domenica,Maggio 19 2024

Suicidio in carcere, Cosenza aderisce all’iniziativa voluta dai Garanti dei detenuti | VIDEO

La presidente del foro bruzio Ornella Nucci: «Emergenza gravissima». Il presidente della Camera penale Roberto Le Pera: «Amnistia o indulto non più rinviabili»

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È un bollettino di morte quello di cui si è dato lettura davanti l’ingresso del tribunale di Cosenza, per iniziativa del Garante regionale dei detenuti della Calabria, Luca Muglia, dell’ordine degli avvocati, presieduto da Ornella Nucci, e dalla locale sezione della Camera Penale presieduta da Roberto Le Pera. Nell’ambito dell’iniziativa nazionale, indetta dalla Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale, a distanza di un mese dall’appello del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, anche nel capoluogo bruzio si è data lettura dei nomi dei 31 detenuti che dall’inizio dell’anno si sono tolti la vita all’interno delle carceri italiane. Una strage.

Luca Muglia inoltre, ha ricordato pure i nomi dei quattro agenti di polizia penitenziaria anch’essi morti per suicidio in questo primo scorcio del 2024, uno dei quali impiegato nella casa circondariale del capoluogo bruzio. «Una scia di sangue alla quale non si riesce a trovare rimedio – ha affermato il garante regionale della Calabria – riconducibile a diversi elementi critici: patologie psichiatriche, sovraffollamento, carenza di organici. Tutte circostanze che incidono fortemente sul dilagare del fenomeno».

Muglia ha poi osservato come le tragedie riguardino «soggetti durante i primi sei mesi di detenzione, spesso una prima detenzione. Oppure persone vicine all’espiazione della pena, che scelgono la strada del suicidio poche settimane prima di essere rilasciate. Testimonianza di un disagio diffuso tra coloro che all’esterno degli istituti penitenziari non intravedono l’opportunità di rifarsi una vita, né uno spiraglio di reinserimento sociale». La manifestazione è poi proseguita nella Biblioteca Arnoni dell’ordine degli avvocati di Cosenza. 32 mila le persone detenute con una pena residua inferiore ai cinque anni, nella maggior parte dei casi inferiore anche ai due anni e quindi candidabili al beneficio delle misure alternative.

La presidente del foro bruzio Ornella Nucci ha ribadito come il ruolo dell’avvocatura è quello di «mettere un argine e richiamare tutti i poteri legislativi ad attenzionare la problematica. Noi dobbiamo essere le sentinelle sul territorio e fungere da pungolo per le forze politiche. Mi pare però – ha sottolineato – che all’interno delle istituzioni le riforme che si intendono adottare intervengono tutte a valle del fenomeno e non a monte, quindi senza incidere sull’organizzazione del sistema carcerario.

Forse ancora non tutti hanno piena consapevolezza del fatto che ci troviamo di fronte ad una emergenza dai contorni gravissimi. Ed in questo contesto l’unica cosa seria è quella di varare un provvedimento di amnistia ed indulto». Sulla stessa linea il presidente della Camera Penale di Cosenza Roberto Le Pera: «Questa è una lotta per i diritti costituzionali delle persone. La detenzione in queste condizioni è incostituzionale, diventa una condanna alla pena di morte.

Lo Stato deve prendere consapevolezza di aver fallito nell’applicazione dei principi dettati dal terzo comma dell’articolo 27 che testualmente recita “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Il segno della resa non può essere che l’amnistia o l’indulto. Provvedimenti non più rinviabili che non equivalgono a dare una patente di legalità alla illegalità. In queste condizioni applicare l’amnistia e l’indulto significa applicare i principi dello Stato di diritto». Altre manifestazioni si sono contestualmente svolte nelle città di Catanzaro, Crotone, Palmi e Reggio Calabria, a cura dei Garanti comunali, provinciali e metropolitani.