lunedì,Maggio 20 2024

Processo “Reset”, prima sentenza del collegio di Cosenza: assolto un imputato

Si tratta di Cristian D'Ambrosio. La decisione è arrivata dopo il deposito della perizia forense redatta dalla dottoressa Nicotera. Intanto Sandro Vomero passa agli arresti domiciliari

Processo “Reset”, prima sentenza del collegio di Cosenza: assolto un imputato

Prima sentenza del tribunale collegiale di Cosenza nell’ambito del processo ordinario “Reset“. La decisione è arrivata alla fine della seduta giornaliera del procedimento penale che tratta l’esistenza di una presunta confederazione mafiosa operante tra Cosenza, Rende e Roggiano Gravina. Il caso in questione è quello relativo a Cristian D’Ambrosio, ritenuto incapace di intendere e di volere nonché di non essere in grado di partecipare alla fase processuale. Pertanto, come evidenziato in primis dalla difesa, rappresentata dall’avvocato Amelia Ferrari, la Dda di Catanzaro (e subito dopo dalla penalista), ha chiesto il proscioglimento. Il tribunale collegiale presieduto dal presidente Ciarcia ha condiviso le due richieste, assolvendo Cristian D’Ambrosio.

La perizia invocata dalla difesa

Era stata la difesa di Cristian D’Ambrosio a richiedere la perizia redatta dalla dottoressa Nicotera. La professionista impegnata anche in ambito forense si è determinata sul fatto che Cristian D’Ambrosio sia affetto da una duplice patologia sin dalla nascita avvenuta prematuramente. L’imputato, ha affermato la perita, ha spiegato che il ragazzo di Rende è stato per sei settimane in terapia intensiva e ciò ha comportato delle conseguenze a livello motorio e cerebrale.

Secondo la dottoressa Nicotera, dunque, la sindone di cui è affetto D’Ambrosio comporterebbe ritardi sia a livello cognitivo che psichico. Per questo motivo, D’Ambrosio non potrebbe mai commettere reati di sua iniziativa ma sarebbe dipendente da altri soggetti con i quali ha una dipendenza affettiva o amicale.

Il gruppo Presta di Roggiano Gravina

L’udienza dibattimentale era cominciata con l’escussione dell’ufficiale di polizia giudiziaria Tortorella, in servizio presso la Squadra Mobile di Cosenza, che aveva già deposto nel processo “Valle dell’Esaro“, procedimento penale che ha portato a una sentenza di colpevolezza per quasi tutti gli imputati accusati di far parte di un’associazione a delinquere dedita al narcotraffico.

In quel processo, però, la stessa presidente Ciarcia aveva escluso l’aggravante mafiosa, ovvero che gli imputati avrebbero agevolato la presunta cosca di ‘ndrangheta dei Presta di Roggiano Gravina che farebbe capo a Franco Presta, noto in realtà per essere stato uno degli esponenti di vertice della cosca “Lanzino” di Cosenza. La prima posizione “attenzionata” è stata quella di Armando Antonucci, «intraneo al gruppo Presta dedito al traffico e alla consegna della sostanza stupefacente che veniva consegnata ai responsabili di zona», ha detto Tortorella.

Nel corso dell’esame c’è stata, tuttavia, la contestazione dell’avvocato Angela Caputo, che difende Antonucci insieme all’avvocato Enzo Belvedere, ritenendo che il testimone stesse parlando interpretando a livello deduttivo il contenuto delle intercettazioni. L’agente della Mobile ha poi ripercorso elementi indiziari tutti già confluiti in “Valle dell’Esaro“: dall’incontro con Giannetta nel Reggino a quelli avvenuti in provincia di Crotone con il boss Megna. Il prosieguo non ha aggiunto nulla di quanto già esposto in “Valle dell’Esaro“.

Il controesame sui Presta di Roggiano Gravina

Il primo ad aver preso la parola è stato l’avvocato Lucio Esbardo che ha aperto il controesame su Sandro Vomero. «Si è capito che era vicino ai Presta perché si parlava di stipendi e stupefacenti», ha dichiarato Tortorella. «Ma dalle intercettazioni non emergeva che Vomero percepisse lo “stipendio”» ha aggiunto l’agente della polizia di stato. L’argomento “stipendi” è stato poi esplicitato anche per Damiana Pellegrino: «Non c’è solo un rit in cui i fratelli Presta ne parlano, ma anche il 31 marzo del 2017, dove gli interlocutori sono sempre Antonio e Roberto». L’avvocato Esbardo ha contestato questa risposta.

