“Testa di Serpente”, ridotte le pene a Porcaro, Drago, D’Elia e Turboli
Gli imputati, nel processo di secondo grado, hanno scelto la strada del "concordato". Ecco il dispositivo finale
Non ci sarà il terzo grado di giudizio nel processo “Testa di Serpente“, rito abbreviato, visto che gli imputati, davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro, hanno concordato la pena con la procura generale di Catanzaro. Un patteggiamento arrivato quindi al secondo grado di giudizio rispetto alle contestazioni formulate dalla Dda di Catanzaro nei confronti di Roberto Porcaro, ritenuto dagli inquirenti uno degli esponenti di vertice della presunta confederazione mafiosa cosentina e “braccio destro” del boss Francesco Patitucci, Carlo Drago, Andrea D’Elia e del pentito di ‘ndrangheta Danilo Turboli.
All’esito del processo d’appello, il collegio giudicante (presieduto dal presidente Maria Rosaria di Girolamo; consiglieri Giovanna Mastroianni e Assunta Maiore) ha rideterminato la pena a 2 anni e 6 mesi ad Andrea D’Elia (difeso dall’avvocato Cristian Bilotta) a 4 anni, 5 mesi e 10 giorni a Carlo Drago (difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Francesco Santelli), a 6 anni, 5 mesi e 25 giorni a Roberto Porcaro (difeso dall’avvocato Luca Acciardi) e infine a 4 anni, 11 mesi e 10 giorni al collaboratore di giustizia Danilo Turboli. “Testa di Serpente” è un’indagine che riguarda il presunto gruppo Porcaro, dedito alle estorsioni e all’usura, e quello degli Abbruzzese “Banana” finalizzato al traffico di stupefacenti e al possesso abusivo di armi.