venerdì,Maggio 17 2024

Guarascio e il “rischio ragionato” chiamato Cosenza

Di questi giorni vanno di moda due espressioni: il “rischio ragionato” e il classico “io l’avevo detto”, magari con la variante “anche io l’avevo detto”. Partiamo da quest’ultima, perché di colpo i pasdaran in salsa bruzia hanno mutato il loro status. Dal difendere l’operato di Guarascio urbi et orbi, oggi si sono riscoperti attaccati semplicemente al Cosenza. Meglio tardi

Guarascio e il “rischio ragionato” chiamato Cosenza

Di questi giorni vanno di moda due espressioni: il “rischio ragionato” e il classico “io l’avevo detto”, magari con la variante “anche io l’avevo detto”. Partiamo da quest’ultima, perché di colpo i pasdaran in salsa bruzia hanno mutato il loro status. Dal difendere l’operato di Guarascio urbi et orbi, oggi si sono riscoperti attaccati semplicemente al Cosenza. Meglio tardi che mai. Alle caricature da social, tuttavia, nemmeno un rigo in più. Arrampicarsi sugli specchi è esercizio complicato di per sé, non diamogli altri pensieri. Metti che il vento cambi di nuovo…

Mario Draghi, intanto, ha annunciato un allentamento delle restrizioni. Ha anticipato l’avvio delle riaperture a partire dal 26 aprile dicendo che si tratta di un “rischio ragionato”. Avrà preso di certo spunto dal presidente Guarascio che ne ha fatto una missione personale nel corso della sua esperienza al timone del Cosenza Calcio. Nelle recenti guerre tese ad esportare libertà in Medio Oriente e in Afghanistan, il “rischio ragionato” era qualche bomba piovuta qua e là dove non doveva. Nel caso del premier è una curva lontana anni luce dai contagi zero. Nel caso del presidente rossoblù è una retrocessione ampiamente ammortizzabile.

Le tre cose hanno in comune un aspetto: gli effetti collaterali sono sempre tutti per gli altri. Vale a dire per chi subirà poi sulla propria pelle le conseguenze della Ragion di Stato.

Il Cosenza non è ancora retrocesso matematicamente e, se i pianeti si allineeranno, forse non lo farà nemmeno stavolta. Ma è un dettaglio e non me ne voglia chi, pur di non giocare contro l’Akragas, accetterebbe all’infinito questa situazione. Il Cosenza è già retrocesso mentalmente e nell’animo. Non basterebbe certo la salvezza sul campo, da festeggiare sempre per l’intera notte come farei io, a rimandare ancora un esame di coscienza generalizzato. 

Il mancato esonero di Occhiuzzi delle scorse settimane e la faccia di Trinchera dinanzi allo smartphone di Kevin Marulla dopo di Pisa-Cosenza stavolta non fungeranno da alibi. A nessuno. Tecnico e direttore hanno le loro, pesantissime, responsabilità, ma a fine campionato il primo concluderà la sua avventura sulla panchina del Marulla e il secondo farà il ds altrove. Toccherà a Guarascio dire una volta per tutte che intenzioni ha e, nel caso di Lega Pro, non potrà che ripetere il discorso del suo predecessore. Nel 1997 Paolo Fabiano Pagliuso si presentò in tv e garantì la pronta risalita della sua squadra di calcio.

La Serie B è una categoria da alimentare giorno dopo giorno pensando al futuro. E’ il paradiso delle provinciali, la porta da cui accedere al Giardino dell’Eden. Arrivarci è difficile, restarvi sarebbe semplice con un po’ di lungimiranza, ma per il Cosenza è diventata la scalata del K2. La Serie B si merita negli uffici del club, nei rapporti con la stampa e con il dovuto rispetto che si deve alla tifoseria. Che in fin dei conti è quella che paga il biglietto e gli abbonamenti a Dazn.

Senza dialogo e condivisione non c’è futuro, ci sarà sempre e solo improvvisazione. Anzi un “rischio ragionato”. Lo stesso che, nel caso di una malaugurata retrocessione, porterebbe il Cosenza in Serie C senza pesanti zavorre. Un punto a favore del patron – obietterebbe qualcuno -. Certo, peccato che a rimetterci sarebbero gli altri, come sempre.