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Omicidio Gioffrè, Tiziana Mirabelli imputata in Corte d’Assise

La procura di Cosenza contesta tre nuove aggravanti: crudeltà, futili motivi e nesso teleologico conseguenza di una rapina. Definitive anche il numero di coltellate: 41 in tutto. Ora la donna rischia l'ergastolo

Omicidio Gioffrè, Tiziana Mirabelli imputata in Corte d’Assise

Tre nuove aggravanti contestate a Tiziana Mirabelli, rea confessa dell’omicidio di Rocco Gioffrè, avvenuto il 14 febbraio scorso a Cosenza, in via Monte Grappa. La procura di Cosenza non ha mai creduto al narrato della donna reso ai carabinieri ed è convinta di aver raccolto le prove delle presunte falsità raccontate dall’imputata sin dal giorno in cui si presentò davanti ai militari dell’Arma della caserma “Paolo Grippo”, situata a due passi dal comune di Cosenza.

Le intercettazioni

A distanza di sei mesi dal delitto dell’anziano originario di San Fili, l’ufficio di procura diretto dal procuratore capo Mario Spagnuolo, ha aggiunto al capo d’imputazione le aggravanti della crudeltà, dei futili motivi e del nesso teleologico conseguenza di una rapina. A ciò si è arrivati dopo aver acquisito la perizia medico legale firmata dai consulenti di parte Vannio Vercillo e Silvio Berardo Cavalcanti, dalle intercettazioni telefoniche e ambientali intercorse tra Tiziana Mirabelli e i parenti in carcere, tra i familiari della vittima e tra terze persone non coinvolte nell’omicidio. Dalle conversazioni captate si evincerebbe comunque che la donna ha sempre riferito la stessa dinamica dei fatti anche agli stretti congiunti. E non immaginava di essere intercettata.

L’aggravante della crudeltà e il numero di coltellate

Secondo i periti della procura di Cosenza, non è stato ravvisato alcun elemento che possa far ipotizzare che Tiziana Mirabelli si sia difesa dalla presunta aggressione di Rocco Gioffrè. Motivo per il quale non sussiste la legittima difesa sulla quale invece l’avvocato Cristian Cristiano, ha sempre fondato le proprie argomentazioni. La crudeltà dunque si evincerebbe dal numero di coltellate, 41 in tutto, e dal modo con le quali sono state inferte al povero Gioffrè. Sui futili motivi inoltre cadrebbe anche la versione del tentativo dell’uomo di violentare sessualmente l’imputata. Discorso diverso sulle microspie. La consulenza avrebbe accertato che le stesse sarebbero state funzionanti ma dalle quali non si vedrebbe alcun rilevante movimento.

Contanti depositati

Il vero elemento indiziario di novità rispetto alla prima fase dell’inchiesta è la contestazione della terza aggravante, quella del nesso teleologico in conseguenza di una rapina. In sostanza, la procura di Cosenza avrebbe scoperto che Tiziana Mirabelli, dopo aver ucciso Rocco Gioffrè, si sarebbe impossessata della somma di 1.800 euro, di proprietà dell’uomo, depositando i contanti sul proprio conto corrente. Per i magistrati questo evento si sarebbe verificato all’indomani dell’assassinio. Tuttavia persisterebbero dubbi sia sulle presunta rapina che sulle modalità della stessa con specifico riferimento all’evento omicidiario.

Giudizio immediato: ora Tiziana Mirabelli rischia l’ergastolo

La procura di Cosenza ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato per Tiziana Mirabelli. Il pm Maria Luigia D’Andrea non ha dubbi sul fatto che le indagini abbiano dimostrato le presunte menzogne dette dall’imputata ai carabinieri, ai magistrati e al giudice Alfredo Cosenza, durante i vari interrogatori. Le tre aggravanti in realtà inguaiano sensibilmente l’imputata poiché oggi la donna originaria di Cosenza rischia la condanna all’ergastolo. Il processo si celebrerà in Corte d’Assise e avrà inizio il 19 ottobre 2023.

Il ricorso pendente davanti al Riesame

Sebbene sia palese chi abbia commesso il gravissimo reato di sangue, l’inchiesta da un certo punto di vista rimane indiziaria. A tal proposito, l’avvocato Cristian Cristiano nella giornata di oggi formalizzerà l’incarico a un medico legale dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, al quale sarà chiesto di controbattere alla perizia depositata dai consulenti della procura di Cosenza, facendo rilevare, dal punto di vista difensivo, che Tiziana Mirabelli ha solo reagito al tentativo di violenza sessuale.

La perizia della procura di Cosenza infatti non prende in esame le ferite sulla mano sinistra e in altre zone del corpo, ritenendo che non vi siano state azioni tese a difendersi dalla vittima bensì tese ad offendere la stessa. Insomma, il dibattimento dovrà chiarire tante cose. Si resta comunque in attesa del ricorso pendente al Riesame di Catanzaro, dopo l’annullamento con rinvio deciso dalla Cassazione. Gli ermellini hanno sollevato dubbi circa le ragioni con le quali i giudici cautelari del Tdl di Catanzaro avevano motivato la permanenza dietro le sbarre di Tiziana Mirabelli. Sullo sfondo permangono pure le chat tra l’imputata e la vittima.

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