venerdì,Dicembre 13 2024

Città unica, gli indipendentisti rendesi bocciano lo studio di fattibilità

Ritengono che il contributo speciale derivante dalla fusione tra Cosenza, Rende e Cosenza sia quasi irrisorio

Città unica, gli indipendentisti rendesi bocciano lo studio di fattibilità

Che la montagna partorisse un topolino ne avevamo avuto il sospetto leggendo un comunicato di qualche giorno fa del consigliere regionale Caputo e dei suoi colleghi presentatori di questa inutile e lacunosa proposta di legge per fondere i comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero. Volendola dire tutta, l’iniziativa è finalizzata ad annettere al comune di Cosenza i comuni di Rende e Castrolibero. Ed infatti, leggendo il tronfio comunicato, dopo l’audizione del prof. Sergio nella Commissione regionale presieduta dalla consigliera De Francesco, gli argomenti parola per parola sono identici al comunicato di qualche giorno fa. Secondo Sergio, Caputo e soci, la fusione determina due positività. La prima conseguenza positiva, sarebbe l’attribuzione al nuovo comune di 15 milioni di euro all’anno per dieci anni. Intanto, da subito bisognerebbe osservare che la nuova comunità, con oltre 100 mila abitanti, avrebbe ben poco da farci con 15 milioni di euro all’anno per dieci anni. La fondatezza di questo assunto è dimostrata, tra l’altro, dalle enormi difficoltà in cui versano le finanze cosentine di cui parleremo più avanti. Peraltro, il contributo statale viene elargito affinché il nuovo ente possa svolgere almeno le manutenzioni ordinarie. Nel nostro caso, invece, sarebbero finalizzate a ripianare il deficit, rappresentato quasi per intero dai buchi di bilancio cosentini. Inoltre, la Legge dice esplicitamente che il contributo può arrivare “sino” a 15 milioni di euro. Pertanto, non essendoci un obbligo sicuro stabilito dalla Legge, il contributo potrebbe essere inferiore; evento, chiaramente, possibile considerato che lo Stato italiano non naviga, sotto il profilo finanziario, in buone acque.

La seconda conseguenza positiva della annessione di Rende e Castrolibero, per fare la “Grande Cosenza”, sarebbe un forte risparmio sulle spese istituzionali. Anche qui non si dice tutta la verità. Intanto, perché la città che ne verrebbe fuori, superando i centomila abitanti, vedrà aumentare le indennità di Sindaco, Vice Sindaco, Assessori, Presidente del Consiglio, Consiglieri Comunali e dei revisori dei Conti ed, inoltre, istituendo tre municipi, le indennità che uscirebbero dalla porta rientrerebbero dalla finestra. Ma, sulla base delle attuali nostre cognizioni, ci sembra del tutto strano che il redattore dello studio abbia evidenziato queste presunte positività senza mettere in campo presumibili criticità. La prima criticità riguarda la gestione unitaria dei servizi. Certo, soprattutto Cosenza, ma anche le ultime stagioni rendesi, non depongono bene quanto ad efficienza, se consideriamo che proprio in questi anni, l’Amaco, che doveva essere la famosa e roboante circolare veloce, è fallita con un buco di circa 16 milioni di euro; e per realizzare un sistema di trasposto pubblico di massa, gli amministratori cessati di Rende e quelli cosentini, guidati dal senatore Occhiuto, hanno rimandato indietro a Bruxelles 160 milioni di euro, sprecando un’occasione unica per avere la metropolitana leggera.

Proprio in questi giorni, la Regione, per ultimare la metropolitana di Catanzaro, ha destinato altri 100 milioni di euro. A voler tacere, della perdita di 104 milioni di euro per ammodernare il sistema idrico e di 50 milioni di euro per realizzare l’eco-distretto della nostra area, decisivo per la gestione dei rifiuti. Questi precedenti, generano una grande preoccupazione per una gestione unitaria dei servizi che parti da zero, senza una minima progettualità specifica e senza, soprattutto, una adeguata sperimentazione. Ma le criticità non finiscono qui. C’è una grande criticità che riguarda la situazione finanziaria del comune di Cosenza, che non è riportata esattamente nello studio di fattibilità, che si riferisce ad un deficit cosentino intorno ai 150 milioni di euro; questo dato sembrerebbe superato dal momento che lo stesso sindaco Caruso, realmente, ha più volte dichiarato che il deficit reale si aggira attorno ai 400 milioni di euro.

Chi li pagherà questi 400 milioni di euro? Ma è giusto che ai cittadini di Rende e di Castrolibero sia affibbiata una quota rilevante di questo enorme deficit? Perché, in altri termini, i rendesi e i castroliberesi debbono pagare i debiti dei cosentini? È corretto? È legale? Rispetta le Leggi e la Costituzione della Repubblica italiana? Per adesso ci limitiamo ad indicare queste criticità, che superano di gran lunga le positività annunciate dai promotori di questa assurda iniziativa legislativa.

