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‘Ndrangheta e massoneria “deviata”, «il trait d’union era Giancarlo Pittelli»

L’avvocato Giancarlo Pittelli, ex deputato, era il «trait d’union tra la ‘ndrangheta e la massoneria “deviata”». A riferirlo sono i collaboratori di giustizia, sentiti dalla Dda di Catanzaro nell’operazione “Rinascita-Scott”, che ieri ha portato all’arresto di 334 persone. L’avvocato Pittelli è indicato dal pentito Andrea Mantella come uno dei massoni più influenti in Calabria, capace

‘Ndrangheta e massoneria “deviata”, «il trait d’union era Giancarlo Pittelli»

L’avvocato Giancarlo Pittelli, ex deputato, era il «trait d’union tra la ‘ndrangheta e la massoneria “deviata”». A riferirlo sono i collaboratori di giustizia, sentiti dalla Dda di Catanzaro nell’operazione “Rinascita-Scott”, che ieri ha portato all’arresto di 334 persone. L’avvocato Pittelli è indicato dal pentito Andrea Mantella come uno dei massoni più influenti in Calabria, capace – a suo dire – di stravolgere processi. Accuse pesanti che solo il tempo dirà se sono verità processuali o solo calunnie.

A corroborare la tesi accusatoria ci sono anche le investigazioni dei magistrati antimafia che hanno acquisito un notevole materiale probatorio nei confronti di Giancarlo Pittelli, ritenuto organico alla cosca Mancuso di Limbadi. Alcune intercettazioni sono abbastanza eloquenti, sopratutto quelle che trattano la vendita di un grande villaggio turistico a Nicotera Marina.

Le accuse a Giancarlo Pittelli

Il boss di Limbadi Luigi Mancuso – oltre ad essere uno dei capi più temuti e importanti del panorama mafioso italiano – avrebbe intrattenuto rapporti con apparati dello Stato e, come si vedrà, con l’avvocato Giancarlo Pittelli. Un legame finalizzato alla «risoluzione dei problemi dell’organizzazione». Pittelli – che oggi davanti al gip distrettuale di Catanzaro si è avvalso della facoltà di non rispondere – fa parte della massoneria. Conoscenze che avrebbe messo a disposizione dei Mancuso, avviando relazioni “pericolose” anche con un colonnello dei carabinieri, ex comandante provinciale di Catanzaro. Parliamo di Giorgio Naselli, accusato di rivelazione del segreto istruttorio. Pittelli, secondo i magistrati antimafia, assumeva tre ruoli: politico, professionista e faccendiere. 

L’avvocato temeva di essere intercettato

Il noto avvocato di Catanzaro, passato nel 2017 con Fratelli d’Italia, temeva di essere pedinato e intercettato. La conferma arriva da una conversazione a tre con Salvatore e Giovanni Giamborino che rivelano il ritrovamento di una microspia su un’auto che utilizzavano per spostarsi. Pittelli, inoltre, apprende del pentimento di Andrea Mantella e sembra andare quasi in paranoia. «Questo spacca parecchie persone Giovà … ma mi hanno detto che era uno violentissimo questo …».

Giamborino è a conoscenza che l’ex boss vibonese ha vuotato il sacco su tanti fatti e Pittelli ribadisce che «ne incollano parecchi secondo me», riferendosi a possibili arresti. La “fuga di notizie”, di cui parlava Gratteri, fa forse riferimento a questa frase di Giamborino: «si… si… ma assai… ah saro … quattrocento persone… chi me l’ha detto … mi ha detto che ci sono imprenditori… cominciano a sequestrargli tutte le cose… ehm… avvocati... mi hanno detto che pure avvocati… medici… ehm… di tutto e di più ce n’è… la verità…». 

Pittelli in una loggia «coperta»

Il pentito ai magistrati di Catanzaro riferisce che «nel 2002 quando sono uscito dal carcere in semilibertà, ho incontrato Saverio Razionale, che era mio compare di cresima avendomi cresimato presso il carcere di Paola; lui mi dava spesso dei consigli anche per questi rapporti che avevamo; mi consigliava, ad esempio, di non accettare inviti dai Mancuso per evitare la lupara bianca; in un’occasione mi ha anche fatto nominare e pagato l’avvocato Giancarlo Pittelli per ottenere un permesso premio».

«So per certo che l’avvocato Pittelli e un massone che si prestava a fare favori ai suoi assistiti e a soggetti diversi, anche se non erano stati nominati; questo me lo disse Saverio Razionale quando mi disse che l’avvocato Pittelli era un “amico” e lo definiva “uno dei nostri”; io lo sapevo già prima che me lo dicesse Razionale e su ciò non ho dubbi, anche se non so se lo faccia ancora». Nel 2016, invece, il collaboratore di giustizia Cosimo Virgilio dice che «l’avvocato Pittelli aveva una doppia appartenenza, una “pulita” con il GOI del distretto catanzerese e poi una Loggia coperta “sussurrata”; lui aveva rapporti con quelli della Loggia di Petrolo di Vibo». Amicizie che, secondo il pentito, Pittelli coltivava con magistrati, giudici, politici e altri professionisti, inseriti in logge massoniche “deviate”.

L’affare “Valtur” di Nicotera Marina

Pittelli, secondo quanto emerge dalle indagini, ottiene il via libera per vendere il villaggio “Valtur” di Nicotera Marina. Un affare da tanti milioni di euro. Operazione che doveva avere, secondo il legale, il placet di Luigi Mancuso. E lo dice apertamente in un’intercettazione captata dal Ros dei carabinieri: «Non è una cosa così semplice… a Nicotera Marina. Questa storia qui la puoi vendere se ha un placet, altrimenti non la puoi vendere. Se hai l’autorizzazione a venderla… Nicotera Marina è… risponde… in con questo …. a Mancuso Luigi… dico: “possiamo?”… “altrimenti là…”».

I carabinieri, però, scrivono che «nonostante fosse quasi concluso l’affare, esso non andava in porto perché l’avvocato aveva proposto in vendita al Mancuso il villaggio a tre-quattro milioni di euro, quando invece la Prelios sarebbe stata disposta ad accettare offerte di importo inferiore, come d’altro canto era avvenuto. I Mancuso, infatti, avevano appreso che alla società era stata avanzata una proposta irrevocabile di acquisto per due milioni di curo e che tale proposta era stata accettata dalla Prelios, negli stessi giorni in cui si intessevano le trattative di Pittelli e Mancuso. In realtà, dall’esame delle conversazioni intercettate e sopra riportate, Pittelli era già ben consapevole della disponibilità di Prelios di svendere il villaggio, ma era animato dal doppio fine di lucrare, ulteriormente, sulla vendita, come dichiarato a Bellini e a Sacchi».

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