martedì,Maggio 21 2024

LA RIFLESSIONE | “Arduzzu” è tutti noi. E tanti, tanti altri…

A Cosenza Aldo è conosciuto da chiunque, per troppi è un freak da piccola città bastardo posto. Dopo aver reagito all'ennesima provocazione ripresa in video, è stato scaraventato a terra con uno spintone. Si sarà irritato di chi pensa che non abbia il sacrosanto diritto a starsene in pace a far nulla di male

LA RIFLESSIONE | “Arduzzu” è tutti noi. E tanti, tanti altri…

Aldo è un signore smilzo, a volte di precaria andatura, ma di una simpatia contagiosa, capace di catturare un umore collettivo con la grazia che, ci è stato insegnato da chi cantava canzoni, possono avere soltanto le anime salve.

A volte scorrazza in bici, a volte va in fissa per una canzoncina che può essere indifferentemente degli anni Cinquanta come sentita alla radio avant’ieri e viceversa. La sua postura è diventata proverbiale e ho il sacrosanto sospetto che Aldo abbia molto più coraggio di tanti di noi a saper spesso convivere e a volte ribellarsi rispetto all’etichetta imposta della sua percezione sociale. “Arduzzu” non è una maschera, è una persona.

Forse abbiamo già dimenticato il senso di paura e segregazione che a marzo e ad aprile del 2020 ci aveva catturato, alle prese con un morbo di cui non avevamo alcuna esperienza e con una selva di regole che anziché farci sentire protetti purtroppo aumentava soltanto il nostro sentimento di smarrimento e di insicurezza. Due delle immagini che alla memoria di Cosenza scandiscono meglio quelle settimane strampalate ritraggono proprio Aldo. In una ripresa è solo e ramengo e lo struggimento sul suo volto spigoloso e perplesso è un’icona dell’interrogativo “ma dove diavolo sono finiti tutti quanti?”. In un’altra, un sottofondo musicale pasticciato che si sente a distanza, improvvisa le sue consuete movenze da ballerino provetto dei marciapiedi all’ombra ed esprime anche lì una domanda che stava nel cuore di tutti: il farcela, farcela, farcela soprattutto a riprendersi la vita.

Oltretutto, come spesso accade, chi ha una visione contemporaneamente solare e aliena della vita è spesso proprio quello che nei suoi soliloqui a mezza voce, umbratili o grevi, belli tumultuosi carichi o istrionici fino al midollo, riesce a dire le cose intelligenti chiamandole direttamente col loro nome.

Per molti (troppi, evidentemente) Aldo è un freak da piccola città bastardo posto; è la figura colorita che puoi permetterti di offendere o affrontare o bistrattare a costo zero. Gli hai messo l’etichetta dello stolto o del fenomeno e allora scarichi sulle sue piroette di distanza dal metro comune tutta la violenta frustrazione che non riesci a fare spurgare ancora. Aldo, unico, unico Aldo. E tanti le nostre contrade ce ne hanno dati e ce ne danno: vite complicate, frammenti di un disagio o di un pensiero, ma anche quella presenza calorosa, gridata, sorprendentemente mite sotto le parvenze esagitate, che fa sorridere, smuovere, comprendere.

Oggi all’ineffabile “Arduzzu” ne è capitata un’altra, nel suo campionario di storie che sembrano allucinate e invece hanno dentro il drammatico filo conduttore della realtà. Non è bello essere lo zimbello professionale di chi ormai ti scambia per un meme, una gif o uno sticker. A volte tutti vorremmo potere stare in pace a sorbirci il carico di stanchezza che ci danno le cose e non dobbiamo nemmeno spiegare perché. Si sarà irritato di chi (troppi, evidentemente: ancora una volta) pensa che Aldo per il sol fatto di essere Aldo non abbia questo sacrosanto diritto, che Charles Baudelaire metteva in cima al discorso sui diritti umani: il diritto di starsene in pace a far nulla di male. Quando questo diritto se lo è voluto andare a chiamare, Aldo ne ha ricevuto un sonoro ceffone che lo ha buttato tra i sampietrini.

Ora, si sa che i tempi cambiano. La nostra città come mille sente la perdita di coesione sociale, nonostante le tante isole e isolette che cercano di rallegrare il suo mare buio. Eppure due cose sono vere: uno, che la nostra tradizione, la nostra cultura comune, la nostra pratica del quotidiano, è in realtà, coi suoi milioni di difetti, abbastanza aperta, solidale, determinata, vogliosa di vita propria non di umiliazione altrui; due, che di certi episodi di violenze, di schiaffi che partono qua e là senza motivo se non di potere essere dati ai deboli e non certo a chi ti morde la mano per davvero, ne stiamo cominciando a vedere francamente tanti pure qui.

Aldo sbilanciato dalla sberla ci somiglia: è l’effetto dell’attacco che ricevi senza pensare di causarlo. Aldo, migliaia di volte, avrà scherzato anche per la via con chi lo ha battuto o con chi sui social gli ha augurato le cose peggiori. Perché l’ironia e la scherzosità sono molto più universali della disgregazione e della segregazione. “Arduzzu”, se esiste uno stile che precede la persona, è tutti noi, sì. Tutti noi per davvero. E tanti, tanti, altri.