lunedì,Maggio 20 2024

L’INTERVISTA | Pd Cosenza, Pecoraro: «Resto segretario solo se avrò autonomia e libertà»

Il massimo esponente della Federazione bruzia risponde sinteticamente su Irto («lavora per l’unita»), spiega le diversità di veduta con i consiglieri regionali e fa scudo sui membri della sua segreteria: «Difenderò il loro lavoro svolto con me»

L’INTERVISTA | Pd Cosenza, Pecoraro: «Resto segretario solo se avrò autonomia e libertà»

L’idea di un nuovo commissario non piace a nessuno, almeno ufficialmente. Il segretario autosospeso della Federazione provinciale del Pd di Cosenza, Vittorio Pecoraro, appare stanco e provato dall’ingovernabilità che regna sovrana tra i dem bruzi fin dagli albori del partito. «Bisogna cambiare tutto, non solo la segreteria» dice, aggiungendo un elemento di rottura ulteriore: «Sono interessato a restare segretario solo se libero di agire in autonomia». Poi si rivolge a Franco Iacucci e ad Enza Bruno Bossio, nomina Antonio Tursi e i dissidenti di Sfida Riformista. Insomma, stavolta di messaggi il giovane e bistrattato segretario ne ha mandati. Come quello (implicito) indirizzato a Nicola Irto, su cui ha risposto sinteticamente.

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Pecoraro, è in atto uno scontro generazionale o solo di correnti? Perché, al netto delle sue sacrosante aspirazioni indipendentiste, ad oggi non c’è una terza opzione.
«Non è mio costume utilizzare espressioni come “guerre ai cacicchi” o mancare di rispetto a chi ha più esperienza di me, sono però favorevole a una rivoluzione gentile che consegni gradualmente il partito alla generazione più giovane e sono consapevole che questo non sia sempre indolore. L’importante è però che il rinnovamento sia autentico e che non si trasformi in un teatro dei pupi siciliani. A Cosenza hanno messo un segretario giovane, cioè il sottoscritto, che forse tutti pensavano di gestire un pò di più. Da qui sono nati i problemi. Non rimango però segretario per stare su qualche locandina. Deve cambiare tutto».

Tipo cosa?
«Abbiamo perso le provinciali una volta, siamo rimasti senza parlamentari, vogliamo rimanere forza del 10% o vogliamo provare insieme a cambiare gli schemi? Perchè per farlo serve fare tutti un passo indietro con generosità. Io mi sono addirittura sospeso per provare a lanciare un messaggio».

Sí, lei si è autosospeso dall’incarico, ma tecnicamente resta segretario. Sta pensando anche alle dimissioni?
«Faccio una premessa, i segretari di Federazione e di circolo nel PD di oggi sono persone che si assumono enormi responsabilità senza però avere strumenti reali per incidere. Spesso non abbiamo risorse economiche e né poteri reali per intervenire con fermezza. Non ci resta che provare a portare avanti indirizzi in organismi sempre più balcanizzati, cosi balcanizzati che spesso le divisioni più cruente sono all’interno delle stesse mozioni. In tutto ciò il nostro ruolo si limita sempre più ad una dimensione burocratica e di moral suasion».

Non ha risposto alla domanda però…
«In questo contesto, dato le note difficoltà locali, sono interessato a rimanere segretario solo se posso muovermi in grande libertà e autonomia, coltivando un’aspirazione unitaria che non significa mettere d’accordo tutti, ma poter mettere tutti intorno ad un tavolo a ragionare. Mi sono anche stufato dei tavoli unitari, dove poi alla fine qualcuno rimane sempre fuori come in un eterno gioco delle sedie musicali».

Può rispondere in maniera chiara su quale sia il problema oggi? Lei dice di essere tornato in buoni rapporti con Iacucci e Bevacqua, il vicepresidente del consiglio regionale sostiene che serva pluralità. Può fare luce, senza ricorrere ad esercizi linguistici di stampo democristiano, sull’oggetto del contendere?
«Non ho problemi personali con nessuno e parlo con tutti. In generale, abbiamo ripreso dopo tanti mesi una discussione sulla segreteria unitaria, considerata conditio sine qua non per affrontare i restanti temi all’ordine del giorno. Nessuno si è messo a mercanteggiare sui posti, io ho proposto una segreteria paritaria fra le forze uscenti della segreteria e le forze nuove da integrare. I consiglieri mi hanno comunicato che non condividevano questa impostazione e che loro sostenevano gli sforzi di un azzeramento della precedente segreteria non per mortificare nessuno, ma per marcare una richiesta di discontinuità. A quel punto, non abbiamo proseguito la discussione parlando nello specifico di nomi. Successivamente, rispetto alla richiesta dei consiglieri regionali, per spirito di unità, ho avviato delle consultazioni e ho trovato, oltre che alcune resistenze in settori del partito, anche una difficoltà nel trovare un punto di caduta che mi consentisse di tutelare una squadra che ha lavorato in questi mesi. A tal proposito, ringrazio Mazzuca e Lettieri per il lavoro svolto in questi anni e per il sacrificio derivante dalle loro dimissioni. Ringrazio le tantissime compagne e i tantissimi compagni che mi hanno scritto in questi giorni. In ogni caso, le formule in politica non mancano mai e non si deve smettere di lavorare all’unità fino all’ultimo. L’importante è che non venga messa in discussione la parola del segretario provinciale, altrimenti verrebbe meno il patto di fiducia che ci lega tutti».

