martedì,Marzo 19 2024

Cosenza, storia del brigante e del generale che “fecero” l’Italia

La guerra fra Carmine Crocco ed Emilio Pallavicini sullo sfondo del processo di unità nazionale, se ne parla nel libro di Carmine Pinto presentato da AiParC

Cosenza, storia del brigante e del generale che “fecero” l’Italia

Dalla collaborazione fra la commissione Cultura del Comune di Cosenza e l’associazione AIParC Cosenza è nato un evento culturale che ha lasciato il segno nel mondo culturale cosentino e non solo: la presentazione del libro di Carmine Pinto “Il Brigante e il generale. La guerra di Carmine Crocco e Emilio Pallavicini di Priola” (ed. Laterza, 2022). L’evento si è svolto il 20 gennaio 2023 nella sala Quintieri del Ridotto del Rendano e alla sua realizzazione hanno collaborato il comitato provinciale Unuci (Istituto per la storia del Risorgimento italiano) e l’Icsaic (Istituto calabrese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea).

A dare lustro alla manifestazione la presenza dell’autore, ordinario di Storia contemporanea nell’università di Salerno e direttore dell’Istituto per la storia del Risorgimento di Roma. Pinto è uno degli studiosi più attenti del processo di unificazione nazionale e di quanto accadde nel Mezzogiorno d’Italia prima e dopo la caduta dei Borbone. Nel suo libro racconte le vicende che videro contrapposti negli anni del brigantaggio Carmine Crocco ed Emilio Pallavicini di Priola. Capo del brigantaggio filo-borbonico il primo; nobile genovese il secondo, generale dell’esercito sabaudo al quale venne affidato il compito di debellare il brigantaggio meridionale.

Ad aprire i lavori sono stati Domenico Frammartino, presidente della commissione Cultura e il presidente AIParC Tania Frisone, seguiti dagli interventi del generale Giovanni De Luca, presidente Unuci Cosenza, e del colonnello Francesco Ferrara, comandante del Primo Reggimento Bersaglieri di Cosenza, mentre il capogabinetto Giuseppe Di Martino ha portato i saluti del prefetto Vittoria Ciaramella.

A relazionare sul libro è stato invece il professor Giuseppe Ferraro, storico e saggista di fama, direttore dell’Istituto per la storia del Risorgimento italiano e dell’Istituto calabrese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea. Ferraro ritiene che l’opera di Pinto abbia dietro un progetto di strategia culturale, che, nel rispetto della verità storica, pur guardando al mondo accademico, si apre ad una discussione pubblica, coniugando rigore scientifico e divulgazione. Frutto di un lavoro di scavo archivistico, il libro, secondo il docente e storico, penetra diversi mondi. Due, in particolare, si confrontano e si scontrano: un passato con una società fondata sul privilegio e un presente che guarda verso una prospettiva nuova. Ci sono diverse guerre, quella al brigantaggio, quella politica e civile, ma tutto è visto in funzione della costruzione dello Stato nazionale, nella quale è coinvolto anche il Sud.

Molto interessante anche l’intervento dell’autore. Il suo libro, ha spiegato,  parte dall’idea che lo Stato debba coincidere con la nazionalità politica. L’idea di nazione ha trionfato. Ha costruito un mondo in cui Stato e comunità politica coincidono. Secondo l’autore il nazionalismo italiano è stato così potente fra gli anni quaranta e settanta dell’800 da distruggere un sistema statuale plurisecolare basato sui poteri papale, asburgico e borbonico e costruire una grande nazione, che ancora oggi è fra le dieci potenze economiche mondiali. 

Il brigantaggio è stato, a suo avviso, un fenomeno irrilevante rispetto ai grandi eventi che consentirono la formazione dello Stato unitario, eppure i due protagonisti del libro sono la dimostrazione di come in momenti cruciali della storia, quando avviene una frattura nella società, ci si trova a svolgere un ruolo politico, pur non essendo politici. Vivono una serie di esperienze che fanno in modo che le loro vite diventino politiche. Crocco e Pallavicini di Priola, al di là delle loro storie individuali, interpretano il passaggio dall’epoca degli Stati “divini” allo Stato nazionale, facendo la loro parte nella scomparsa di una società. Due uomini che diventano soggetti politici.

Apprezzati gli interventi musicali di Ferdinando Autiero, che ha eseguito brani della tradizione popolare contadina della nostra terra, suscitando nel pubblico intense emozioni.

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