giovedì,Marzo 28 2024

Covid: Coldiretti, con Calabria gialla riaprono 15 mila ristoranti e agriturismi

Con il passaggio della Calabria  in zona gialla riaprono oltre 15mila tra ristoranti, bar, pizzerie e agriturismi con 32.668 addetti situati nella Regione. E’ quanto stima la Coldiretti nel sottolineare che gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione si sono fatti pero sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture

Covid: Coldiretti, con Calabria gialla riaprono 15 mila ristoranti e agriturismi

Con il passaggio della Calabria  in zona gialla riaprono oltre 15mila tra ristoranti, bar, pizzerie e agriturismi con 32.668 addetti situati nella Regione. E’ quanto stima la Coldiretti nel sottolineare che gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione si sono fatti pero sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. A pesare – aggiunge Coldiretti – sono state anche limitazioni a carico delle circa 360  aziende agrituristiche che si trovano in grande difficoltà quest’anno per le misure di contenimento già  adottate e il crollo del turismo. In questo contesto è importante superare il divieto agli spostamenti tra i comuni, nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno:  è importante per salvare e dare una chance agli agriturismi italiani che sono principalmente situati in piccoli centri rurali con una clientela proveniente dalle grandi città e dai paesi limitrofi.

Il divieto è infatti un vero paradosso se si considera che gli agriturismi spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, che sono secondo www.campagnamica.it i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche. Le limitazioni alle attività di impresa – conclude la Coldiretti – devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione in un settore chiave del Made in Italy.

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