lunedì,Giugno 17 2024

Cosenza dopo “Reset”, la Dda: «Il nuovo capo è Gianfranco Sganga»

Gli investigatori ritengono abbia sfruttato il vuoto di potere creatosi nell'ultimo biennio per esercitare «un ruolo di predominio»

Cosenza dopo “Reset”, la Dda: «Il nuovo capo è Gianfranco Sganga»

Come sono cambiati gli assetti dei clan cittadini a seguito dell’operazione “Reset”? E quali aspiranti boss hanno rimpiazzato i vecchi capi finiti dietro le sbarre? Due domande a cui la Dda di Catanzaro ritiene di aver associato le relative risposte. Tra le macerie lasciate dalla maxiretata del 1° settembre 2022, sarebbe rimasto in piedi un solo uomo: Gianfranco Sganga. È un dato investigativo che emerge da “Recovery” – l’ultima inchiesta antidroga in cui è coinvolto anche lui – e che gli inquirenti propongono con tono di certezza. In tal senso, il «ruolo di predominio» assunto da Sganga in città e nell’hinterland, il «riconoscimento» della sua figura quale «punto di riferimento per la criminalità organizzata», sono giudicati diretta conseguenza del vuoto di potere venutosi a creare due anni addietro.

Sarebbe stata proprio quell’ondata di arresti, insomma, a proiettare ai vertici del Sistema quello che fino ad allora era considerato solo come «uno dei personaggi più in vista del panorama delinquenziale cosentino». Gli investigatori ritengono di aver ricostruito le tappe della sua scalata attraverso una serie di intercettazioni che, a loro avviso, documentano il salto di qualità da lui compiuto nell’ultimo biennio. In questo lasso di tempo, infatti, Sganga avrebbe serrato le fila del suo «già nutrito gruppo di sodali» con l’obiettivo di imporsi in modo definitivo sulla scena del narcotraffico. Il suo progetto di espansione, però, sarebbe passato anche dalla ricerca di nuovi fornitori e di canali di approvvigionamento della droga.

Per centrare questo risultato, si sarebbe affidato a Giuseppe “Geppino” Bartolomeo, sessantasettenne già coinvolto in passato in altre operazioni antimafia e uomo in possesso di una rubrica telefonica di prim’ordine.  Si evince da alcune intercettazioni ambientali che lo riguardano. A dicembre del 2023, lui e un altro indagato, Giuliano Caruso, si recano nel Reggino e nel giro di mezza giornata, Bartolomeo contatta una persona ritenuta in quota al clan Crea di Rizziconi, un esponente della malavita di Ardore e un altro della locale di ‘ndrangheta di Cinquefrondi. Tutti in un colpo solo. Cerca di fissare appuntamenti con tutti i suoi interlocutori e l’ipotesi della Dda è che la finalità di quella trasferta fosse proprio la ricerca di un broker della droga con cui stringere accordi a nome e per conto di Sganga.

Un sospetto che sembra decollare grazie a una conversazione captata nella loro auto durante il viaggio di ritorno. «Questo prezzo che ci hanno dato, non lo danno a nessuno» spiega Bartolomeo all’altro passeggero. E secondo i carabinieri in ascolto, stanno commentando l’affare appena definito con un esponente della cosca Alvaro. Per l’acquisto della partita, verosimilmente di «fumo», hanno concordato un buon prezzo e dal dialogo emerge come per loro non sia solo un fatto di convenienza economica. C’entra pure il prestigio personale, che Sganga vorrebbe accrescere richiedendo carichi non inferiori, per quantità, a quelli richiesti dagli altri boss. Un prezzo conveniente serve pure a questo.

Un’altra missione il duo la esegue alcuni giorni dopo a Cariati, dove incontra un riferimento locale della cosca Farao-Marincola di Cirò. Agli atti non risultano registrazioni di quel colloquio, ma solo i commenti «soddisfatti» dei cosentini sulla strada del ritorno. La caccia al fornitore di droga, però, non si sarebbe limitata solo alla Calabria. In un’altra intercettazione fa capolino un misterioso uomo dall’accento italo-tedesco e con lui Bartolomeo discute di un carico di droga che balla tra Cosenza e Milano. Geppino tenta di convincerlo a optare per la prima soluzione poiché dopo «i duecento arresti di “Reset” la città è scoperta» e poi perché nel capoluogo lombardo avrebbe necessità di «fare la piazza», andare «a cercare la gente», mentre «a Cosenza io li conosco, capito? Vado sul sicuro».