venerdì,Marzo 29 2024

Franco Pino racconta la “sua” Cosenza. L’ex boss torna a deporre

Nuova udienza del processo Acheruntia, dove il pentito di 'Ndrangheta ha risposto alle domande del pm Pierpaolo Bruni

Franco Pino racconta la “sua” Cosenza. L’ex boss torna a deporre

Nuova udienza del processo Acheruntia, l’inchiesta antimafia della Dda dì Catanzaro, su una presunta associazione mafiosa ad Acri, riconducibile alla cosca “Lanzino” di Cosenza. La seduta processuale del 31 maggio 2022 vede la partecipazione in video conferenza dello storico collaboratore di giustizia Franco Pino, uno dei boss più temuti della ‘ndrangheta negli anni ‘80 e ‘90, non solo nel territorio cosentino.

Franco Pino, esaminato dal Pubblico ministero Pierpaolo Bruni, ha riferito circostanza pregresse sulla conoscenza diretta dell’imputato Angelo Gencarelli, ex consigliere Comunale di Acri, già condannato con il rito ordinario in un primo filone investigativo, il cui processo ora pende in appello.

Il pentito Franco Pino, sollecitato dalle domande del pm, ha detto che «ho iniziato a collaborare dal maggio del 1995, dopo aver fatto parte della ‘ndrangheta cosentina, denominata “Sena-Pino”. Conoscevo Giuseppe Perri di Acri, in quanto dopo aver lasciato il carcere gente vicino a me, praticamente avevano fatto amicizia con Perri, che si avvicinò al gruppo da me capeggiato. Che ne fatto parte a pieno titolo non lo posso dire, perché con me non ha commesso reati, ma da quanto mi dicevano era dedito a fare usura, che non era operata a livello organizzativo, ma solo a livello individuale. Sono episodi che mi riferivano Gianfranco Bruni e Massimo Brunetti». I soldi dell’usura, specifica Pino, non entravano nella “bacinella comune”.

Poi l’esame tocca la posizione di Angelo Gencarelli: «Era amico di Giuseppe Perri, faceva l’autista di pullman ed era di Acri. I due avevano un rapporto di amicizia, che ho appreso anche da loro, con i quali ho scambiato qualche parola. Molte volte si incontravano a Cosenza nella boutique dei fiori, attività da me gestita, ma non partecipavo alle loro conversazioni».

Nel controesame l’avvocato Antonio Quintieri, ha chiesto in quale periodo Franco Pino avesse lasciato il carcere, evidenziando la sua conoscenza con Angelo Gencarelli: «Era tra il 1987 e 1988. Ma non so altro rispetto a ciò che ho detto».

Le altre testimonianze

In esordio di udienza, la pubblica accusa ha sentito l’ingegnere Vincenzo Gatto, che ha riferito su una circostanza specifica che rigustava alcuni imputati: Adolfo D’Ambrosio, Angelo Cofone e Michele Trematerra. «Ho conosciuto D’Ambrosio circa 9 anni fa, quando ero stato incaricato da una società per uno studio di fattibilità per la realizzazione degli impianti di energia rinnovabile. D’Ambrosio mi fu presentato da Alessio Rovitti. D’Ambrosio era capofila di terreni riconducibili anche ad altre persone, ma non trovò i finanziamenti e la cosa è finita lì. Enzo La Greca era uno dei proprietari dei terreni così come Angelo Cofone». Poi in udienza il pm Bruni ha letto un’intercettazione con D’Ambrosio, nel corso della quale si parlava del fatto di investire della questione l’allora assessore regionale Michele Trematerra. «Non ho mai fatto campagna elettorale per lui, e si parlava di lui solo per accelerare la fase burocratica qualcosa la cosa fosse andata avanti». Circostanza confermata anche in sede di controesame agli avvocati Staiano e Calabrese, difensori del politico di Acri, con il quale il testimone ha escluso qualsiasi coinvolgimento di natura illecita.