domenica,Maggio 19 2024

A Mendicino arrivano i primi profughi ucraini: sono mamme, nonne e bambini. Il parroco: «Resteranno quanto vorranno»

Don Enzo Gabrieli ha aperto le porte della casa canonica di San Nicola per accogliere due famiglie arrivate stanotte nel paese alle porte di Cosenza: «Non potevamo che mettere a disposizione quello che abbiamo»

A Mendicino arrivano i primi profughi ucraini: sono mamme, nonne e bambini. Il parroco: «Resteranno quanto vorranno»

Sono arrivati ieri notte a Mendicino i primi profughi del conflitto in Ucraina. Si tratta di 10 persone in tutto, quattro adulti e sei bambini, che fanno parte di due nuclei familiari. Il parroco don Enzo Gabrieli ha aperto le porte della casa canonica di San Nicola e le sue braccia all’accoglienza di chi è fuggito per mettersi in salvo. Sono mamme e nonne e bambini, alcuni molto piccoli, mentre i papà sono rimasti in Ucraina. A Mendicino sono arrivati da Roma con un pullmino a 9 posti fornito da una parente.

«Li abbiamo accolti e sistemati nelle nostre stanze. Non potevamo che mettere a disposizione quello che abbiamo – spiega don Enzo Gabrieli –. Si tratta di due famiglie imparentate tra loro, quindi riescono a gestire insieme senza problemi le attività quotidiane come la cucina». Rimarranno ospiti della canonica fino a quando il conflitto non sarà terminato e potranno fare ritorno nel loro Paese, «o comunque fino a quando vorranno – dice il parroco –. Se si troveranno bene qui, potranno restare quanto vogliono».

Queste persone portano con sé un bagaglio di dolore e paure che neanche la fuga potrà sopire, di quotidianità distrutte da un giorno all’altro, di famiglie divise, di affetti lasciati sotto le bombe e gli spari di una guerra che, da qualunque lato la si guardi, è al pari di tutte le guerre una barbarie che sono i civili a pagare. I più piccoli, quelli che prima d’ora l’orrore non sapevano cosa fosse, più degli altri. Tutti alle prese con traumi che li segneranno a vita, che alcuni fanno più fatica ad affrontare. «Uno dei bambini, che ha 13 anni, non parla nemmeno. Sta seduto a tavola e non dice una parola», racconta don Enzo Gabrieli.

Sono i risvolti più drammatici di questa situazione, e quelli per i quali sarà più complicato dare una mano. Per il resto, la macchina dell’accoglienza si è messa in moto. E in questo diabolico intreccio di guerra e pandemia, le raccomandazioni e le norme anti-Covid diventano corollario dell’ospitalità. «Abbiamo provveduto a fare i tamponi a tutti – sottolinea il parroco –, poi visto che qui abbiamo anche il centro vaccini tra qualche giorno li porteremo lì per completare il ciclo in modo che non abbiano problemi con il green pass».

Dopo questi, potrebbero arrivare anche altri profughi e don Enzo Gabrieli e la sua parrocchia non chiudono le porte. «Abbiamo degli altri spazi in cui ospitare persone, se ce ne sarà necessità. Con l’aiuto della Caritas, e per quelle che sono le nostre possibilità, noi ci siamo, così come stanno facendo tante altre parrocchie cosentine, a conferma del loro cuore grande. Ognuno sta facendo quello che può».

Caritas e Protezione civile Madonna del Rosario hanno subito messo all’opera i propri volontari. Il resto lo farà la catena di solidarietà dei cittadini, a Mendicino e non solo, che si è già attivata sui territori attraverso raccolte di indumenti e beni di prima necessità. Sperando che i venti di guerra smettano presto di soffiare e che questa diventi l’ennesima – e purtroppo non senza strascichi drammatici – terribile pagina di storia mondiale.