Inoltre, sarà necessario verificare se lo studio di fattibilità ha previsto che un no alla fusione, espresso dai cittadini di un solo comune interessato, debba avere come conseguenza il blocco della iniziativa. C’è da dire, però, che, da quanto è dato sapere, il redattore dello studio di fattibilità è il deus ex machina per la costituzione del comune unico del Salento grecanico, attraverso la fusione di nove comuni. Nei vari confronti che ci sono stati tra gli amministratori di quelle località e negli studi preparatori per arrivare alla fusione, è specificato con chiarezza che la Regione può imporre tutto con una legge, cioè con un assurdo e anti democratico atto di forza, ma nell’ipotesi salentina il prof. Sergio dice che, se anche uno solo dei nove comuni si esprimesse per il no alla fusione, non si procederebbe oltre. Per il momento ci limitiamo a queste considerazione. Poi ne faremo altre dopo aver letto le circa 500 pagine dello studio tanto corposo ma che appare molto carente. Quanto sopra, ci induce a continuare con vigore e rigore la nostra battaglia. Noi ripetiamo di non essere pregiudizialmente contrari alla città unica, ma questa va fatta seriamente con ricerche e studi adeguati e dopo una attenta ed efficiente sperimentazione, che possa dimostrare che questo fidanzamento può condurre ad un matrimonio felice.

Concludendo, una breve osservazione che evidenzia la parzialità della ricostruzione storica fatta dal prof. Sergio. Viene citato il protocollo di intesa firmato nel 1991, presso palazzo Chigi, dai sindaci di Cosenza e di Rende dell’epoca, alla presenza dei parlamentari rendesi che hanno collaborato alla predisposizione del protocollo di intesa con il Ministro delle aree urbane, on. Carmelo Conte, che, naturalmente, ha sottoscritto il protocollo stesso. Successivamente, tra la fine degli anni ’90 ed i primi anni di questo secolo, dai Sindaci di Rende e Cosenza furono predisposti, elaborati, studiati due importantissimi protocolli di intesa operativi tra i due comuni: il famoso PSU aggregato al POR 2000-2006 ed il PIT delle Serre Cosentine che ha coinvolto, nella programmazione di area vasta, ben 16 comuni. Se il prof. Sergio avesse avuto la bontà di leggere il documento definitivo del PSU, approvato dai Consigli Comunali di Cosenza e Rende, ed il documento definitivo del PIT, approvato dai sedici consigli dei comuni aderenti, si sarebbe reso conto che, in materia di studio, di analisi e di elaborazione per risolvere i problemi dell’area urbana, in quegli anni si sono fatti passi in avanti. Ma proprio il tempo successivamente trascorso, e la scarsa attuazione degli strumenti di programmazione, dimostra la complessità di questa materia e come sia necessario passare dalle teorie agli studi con elementi pratici ed alla sperimentazione della fattibilità concreta dell’iniziativa prima di avventurarsi su un sentiero che è, certamente, difficile ed accidentato. Ed, infatti, i ricordati fallimenti nei settori del trasporto, dei rifiuti e dell’acqua dimostrano il realismo di queste nostre preoccupazioni. È del tutto evidente, dunque, che il comune di Rende, con l’impegno di tutte le forze politiche, è stato sempre disponibile a confrontarsi per rendere sempre più alta la qualità della vita della nostra Area Urbana, rendendosi promotore degli importanti strumenti ricordati. Ed, infatti, tutte le grandi opere realizzate sul territorio rendese, a partire dall’Università della Calabria, hanno sempre avuto una caratura di area urbana se non addirittura regionale. In ultimo, dobbiamo segnalare l’offesa che si intende perpetrare contro la nostra bella, civile ed onesta comunità, allorché si ha l’ardire di affermare che la fusione sarebbe utile per bonificare Rende. Ma su questa enormità ritorneremo con dovizia di argomenti.

I componenti:

Francesco Adamo, Mario Bartucci, Maurizio Bonofiglio, Alessandro Caia, Amerigo Castiglione, Marinella Castiglione, Pasquale Costabile, Francesca Cufone, Emilio De Bartolo, Clelio Gelsomino, Pierpaolo Iantorno, Massimo La Deda, Fabio Liparoti, Michele Morrone, Innocenzo Palazzo, Lorenzo Principe, Sandro Principe, Mario Rausa, Carlo Scola, Domenico Talarico, Francesco Tenuta, Sergio Tursi Prato, Valdo Vercillo, in rappresentanza di: RendeSì, Rende l’Idea, Missione Rende, La Primavera di Rende, InnovaRende, AttivaRende, Federazione Riformista di Rende, Laboratorio Politico “Carlo Rosselli”, Partito Socialista Italiano di Rende, IdM Rende, Movimento Civico Rende, Aria Nuova-Rende Centro Storico, Associazione La Fenice-Centro Storico

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