giovedì,Maggio 16 2024

Cosenza, le confessioni di uno dei presunti narcotrafficanti nigeriani

La Dda di Catanzaro ha arricchito le indagini inserendo nelle carte anche le dichiarazioni auto ed etero accusatorie di uno degli indagati

Cosenza, le confessioni di uno dei presunti narcotrafficanti nigeriani

Sono 321 i capi d’accusa contestati a vario titolo ai 19 indagati finiti nell’inchiesta della Dda di Catanzaro contro il narcotraffico. A differenza delle altre indagini in questo caso parliamo di un’attività investigativa che ha fatto luce su una presunta associazione dedita al narcotraffico coordinata da un gruppo di soggetti nigeriani. Ma anche in tale sodalizio ci sono state delle crepe. Ed infatti, dalle carte, emerge come l’operazione antidroga sia stata arricchita dalle dichiarazioni auto ed etero accusatorie rese dall’indagato Ibrehim Yakubu. Tre i verbali in possesso della Dda di Catanzaro, tutti richiamati nell’ordinanza cautelare firmata dal gip distrettuale.

Leggi anche ⬇️

Yakubu ha ammesso di far parte di un gruppo di spacciatori di origine straniera, capeggiato da un nigeriano di nome Kingsley Obinna Nwigwe. L’indagato inoltre ha spiegato che la presunta associazione a delinquere gestiva le piazze di spaccio dell’autostazione di Cosenza e della vicina “villa Giulia“. Yakubu ha altresì riferito il nome della persona che permetteva ai nigeriani di Cosenza di rifornirsi di hashish e marijuana. Si tratta di Michael Emeca Okere, un soggetto operante nel territorio di Rosarno, collegato ad altri personaggi dimoranti a Roma.

Dalle indagini, grazie anche alle propalazioni di Yakubu, è emerso che l’approvviggionamento delle sostanze stupefacenti avveniva tramite “corrieri” individuati dal presunto capo dell’organizzazione, Kingsley Obinna Nwigwe. Vale a dire Ibrehim Yakubu, Mame Mor Fall, Azare Barry, Jibril Abdallah e Omon Jonah. Senza dimenticare Michael Emeca Okere.

Leggi anche ⬇️

I carabinieri, tra le altre cose, hanno accertato che lo stupefacente, una volta giunto a Cosenza, veniva poi portato a casa del presunto boss per essere suddiviso, confezionato e, infine, consegnato ai pusher dell’organizzazione in vista della successiva distribuzione. Per il gip di Catanzaro, infine, le confessioni di Yakubu «sono state puntualmente riscontrate dalle complessive investigazioni svolte e, in particolare, dalle conversazioni oggetto di captazione».

Articoli correlati