“LAQUEO” | Modesto: «Le accuse di Calabrese? E’ una vendetta». Spuntano nuovi particolari

Il calciatore, indagato per usura aggravata dal metodo mafioso, si difende e spiega perché il pentito lo avrebbe tirato in mezzo. Intanto il collaboratore di giustizia riferisce le sue sensazioni alla Dda anche per la sparatoria avvenuta il 17 dicembre 2015 ai danni di un locale commerciale gestito dai suoi familiari. 

Francesco Modesto nella giornata di ieri si è sottoposto all’interrogatorio di garanzia davanti al gip del tribunale di Cosenza che per rogatoria ha posto le domande all’indagato. Il calciatore con un passato in serie A, assistito dagli avvocati Angelo Pugliese del foro di Cosenza e Leo Sulla del foro di Crotone ha risposte al giudice, affermando che le accuse rivolte suo carico dal pentito Roberto Violetta Calabrese sono una vendetta nei suoi confronti visto che negli anni scorsi «ho sporto più denunce contro di lui». Lo riporta oggi il Quotidiano del Sud che aggiunge altri particolari dell’inchiesta “Laqueo” collegati direttamente a un’intimidazione avvenuta il 17 dicembre 2015 sempre ai danni dei familiari del collaboratore di giustizia. Calabrese, avendo appreso l’accaduto, riferisce più che notizie in suo possesso le sue sensazioni di chi possa aver potuto sparare o aver deciso di colpire nuovamente i suoi più stretti parenti. Quegli otto colpi di pistola, Calabrese li riconduce al fatto che qualche mese prima in un’udienza «rispondendo in videoconferenza alle domande del dottor Bruni, avevo ribadito che le usure consumate da Mimmo Castiglia erano finanziate dal di lui genero Francesco Modesto». Il pentito quindi è convinto che la frase che sarebbe stata pronunciata da ignoti verso i familiari «”digli di non parlare più di Modesto”» sia legata alle sue dichiarazioni. Un episodio – qualora venisse confermato dalle indagini – che aprirebbe nuovi scenari nel mondo investigativo e della criminalità organizzata. Come ricorda il Quotidiano del Sud infatti sarebbe la prima intimidazione nei confronti di familiari legati a collaboratori di giustizia visto che finora nessuno aveva mai “toccato” i parenti dei pentiti. In riferimento alla sparatoria, Calabrese dice: «Mi hanno raccontato che nei giorni successivi alla festa dell’Immacolata, Mimmo Castiglia è stato notato più volte stazionare, senza motivo alcuno, nei pressi dell’esercizio commerciale». Il pentito poi ribadisce di essere convinto, ma la convinzione ai fini investigativi vale quasi nulla. «Sono convinto del fatto che Castiglia sta facendo di tutto per indurmi a non accusare il genero».

L’altra intimidazione invece è contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Distrettuale di Catanzaro Carlo Saverio Ferraro, colui il quale ha vergato gli arresti di Principe, di altri politici rendesi e di alcuni esponenti del clan “Lanzino” di Cosenza tra cui lo stesso Francesco Patitucci. Il tentato omicidio – secondo gli inquirenti – sarebbe stato commesso da Mario Mandoliti, il quale sarebbe stato visto qualche attimo prima dal fratello di Roberto Violetta Calabrese girare con una Ford Kuga nei pressi del Centro benessere di cui è titolare.

Tornando alla posizione di Francesco Modesto, come abbiamo riportato due giorni fa, il suocero Luisiano Castiglia in un’udienza del processo sulla morte di Carmine Pezzulli accusò il pentito Calabrese «di fare ancora l’usuraio», tanto che la Dda scoprì che stava minacciando una persona alla quale chiedeva con metodi non ortodossi il pagamento di un credito. Lo stesso Castiglia all’interno dell’istruttoria dibattimentale disse che Modesto sarebbe stato truffato per 700mila euro a causa di un investimento proposto da Calabrese nell’ambito di un progetto edile. A ciò aggiungiamo una dichiarazione dell’imprenditore edile che avrebbe eseguiti i lavori a casa del calciatore a parziale estinzione del prestito con tassi usurai applicato nei suoi confronti, quando la stessa vittima dice che «allo stesso modo ho eseguito una serie di lavori per Mimmo Castiglia, per conto del quale ho ristrutturato la lavanderia sita in Cosenza alla contrada Gregari, ho costruito un corpo aggiunto alla medesima, ho costruito una mansarda, ho ristrutturato un appartamento ove sarebbe andato ad abitare Francesco Modesto, genero di Mimmo Castiglia. Preciso che le disposizioni in relazione ai lavori mi sono state impartite da Mimmo Castiglia» e «solo in un’occasione ho visto Francesco Modesto col quale non ho mai parlato». In pratica la vittima afferma di non aver colloquiato con il suo presunto usuraio che dal suo conto, tramite la procura di suo cognato, avrebbe prelevato la somma di 30mila euro per prestarli applicando tassi usurai alla persona offesa in questione. Qualcosa non quadra, insomma.

Accuse e difese che arricchiscono un quadro indiziario che tra meno di un mese dovrà superare lo scoglio del tribunale del Riesame al quale si rivolgeranno i difensori degli indagati. Alcuni si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, vedi Mario Mandoliti, mentre Massimo Brunetti ha rilasciato dichiarazioni spontanee relativamente al fatto di conoscere effettivamente l’imprenditore ma di non aver mai stretto rapporti usurai con lo stesso. (a. a.)

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