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Così è nata l’inchiesta sul depuratore comunale di Bisignano

L’inchiesta sul depuratore comunale di Bisignano nasce nel 2018, quando gli investigatori hanno deciso di effettuare i campionamenti delle acque del fiume Mucone, operando i prelievi in tre punti diversi del fiume: nei pressi dello scarico del depuratore comunale, dieci metri a monte del punto di scarico e dieci metri a valle dello stesso. Campioni

Così è nata l’inchiesta sul depuratore comunale di Bisignano

L’inchiesta sul depuratore comunale di Bisignano nasce nel 2018, quando gli investigatori hanno deciso di effettuare i campionamenti delle acque del fiume Mucone, operando i prelievi in tre punti diversi del fiume: nei pressi dello scarico del depuratore comunale, dieci metri a monte del punto di scarico e dieci metri a valle dello stesso. Campioni prelevati e analizzati poi dall’Arpacal di Cosenza che hanno allarmato tutti, a cominciare dall’amministrazione comunale di Bisignano. L’Ente infatti si è insospettito quando i valori non erano conformi ai limiti imposti dalla legge, soprattutto perché la Consuleco Srl dei Morise, nei periodi febbraio 2018-2019, non ha mai comunicato al comune di Bisignano e alla provincia di Cosenza il malfunzionamento dell’impianto di depurazione dovuto all’immissione di inquinanti di origine industriale.

Al contrario – fa notare il gip Piero Santese nell’ordinanza di custodia cautelare – la polizia giudiziaria ha riscontrato il normale funzionamento del depuratore comunale di Bisignano, pur avendo registrato, qualche ora prima del 30 giugno 2018, un massiccio inquinamento di origine industriale del fiume Mucone.

Poche settimane fa, inoltre, il Nucleo Investigativo dei carabinieri forestale di Cosenza ha compiuto un ennesimo sopralluogo. Parliamo del 31 gennaio 2020, giorno in cui «il già granitico quadro indiziario rappresentato dagli esiti dei prelievi si è arricchito di un ulteriore e decisivo tassello». Infatti, poco dopo mezzanotte i militari hanno notato che, già a notevole distanza, si avvertiva un odore nauseabondo dalla direzione dello scarico del depuratore e, arrivati nel punto in cui la condotta versa il refluo proveniente dal depuratore comunale di Bisignano nel fiume, il cattivo odore, verosimilmente di origine chimica, diventava molto forte.

Così i carabinieri forestale di Cosenza hanno segnalato che le esalazioni provenienti dallo scarico erano visibili a occhio, in considerazione del vapore che rilasciavano, causando prurito e bruciore alla gola e agli occhi. 

Depuratore comunale di Bisignano, il blitz notturno

I fatti sopra narrati spingono gli investigatori ad eseguire un sopralluogo con un decreto di ispezione dei luoghi, mostrato a Vincenzo e Nicodemo Morise, rappresentati intorno alle 2.15 di notte dagli avvocati Luca Acciardi e Paolo Greco. In questa circostanza, la polizia giudiziaria si accorge come tra il pozzetto fiscale e il pozzetto esterno vi fosse un ulteriore apporto di refluo. 

Succede intorno alle sei del mattino che i carabinieri forestale di Cosenza scoprono un by pass. In parole povere, gli indagati sversavano parte dei rifiuti speciali in una condotta dell’impianto che portava direttamente alla tubazione dello scarico, «“intercettandola” tra il pozzetto interno e quello esterno del depuratore comunale di Bisignano, così da evitare completamente la linea di trattamento e di depurazione» scrive il gip Piero Santese.

Le accuse ai Morise

Uno dei tecnici che ha lavorato per controllare le attività della Consuleco Srl, Vincenzo Malomo afferma che «sin dall’inizio della mia attività presso il depuratore comunale di Bisignano ho avuto la sensazione che Morise fosse particolarmente infastidito dalla presenza sul sito mia e dei miei dipendenti. Posso inoltre riferire che il vice sindaco facenti funzioni dell’epoca e altri amministratori e tecnici comunali, anche stimolati da continue lamentele dei cittadini dimoranti nella zona, hanno avanzato dubbi sull’effettiva esecuzione delle attività di trattamento e depurazione dei rifiuti conferiti presso la Consuleco». 

Malomo ricorda agli investigatori che in uno dei sopralluoghi effettuati, «ho fatto presente ai partecipanti che sarebbe stato necessario introdurre un liquido tracciante onde osservarne a valle, in particolare al punto di scarico prospiciente il fiume Mucone, l’eventuale fuoriuscita, allo scopo chiaramente di verificare il probabile scarico occulto non censito e pertanto illecito». 

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