martedì,Maggio 14 2024

Luigi Cipparrone, a 10 anni dalla morte una mostra ricorda il fotografo cosentino

Uomo di particolare sensibilità, interessi e cultura, sin da ragazzo ha dimostrato una forte e intensa passione verso la sperimentazione delle immagini

Luigi Cipparrone, a 10 anni dalla morte una mostra ricorda il fotografo cosentino

«Da sempre, dunque, era noto che i raggi di luce, riflessi dagli oggetti, che attraversano un foro di piccole dimensioni, formano un’immagine a lati rovesciati su una superficie di ricezione. L’immagine, allora, si è formata, e si forma sempre, in modo automatico», così Luigi Cipparrone.

A 10 anni dalla morte, una mostra particolarmente interessante è allestita fino all’11 maggio negli spazi espositivi della Provincia di Cosenza.

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Si vuole così ricordare questo straordinario fotografo cosentino, uomo di particolare sensibilità, interessi e cultura, che sin da ragazzo si è occupato di fotografia, tanto da allestire in casa una propria camera oscura, dimostrando una forte e intensa passione verso la sperimentazione delle immagini.

Nel 1984 ha fondato il Centro sperimentale produzione audiovisivi. Negli anni 1997-98-99 ha ideato e realizzato il progetto AdA, agenda d’artista.

Nel 1999 con il video Via ha partecipato alla XLVIII Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia. Nel 2005 a Parigi ha partecipato alla VII alla collettiva Le Polasér immaginarie.

Nel 2008 ha partecipato alla VII edizione del Festival internazionale di fotografia di Roma.

È stato responsabile della Casa editrice Le nuvole, diverse sono le sue pubblicazioni nel corso degli anni. Luigi Cipparrone, nato a Napoli nel 1947 da genitori calabresi, finiti gli studi universitari si è trasferito definitivamente a Cosenza. Dove ha intensamente lavorato e studiato.

Viene considerato uno dei più grandi studiosi di camera obscura e fotografia stenopeica. L’opera fotografica di Cipparrone ha radici profonde nel territorio calabrese, in particolare nella sua città, Cosenza.

Sempre libero da ogni stereotipo o pregiudizio, si può considerare un artista anomalo, fuori dal comune, mai banale o scontati. Sarebbe certamente da rivalutare e studiare, anche al di fuori della Calabria dove meriterebbe massima considerazione e apprezzamento per i grandi lavori fatti, per i suoi studi, le sue ricerche, i progetti e le realizzazioni. L’ultimo suo lavoro è del 2013, dedicato alle origini magnogreche della Calabria, da Hera Lacinia, ai resti del tempio di Marasà a Locri.

Bello il ricordo della moglie Gabriella Lo Feudo: «Luigi era fatto così, alcune volte era un poco rigido nelle sue idee… un po’ estremista ma sempre disponibile all’ascolto di punti di vista altrui. La fotografia stenopeica, nonostante lo abbia accompagnato sempre nel suo percorso di ricerca, divenne il suo principale modo di fotografare intorno a fine anni ’90 quando la digitale stava per prendere il sopravvento, benché ricordi in anni precedenti  83 ’84 le pose interminabili sui balconi di casa al mare e in città, senza potere muovere un muscolo che avrebbe determinato il mosso nell’immagine. Studiava l’immagine e la fotografava ma non come documentazione o peggio riproduzione pedissequa della realtà, le cosiddette “pappardelle nello stagno”, ma come atto creativo: partiva dalla realtà ma l’immagine era personale, era sua!».

L’amore per la Calabria, il suo impegno per la promozione culturale del nostro territorio, oggi vengono portati avanti dalla figlia Anna, probabilmente con la stessa determinazione, la puntigliosità, la minuziosità, che hanno contraddistinto Luigi Cipparrone, del quale si può certamente dire che in ogni suo lavoro, in ogni sua fotografia, c’è dentro tutto il suo carattere, tutta la sua conoscenza, ogni sua passione.