Poi le domande sono state rivolte sulla cattura di Franco Presta avvenuta nell’aprile del 2012 ad Arcavacata di Rende. Infine, sulla posizione economica di Francesco Ciliberti che in una fase delle indagini si trovava in Brasile, forse per motivi imprenditoriali, ha fatto intendere l’avvocato Esbardo e sulla presunta consegna di denaro da parte dei roggianesi a soggetti vicini a Michele Di Puppo: «Solo una nostra supposizione investigativa, si vedrà» ha aggiunto Tortorella. E ancora. «I Presta oltre agli stupefacenti fanno intendere di essere attivi anche in altre attività illecita», affermazione a cui il tribunale ha chiesto dove fossero i riscontri. Ma sul punto la risposta è stata generica.

In seconda battuta il controesame dell’avvocato Franco Locco che ha posto la sua attenzione sui dati storici e attuali. Nel primo caso ha chiesto se vi siano state sentenze che attestino l’esistenza del gruppo Presta, «no», ha detto Tortorella, e in secondo luogo nessuno dei Presta oggi a processo ha mai avuto colloqui diretti con Francesco Patitucci, Michele Di Puppo e con i D’Ambrosio. Una curiosità che poi certifica anche le difficoltà di condurre alcune indagini. Il teste Tortorella ha illustrato le modalità portate avanti sulle intercettazioni. «Parliamo di captazioni in differita, perché in quel momento non era possibile ascoltare nulla». In conclusione, l’avvocato Angela Caputo. «Si è mai parlato di “stipendi” ad Antonucci?» ha chiesto il legale. «No, mai». La penalista ha poi domandato se il teste era a conoscenza che l’imputato avesse abbandonato l’Italia dal 2017 in poi: «Non mi ricordo» ha risposto Tortorella. Nel riesame il pubblico ministero Vito Valerio ha chiesto chiarimenti su Antonucci e sugli “stipendi“. Prossima udienza giovedì prossimo.

Le istanze difensive

L’avvocato Franco Locco ha esposto di essere in difficoltà a mettersi in collegamento con la casa circondariale di Bari, dove è detenuto Antonio Presta. «Bypasso il carcere pugliese, che non consegna le risultanze specialistiche, e chiedo a Lei di intervenire sul caso, acquisendo la nuova cartella clinica di Antonio Presta». Infine, gli avvocati Locco ed Esbardo hanno chiesto una modifica della misura cautelare per Giuseppe Presta. «Il presunto pericolo di inquinamento probatorio è venuto meno dopo l’escussione odierna» ha dichiarato l’avvocato Locco, per cui «non avendo altri precedenti penali se non quello di “Valle dell’Esaro“, ritengo che sia congrua la richiesta della misura cautelare degli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico. Ai domiciliari, tra l’altro, non ha mai violato le prescrizioni imposte dal giudice competente». Chiesta una misura meno afflittiva anche per Sandro Vomero, difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Lucio Esbardo.

La Dda non ha osservato nulla sull’istanza presentata per Antonio Presta, mentre ha espresso parere contrario per Giuseppe Presta e Sandro Vomero. «L’istruttoria dibattimentale sul gruppo di Roggiano Gravina non si è ancora esaurita» ha chiarito il pm Vito Valerio. Di queste istanze, il collegio ne ha accolto soltanto una: Vomero infatti passa agli arresti domiciliari.

Processo “Reset”, rito ordinario: gli imputati

  • Fabrizio Abate (difeso dall’avvocato Filippo Cinnante)
  • Giovanni Abruzzese (difeso dagli avvocati Giorgia Greco e Antonio Quintieri)
  • Fiore Abbruzzese detto “Ninuzzo” (difeso dagli avvocati Mariarosa Bugliari e Francesco Boccia)
  • Franco Abbruzzese detto “a Brezza” o “Il Cantante” (difeso dall’avvocato Antonio Quintieri)
  • Rosaria Abbruzzese (difesa dagli avvocati Antonio Quintieri e Filippo Cinnante)
  • Giovanni Aloise detto “mussu i ciuccio” (difeso dall’avvocato Gianpiero Calabese)
  • Pierangelo Aloia (difeso dall’avvocato Giulio Tarsitano)
  • Armando Antonucci detto il dottore (difeso dall’avvocato Enzo Belvedere)
  • Rosina Arno (difesa dagli avvocati Luca Acciardi e Fiorella Bozzarello)
  • Ariosto Artese (difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Giorgio Misasi)
  • Rosario Aurello (difeso dall’avvocato Ferruccio Mariani)
  • Danilo Bartucci (difeso dall’avvocato Giuseppe Manna)
  • Giuseppe Bartucci (difeso dagli avvocati Luca Acciardi e Nicola Carratelli) (clicca su avanti per leggere i nomi degli imputati)

Articoli correlati