domenica,Maggio 19 2024

Rende, il bambino lasciato da solo in classe ha una nuova scuola: ma com’è triste quell’aula vuota!

La storia di Francesco ha commosso, indignato e fatto riflettere. Vittima inconsapevole della cattiveria degli adulti, che lo hanno considerato soltanto un ostacolo da rimuovere. Questi genitori si sono chiesti quale insegnamento avrebbero dato ai propri figli?

Rende, il bambino lasciato da solo in classe ha una nuova scuola: ma com’è triste quell’aula vuota!

Francesco ha le ali ai piedi. Vola leggero tra i banchi, mentre il suo sguardo cade su zaini buttati a terra, astucci colorati e quaderni con i righi troppo stretti per farci stare dentro tutto il talento che ha ricevuto in dono. La scienza quelli come lui li chiama bambini gifted (plusdotati), ma Francesco non lo sa. E continua a volare. «Mio figlio è iperattivo e questo gli impedisce di stare seduto al banco troppo a lungo, come invece fanno gli altri compagni».

La prima e la seconda elementare trascorrono senza (troppi) intoppi. Francesco compie otto anni, indossa il fiocco rosso e inizia il nuovo anno scolastico dentro a un magazzino senza finestre, dove il mondo non riesce a entrare. Gli insegnanti sono stanchi di sopportare e si convincono che sia arrivato il momento di tarpargli le ali. «Non è più possibile andare avanti così. Il bambino disturba gli altri compagni e ha bisogno di un docente di sostegno».

Un giorno Francesco torna a casa, porge la mano e dice: «Picchiami mamma, perché stamattina a scuola non sono stato seduto al banco e ho fatto il cattivo». È il primo campanello d’allarme. La situazione precipita quando il bambino trafigge il cuore di sua madre con una domanda: «Che significa ritardato? Stamattina a scuola un compagno mi ha detto che corro come un ritardato». Lei sente il sangue diventarle gelo nelle vene, fa un respiro profondo e racconta una bugia. Un attimo dopo ha già deciso.

«Mamma in questa nuova classe c’è una grande finestra». Il calendario segna sabato 18 novembre. Non è ancora il tempo dell’addio: Francesco rimane nella stessa scuola, ma cambia plesso e sezione. «Benvenuto», dicono in coro i compagni, dalla prima all’ultima fila. «Benvenuto», esclamano i suoi nuovi insegnanti. Tutti tranne una, che chiama in disparte la mamma di Francesco e tenta di instillare in lei il tarlo del dubbio: «Nella classe precedente, l’alunno era seguito dai migliori docenti di quest’istituto. Se non sono riusciti loro a gestire le sue corse afinalistiche, come potremo farcela noi?»

«Mio figlio ha diritto a una nuova possibilità». La mamma di Francesco non si lascia trovare impreparata e respinge con fermezza il consiglio di fare un passo indietro. Un ordine di servizio della dirigente scolastica dispone che l’insegnante “dissidente” presti servizio in una classe diversa da quella frequentata da un alunno che lei considera altamente problematico.

Francesco si adatta presto alle novità: toglie dalla scrivania i vecchi libri, impara a memoria il nuovo calendario delle lezioni attaccato sullo sportello del frigorifero di casa, poi guarda la mamma e le dice: «L’altro giorno quando sono arrivato in classe i compagni sono stati tanto gentili con me, e per ringraziarli ho deciso di preparare un disegno per ognuno di loro». Lei dice di sì con un cenno della testa, prende posto vicino a lui e lo aiuta a riempire con i colori gli ultimi spazi rimasti bianchi.

Francesco conserva i disegni nello zaino, s’infila sotto le coperte e si lascia cullare dalla voce dolce della mamma: «Presto arriverà il mattino. Buonanotte, mio tesoro. Sogni belli, sogni d’oro». Lontano dai suoi occhi che si fanno pesanti, adulti codardi si trasformano in leoni da tastiera e si preparano a pugnalare alle spalle un bambino che dorme beato.

La mattina seguente, Francesco si libera in fretta del cappotto, apre lo zaino e sistema i disegni sul banco. Per ingannare l’attesa, li controlla uno a uno. Che strano, pensa tra sé e sé, la campanella è già suonata da un pezzo, ma in classe ancora non si vede nessuno. Pochi metri più in là, acceso il computer, la dirigente visualizza la mail ricevuta la sera prima, sgrana gli occhi e fatica a credere a quello che legge: la presenza di Francesco in aula non è gradita e i genitori dei suoi compagni di classe hanno deciso all’unanimità che quella mattina, per protesta, non manderanno i propri figli a scuola.

La maestra di italiano si precipita in aula e Francesco scopre di essere fortunato perché, non si sa come, è riuscito a scampare a quell’influenza improvvisa che invece costringe a letto tutto il resto della classe. Questa è soltanto una bugia a fin di bene, mentre la verità corre sul filo del telefono. «La dirigente mi ha subito informata dell’accaduto e io mi sono precipitata da mio figlio».

Da quel maledetto giorno, Francesco ha una paura folle di rimanere da solo: «Mamma, se vado a scuola e non trovo i miei compagni, ti posso telefonare?» Lei lo rassicura e un pensiero non sembra darle tregua: «Come può un gruppo di persone attentare in questo modo alla serenità di un bambino?»

Stamattina Francesco s’è alzato di buon’ora. Dopo qualche giorno di vacanza, ha rimesso il grembiule col fiocco rosso e s’è caricato lo zaino in spalle. «Sai – gli ha detto sua mamma per giustificare l’ennesimo trasferimento – in questa scuola c’è pure la mensa». Lui le ha creduto ed è andato felice incontro ai suoi nuovi compagni di classe.

Con il collega Salvatore Bruno, cui va il merito di avere scovato una storia che ha oltrepassato i confini della Calabria, abbiamo deciso di non divulgare il nome dell’istituto scolastico da dove tutto è iniziato: tutelare un minore significa anche non renderlo riconoscibile in alcun modo. Oggi ci avrebbe fatto piacere svelare ai nostri lettori qual è la scuola che, con generosità e spirito di inclusione, ha deciso di aprire le proprie porte al piccolo Francesco. Ma, ancora una volta, il diritto alla riservatezza di un minore ha prevalso sul resto.

Il nostro racconto finisce qui: crediamo sia arrivato il momento di spegnere le luci e torneremo sulla vicenda soltanto se sarà strettamente necessario. A Francesco – di cui naturalmente conosciamo il vero nome – auguriamo di continuare a correre libero, dai pregiudizi e dalla cattiveria dei grandi. Conoscerti è stato un onore.