A Cosenza la “guerriera” Melandri: «La storia ha colonizzato anche i pensieri delle donne» – VIDEO
Il centro antiviolenza “Lanzino” nella sala Quintieri del Rendano, in occasione della presentazione del libro “Al centro le parole – 35 anni di pratica femminista e l’Archivio di Lea” ha sostenuto la battaglia delle iraniane in rivolta dopo l’uccisione di Mahsa
Lea Melandri ha lo smalto della guerriera degli inizi. «La guerra è appena cominciata» ci dice una delle maggiori teoriche italiane del femminismo. A Cosenza è ospite dell’evento, patrocinato dal comune di Cosenza e organizzato dal Centro Antiviolenza “Roberta Lanzino”, per la presentazione del libro “Al centro le parole – 35 anni di pratica femminista e l’Archivio di Lea”. Il dibattito si è poi ampliato, partendo dal tragico giorno della morte di Roberta Lanzino, per passare di parallelo in meridiano, fino all’Iran. Lì la battaglia dei capelli imperversa. Le donne li tagliano a ciocche per protestare contro le pratiche oppressive che mortificano la femminilità in ogni forma. Miccia è stata l’uccisione da parte della polizia morale della giovane Mahsa, rea di aver indossato il velo mostrando i suoi capelli. Nella sala “Quintieri” un angolo è stato proprio dedicato alla donazione delle ciocche da inviare, come segno di solidarietà, al consolato iraniano di Roma.
A coordinare l’iniziativa, la giornalista Angela Azzaro, che ha dato la parola ad Antonella Veltri, presidente nazionale di Dire, a Chiara Gravina, delegata del centro “Lanzino” e Daniella Ceci, socia fondatrice. Per Melandri, ora come allora, siamo ancora sulle barricate, ora come allora. «Finché non ci sarà una presa di coscienza da parte maschile, sul come e perché una metà dell’umanità sia stata messa sotto i piedi dalla storia, non abbasseremo la guardia – dice. C’è stata una colonizzazione anche dei pensieri delle donne prima che dei loro corpi e chi lavora nei centri antiviolenza sa quanto per le donne sia difficile separare e distinguere la violenza dall’amore». «C’è molta difficoltà da parte degli uomini ad ammettere che questo discorso sulla violenza li riguarda, eccome – prosegue la giornalista e attivista -. Spesso loro ereditano dai padri una visione patriarcale che genera terribili distorsioni. Non tutti gli uomini sono violenti, non tutti si riconoscono in un modello che li vuole sempre estremamente virili, bisogna dirlo. Questa cultura diffusa è mutilante in primis per gli uomini perché consegnando alla sfera femminile tutta la parte che riguarda i corpi, loro se ne privano. C’è molto lavoro da fare e dobbiamo rimanere saldi e forti, ci aspettano anni difficili».