lunedì,Maggio 20 2024

Cosenza, si mozza un dito ma in ospedale nessuno glielo riattacca. E lo perde | VIDEO

Vi raccontiamo la storia del 46enne Andrea Alberto. Sperava che in Pronto Soccorso qualcuno potesse aiutarlo. Ed invece...

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«Me lo potete riattaccare il dito, vi prego… Me lo riattaccate questo dito». All’ospedale di Cosenza Andrea Alberto, 46 anni, questa frase ha iniziato a ripeterla come un disco rotto fin dal suo ingresso in pronto soccorso. Soltanto qualche minuto prima, nella sua officina di riparazione di macchine industriali, si era accidentalmente mozzato l’indice della mano destra, rimasto a penzoloni all’interno del guanto che non aveva avuto il coraggio di togliersi. Sperava potesse essere ricucito.

L’episodio si è verificato nel primo pomeriggio del 21 agosto scorso: calura estiva, strade sgombre. Da Castiglione Cosentino fino all’Annunziata, in poco più di dieci minuti l’operaio, accompagnato da un amico, è giunto davanti al triage, con la dannata fretta di trovare un medico in grado aiutarlo. «L’operatrice all’accettazione mi ha chiesto cosa fosse successo. Ho un dito mozzato nel guanto, ho risposto. Mi aspettavo di essere trattato come un caso urgente. Invece prima mi ha sottoposto una serie di documenti da compilare, poi ha iniziato a formulare alcune domande dubitando forse sulle cause dell’infortunio nonostante avessi ancora la tuta sporca di grasso. Ma il mio unico pensiero in quel momento era quello di non perdere l’indice. Finalmente mi conduce in infermeria, ma lì mi sono dovuto mettere in coda e attendere che venissero visitate altre tre persone. Finalmente al mio turno mi sono trovato davanti a uno specialista».

E qui la vicenda assume quasi i contorni della farsa: «Mi hanno dato un foglio dicendomi di recarmi in sala raggi per effettuare una lastra. Da solo. Ma dal pronto soccorso non è agevole trovare il percorso giusto e con il mio amico ci siamo persi. Finalmente arrivo in radiologia ma qui sorge un nuovo intoppo». Quale? «La radiologia non aveva ancora ricevuto l’autorizzazione ad effettuare l’esame diagnostico. Per cui il mio amico è dovuto tornare al pronto soccorso per segnalare l’anomalia». Anche arrivare in ortopedia non è stato agevole: «Abbiamo cominciato a vagare da un piano all’altro perché le indicazioni non erano molto chiare. Poi ho incrociato una persona con la gamba ingessata ed è stata lei ad orientarmi. C’è voluta più di un’ora per completare questa prima fase, per così dire, di assistenza. Per cui, quando l’ortopedico mi ha tolto il guanto, non ha potuto fare altro che constatare la necrosi del dito. Era rimasto attaccato solo attraverso un tendine. L’unica soluzione possibile era il completamento dell’amputazione».

Sul foglio di dimissioni risulta l’attribuzione all’ingresso del codice azzurro, ad indicare una urgenza differibile. L’orario di accettazione annotato indica le 14,53. La radiografia è stata effettuata alle 15,34, la visita alle 16, poco più di un’ora dopo l’arrivo in ospedale. «Non saprò mai se il mio dito potesse essere salvato. Però mi aspettavo di essere soccorso prontamente – la considerazione amara di Andrea Alberto che sta valutando se adire le vie legali per chiedere il risarcimento del danno -. Non credo che per il mio caso sia stata applicata la procedura corretta».

Sull’episodio la direzione generale dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza ha avviato una indagine interna per ricostruire l’accaduto e accertare eventuali responsabilità.

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