L’intimidazione a Montalto Uffugo raccontata dal pentito Gianluca Maestri
Non solo traffico di droga. Il pentito, già "reggente" del clan degli "zingari" di Cosenza, parla degli accordi presi con "Semiasse" e Michele Di Puppo, per un tentativo di estorsione ai danni di un'azienda
Nel capo d’accusa relativo alla tentata estorsione ai danni di un’azienda di Montalto Uffugo c’è il “Gotha” della ‘ndrangheta cosentina. Per questo reato sono accusati Michele Di Puppo, “alter ego” del boss Francesco Patitucci, il presunto “reggente” della cosca degli “zingari” di Cassano Ionio, Nicola Abbruzzese, e gli “ex” reggenti del clan Abbruzzese di Cosenza, oggi pentiti, Gianluca Maestri e Ivan Barone.
Periodo pre Covid
Succede tutto nel periodo pre Covid, quando le cosche di Cosenza sono in pieno fermento per l’uscita dal carcere di Francesco Patitucci. L’organizzazione ritorna nelle mani di uno degli uomini più vicini al defunto Ettore Lanzino, visto la detenzione da qualche mese di Roberto Porcaro, fermato e arrestato dalla Dda di Catanzaro nell’operazione “Testa di Serpente“.
È la fase in cui Cosenza e Cassano hanno rapporti molto stretti. Gli “zingari” bruzi e quelli della Piana di Sibari conducono solidi affari nel traffico di droga. Lo riferiranno sia Maestri che Barone. Ma ciò non basta. Servono altri introiti. Così, “Semiasse” si attiva con i cosentini per estorcere denaro, secondo la Dda, a un’azienda con sede legale a Taverna di Montalto Uffugo. Gli atti intimidatori sono molteplici. Dalla classica bottiglietta incendiaria alla testa di maiale davanti alla villa del titolare. Chiari segnali di stampo mafioso.
Imputati i vertici della ‘ndrangheta cosentina
Secondo il pubblico ministero Alessandro Riello, Nicola Abbruzzese, Michele Di Puppo e Gianluca Maestri avrebbero agito in qualità di mandanti e organizzatori, Ivan Barone in qualità di esecutore materiale. I quattro inquisiti, secondo il magistrato antimafia, avrebbero costretto il titolare dell’azienda a consegnare la somma di 30mila euro a titolo estorsivo, «da far confluire nelle casse delle consorterie criminali». Ciò non si concretizza. I rappresentanti dell’azienda denunciano.
Rispetto a Ivan Barone che tra le altre cose accusa anche un imputato di “Reset“, non indagato in “Athena”, Gianluca Maestri dà la sua versione dei fatti. E dichiara di essere «responsabile di quanto mi viene contestato», precisando che «Nicola Abbruzzese» gli avrebbe dato incarico di prendere contatti «con Michele Di Puppo affinché gli atti intimidatori presso l’azienda e presso l’autovelox venissero commessi contestualmente».
L’incontro a Saporito di Rende
Il neo pentito ricorda che «ci fu un apposito incontro a Saporito di Rende tra me, Nicola Abbruzzese e Michele Di Puppo finalizzato ad organizzare i dettagli. Venni incaricato – dice Maestri – di individuare una terza persona che eseguisse gli atti intimidatori e io mi rivolsi a Ivan Barone al quale fornii anche il numero di telefono da chiamare per la telefonata minatoria che poi venne posta in essere, numero che mi era stato dato da Michele Di Puppo».
Maestri, in chiusura, spiega che «di certo Ivan Barone si avvalse della collaborazione di almeno un’altra persona, ma non so dire di chi si tratta perché io, come detto, mi rivolsi esclusivamente a lui».
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