Bruno Bossio dice che il partito cosentino ha dimostrato di non meritare commissariamenti. Non è che sotto sotto alla corrente bruzia a cui lei si è avvicinato, quella di Orlando, convenga che intervenga Roma? Le redini le reggerebbe Sarracino o chi per lui…
«I commissariamenti sono sempre sciagure, dunque non supporto in nessun modo questa ipotesi. Penso però che dobbiamo finirla di farci le caricature: io durante il congresso nazionale non ho avuto nessun incarico in nessuna mozione, né mi sono candidato in assemblea nazionale. Figuriamoci dunque, se sono iscritto a qualche corrente. Probabilmente questo rapporto con l’area Orlando mi viene attribuito perché ho una lunga militanza nell’organizzazione giovanile del Partito e dunque ho uno scambio intellettuale costante con varie figure che vengono da quella storia. Penso al deputato Marco Sarracino, Responsabile nazionale per il Mezzogiorno. Ma potrei aggiungere anche Peppe Provenzano, attuale Responsabile Esteri del PD, che secondo me ha portato il partito su posizioni molto equilibrate e mature rispetto alla crisi in Medio Oriente. In ogni caso, a Cosenza in tanti hanno solide relazioni politiche con Roma, ben più profonde delle mie e forse fare la lista qui oggi sarebbe poco elegante.

Pecoraro, mi pare di capire che se lei non azzera la segreteria avrà problemi in direzione che resta convocata per sabato. Se fa tabula rasa, i suoi più importanti sostenitori la mollerebbero. È in un cul de sac?
«Ho dato piena disponibilità a fare una nuova segreteria. Mi concentrei sulla luna e non sul dito. Difendo però la mia precedente squadra. Banalmente era larga perchè dovevo tenere dentro tante esigenze. Mi riferisco alla rappresentanza delle forze nuove entrate con il congresso rifondativo come Art.1 e alla rappresentanza di territori meno valorizzati negli ultimi anni dal PD. Per questo scelsi di dare molto spazio a Cassano, Mirto, Trebisacce e Corigliano Rossano ad esempio. Ovviamente parliamo di numeri analoghi alla Segreteria del PD Puglia e del PD Napoli, niente di straordinario. Per il resto, il problema non è mai stato l’ingresso della mozione Tursi: non c’è una preclusione da parte mia. Anzi, per me si deve porre il tema di un dialogo anche con i “Ricostituenti” di Mario Franchino o con Sfida Riformista, le cui critiche non sono un problema, ma una forma di arricchimento. Non possiamo scaricare tutti i problemi però sulla segreteria provinciale, il tema è che dobbiamo sottoscrivere un nuovo contratto sociale sulla cui base fondare il PD Cosenza. Il segretario non può guidare una confederazione di forze che va in ordine sparso».

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Irto cosa dice di tutto ciò?
«Lavora sempre per l’unità».

Da Roma qualcuno si è fatto sentire?
«Nel rispetto delle prerogative del Partito regionale, con cui vi è un colloquio quotidiano con il responsabile dell’organizzazione Peta, il responsabile organizzazione nazionale Taruffi sta seguendo da vicino la questione».

È vero che le liste per le Provinciali sono già pronte? Se sì, chi le ha composte?
«Erano stati fatti alcuni passaggi. Mi sono state sottoposte molte valide candidature, in alcuni territori siamo molto forti, ho sentito tanti amminsitatori e dirigenti in queste settimane. So che il regionale sta continuando a seguire il dossier con Salvatore Monaco che ha la delega agli Enti locali. Adesso dobbiamo lavorare e non trascurare i piccoli comuni. Sulle liste, a prescindere dalla mia autosospensione, io sono qui e darò tutta l’aiuto che serve al partito come sempre fatto negli ultimi 15 anni».

Pecoraro, per chiudere, cosa annuncia tramite questa intervista?
«Mi sono sospeso da quasi una settimana e non ho visto entrare nel merito delle questioni da me sollevate molti dei nostri dirigenti. Si procede come se nulla fosse successo. Vorrei che ognuno si interrogasse davvero sulle mie parole e mi dicesse sinceramente se c’è la volta di aprire una nuova stagione. Per farlo non basta solo cambiare la segreteria. Dobbiamo cambiare tutto. Dobbiamo cambiare il modo in cui ci conforntiamo fra di noi. Spalancare le porte dei nostri organsismi, allargando la direzione provinciale e l’assemblea a forze che non sono rappresentate e dobbiamo nel contempo promuovere una grande conferenza politica e organizzativa che chiarisca dove finalmente vogliamo andare».