venerdì,Maggio 17 2024

La droga da Cassano a Cosenza, Maestri e i verbali su Olibano e Pagliaro

Il collaboratore di giustizia parla dei due cosentini che a suo dire si sarebbero messi a disposizione per compiere condotte illecite nella presunta attività di narcotraffico

La droga da Cassano a Cosenza, Maestri e i verbali su Olibano e Pagliaro

Non solo donne o tentate estorsioni. Nei racconti del collaboratore di giustizia Gianluca Maestri ci sono anche uomini, i quali avrebbero collaborato con il pentito nella presunta attività di narcotraffico. La droga, secondo quanto emerge dall’inchiesta “Athena“, veniva portata da Cassano Ionio a Cosenza. Gianluca Maestri era il deus ex machina, essendo diventato dopo gli arresto di “Testa di Serpente“, il presunto “reggente” della cosca degli zingari di Cosenza, imparentati con gli Abbruzzese di Lauropoli, frazione di Cassano Ionio.

Così, Gianluca Maestri dopo aver parlato di Rosanna Abbruzzese e Maria Rosaria Maestri, sua nipote, riferisce anche su Roberto Olibano e Giovanni Pagliaro, entrambi coinvolti nel capo d’imputazione relativo al narcotraffico insieme a Gennaro Presta e ai cassanesi.

In particolare, Maestri dichiara che «Roberto Olibano era un mio stretto collaboratore per le attività illecite commesse a Cosenza, ma era coinvolto anche nell’attività di traffico di stupefacenti, insieme a me, per conto dei cassanesi. Specifico che ero io a tenere i contatti con i cassanesi; per quello che so io, lui è venuto a Cassano solo in quell’occasione in cui è stato arrestato in flagranza».

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Il pentito di Cosenza passa poi a Giovanni Pagliaro che, a suo dire, «aveva messo a disposizione l’abitazione della mamma, a Cosenza, come deposito e centro di lavorazione e confezionamento dello stupefacente. La sua collaborazione si è interrotta solo perché è stato arrestato in flagranza da voi carabinieri. Come corrispettivo per la sua opera gli davamo 50 o 100 euro ogni volta che utilizzavamo quell’appartamento. È accaduto però solamente tre o quattro volte».

Maestri precisa che «la collaborazione con Pagliaro, in particolare la messa a disposizione dell’appartamento della mamma e la correlata custodia dello stupefacente, stava funzionando e avremmo continuato se non fosse stato per l’irruzione nella casa da parte dei carabinieri e il conseguente arresto di Pagliaro».

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