e di quanto restava degli Amici del Mondo, del partito radicale storico e della sinistra libertaria, per la non comune e non occasionale attenzione ai diritti civili e alle libertà fondamentali. 

Camera Penale di Cosenza dedicata all’avvocato calabrese

Non si forza la mano al paziente lavorio degli studiosi poc’anzi citati se se ne conclude che Gullo era tra i pochi dirigenti del Partito Comunista Italiano degli anni Quaranta e Cinquanta parimenti attrezzato tanto per gli sviluppi di un processo rivoluzionario quanto per un riformismo di cornice istituzionale. A Fausto Gullo è giustamente dedicata la Camera Penale di Cosenza, il che non può far che piacere all’avvocatura e alla giurisprudenza che guarda al mondo del diritto collegando il focus delle istanze sociali ai cardini dello Stato costituzionale. Vanto d’una terra e patrimonio forse dimenticato e certo indimenticabile d’una città. 

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