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Saracco, l’amuleto del Cosenza per le grandi imprese. Perina ancora ko

Il 16 luglio saranno sei anni esatti. Tanti ne sono passati dall’arrivo a Cosenza di Umberto Saracco, che prima ancora di approdare nella città dei bruzi raggiunse i suoi compagni a Norcia per il ritiro precampionato. Doveva essere il secondo di Nicola Ravaglia, che arrivava come portiere esperto al quale Roberto Cappellacci affidava le chiavi

Saracco, l’amuleto del Cosenza per le grandi imprese. Perina ancora ko

Il 16 luglio saranno sei anni esatti. Tanti ne sono passati dall’arrivo a Cosenza di Umberto Saracco, che prima ancora di approdare nella città dei bruzi raggiunse i suoi compagni a Norcia per il ritiro precampionato. Doveva essere il secondo di Nicola Ravaglia, che arrivava come portiere esperto al quale Roberto Cappellacci affidava le chiavi della porta.

L’arrivo da “secondo” e la Coppa Italia

Si ritrovò titolare dopo poche giornate a causa dell’espulsione del titolare nella sconfitta di Barletta. Finì 3-0, fra i pali negli ultimi minuti giocò Angelo Corsi. Giocò con la Lupa Roma e poi a Caserta, nella quale Ravaglia non giocò perché vittima di un colpo alla testa. Porta inviolata nel derby col Catanzaro, 0-0, e poi il ritorno in panchina. Riassaporò l’odore dell’erba a gennaio, con la gara a Castellamare contro la Juve Stabia. In mezzo, i mesi di allenamento sotto lo sguardo vigile di Federico Orlandi, che ne conosceva le capacità. Da quella vittoria (1-0, De Angelis) in poi Saracco divenne il titolare della Coppa Italia: fondamentale in semifinale contro il Pontedera, quando fermò un paio di incursioni toscane, decisivo nella partita di Como, quando fu miracoloso su una punizione velenosissima di Le Noci. Il 22 aprile 2015, il torinese alzò al cielo il suo primo trofeo in rossoblù: la Coppa Italia di Lega Pro.

L’arrivo di Perina in rossoblù

L’anno successivo, ancora sotto contratto, giocò due sole partite, una in Coppa (1-3, sconfitta col Lecce) e l’altra in campionato (6-1, vittoria contro l’Ischia all’ultima giornata). Il motivo? Nicola Ravaglia aveva abbandonato la causa silana, viaggiando in direzione Cremona, e Orlandi aveva scelto, insieme a Roselli e Meluso, Pietro Perina. Il pugliese partiva titolare, sì, ma quasi alla pari con Saracco: la stagione strepitosa dell’ex Melfi sbarrò la strada da numero 1 al nativo di Moncalieri, che giocò leggermente in più (ma solo per squalifica o guai fisici) nel campionato successivo. Così, nell’estate 2017, con l’addio di De Angelis, la partenza verso altri lidi di Saracco sembrava certa. Invece Stefano Trinchera, sotto pressione del presidente Guarascio, decise di riportarlo a San Giovanni in Fiore. I primi mesi, critici, con Fontana, col quale non sbocciò mai l’amore, poi l’arrivo di Braglia e le indecisioni di Perina lo elevarono al grado di titolare.

Saracco e la promozione in Serie B

Da dicembre in poi inanellò una serie di prestazioni convincenti, parando due rigori decisivi (Racing Fondi e Sicula Leonzio) che consegnarono ai Lupi 6 punti. Anche ai play-off fu protagonista, certo meno di altri suoi compagni: la presenza silenziosa e la professionalità che lo contraddistingueva lo resero un elemento fra i più amati. Nella notte di Pescara alzò il suo secondo trofeo, il più bello, quello che sanciva la promozione in Serie B. Nei giorni precedenti alla finale, addirittura, Tuttosport gli dedicò un articolo a pagina intera: Saracco, il rimpianto del Toro.

La nuova opportunità

Lo scorso campionato, invece, fu Perina a prendere il suo posto, in un avvicendamento avvenuto nel massimo rispetto dei ruoli e reciproco. Così Umberto, dopo aver firmato l’ennesimo rinnovo di contratto coi Lupi, è tornato il secondo, facendosi sempre trovare pronto quando chiamato in causa (la parata contro la Salernitana l’anno scorso è di assoluto livello). Ieri è toccato di nuovo a lui prendere in mano la difesa e tenere la porta al sicuro: la sua uscita al 90’, dalla quale è poi originato il salvataggio sulla linea di Capela, è decisamente folle. A Pordenone venerdì sera toccherà ancora a lui perché Perina non ha smaltito il fastidio muscolare. Per cui, buona fortuna a Umberto: chissà che, dopo la Coppa e i play-off, non riesca a portare a termine un’altra impresa… (Francesco La Luna)