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Omicidio Gioffrè, dopo l’omicidio Tiziana Mirabelli versò 1800 euro sul libretto postale

Il pubblico ministero D'Andrea ha fatto emergere, dall'escussione di un teste, che alle 8.25 del 14 febbraio 2023, l'imputata si recò in un ufficio postale

Omicidio Gioffrè, dopo l’omicidio Tiziana Mirabelli versò 1800 euro sul libretto postale

Riparte in Corte d’Assise a Cosenza il processo contro Tiziana Mirabelli, rea confessa dell’omicidio di Rocco Gioffrè, ucciso il 14 febbraio 2023 nell’appartamento dell’imputata, posto al quinto piano di un edificio situato in via Monte Grappa a Cosenza.

In Posta dopo il delitto

Il pubblico ministero ha sentito come primo teste un operatore dell’ufficio postale, dove si era recata Tiziana Mirabelli per versare sul proprio libretto una somma in contanti. La testimone aveva verificato il documento della cliente, attestando che fosse proprio Tiziana Mirabelli. «L’operazione è stata effettuata intorno alle 8.25 del 14 febbraio 2023 e la persona interessata ha versato 1800 euro».

L’avvocato Cristian Cristiano, nel controesame, ha chiesto se fosse possibile risalire al tipo di banconote versate, riferendosi al taglio. «Non c’è modo di verificare questa cosa» ha risposto la testimone. «Le carte possono essere intestate solo a una persona, non ricordo se ci fossero altri soggetti interessati al conto corrente postale». Il nome della mamma di Tiziana Mirabelli «non mi dice nulla».

Le immagini di videosorveglianza

Nel prosieguo dell’udienza, il pubblico ministero Maria Luigia D’Andrea ha interrogato il tenente Pierluigi Bazzurri, comandante del Norm di Cosenza. «Abbiamo acquisito le immagini in maniera integrale dell’esercizio commerciale “Scarpelli“, che riprende interamente l’ingresso del palazzo di via Monte Grappa, in cui risiedevano Tiziana Mirabelli e Rocco Gioffrè». Il militare dell’Arma ha precisato che tra l’orario indicato nelle telecamera all’orario effettivo c’era una una discrepanza di circa 20 minuti.

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Il cadavere di Rocco Gioffrè era nella camera di letto «e la cosa che mi ha colpito», ha detto Bazzurri «era che il corpo è come se fosse stato raccolto, quindi non disteso. Si vedevano solo la testa e le gambe, era dunque arrotolato su stesso». Il 19 febbraio Tiziana Mirabelli aveva lasciato la sua abitazione. «La sua fisionomia era acquisita da parte mia, le caratteristiche corrispondevano perfettamente. Mentre andava si è visto un sacco nero di plastica, tipico per la raccolta dei rifiuti anche della quantità di 100 litri». Il tenente ha anche fatto accertamenti su alcuni tabulati telefonici riguardanti le chiamate in entrata e in uscita, escludendo che l’omicidio potesse essersi svolto in un contesto particolare. In parole povere, nessun indizio di eventuali complici.

La posizione del corpo di Rocco Gioffrè

Nel controesame del teste Bazzurri, l’avvocato Cristiano ha fatto riferimento a una barra di colore scuro. «Il carrello che ho visto era di grande dimensioni e il manco era di colore scuro» ha ribadito il militare dell’Arma. «Il 16 febbraio vedo uscire questo carrello, erano le 16.15. Il manico di colore rosso? Non mi ero sbilanciato all’epoca e non posso farlo ora». Anche se il legale nelle sue domande è convinto che questa certezza in riferimento al 14 febbraio non ci sia. Il 14 febbraio infatti Tiziana Mirabelli era stata vista entrare con un altro carrello. «Il carrello era posizionato nella prima stanza quando si entra, dentro c’era un boccione di acqua vuoto. non ricordo se ci fosse altro», ha chiarito Bazzurri.

Tornando alla posizione del corpo, l’avvocato ha chiesto se Rocco Gioffrè fosse rannicchiato: «Era parzialmente scoperto nella parte superiore, ne sono certo. Sulla posizione del cadavere, dalla parte giù non posso dire con certezza come fosse, io vedevo bene dal torace in su». Il teste ha poi aggiunto di non sapere cosa ci fosse nella busta, riferendosi al sacco nero.

A fine udienza, in una dichiarazione resa al presidente Paola Lucente, l’imputata Tiziana Mirabelli ha chiesto di non venire da sola perché teme per la sua incolumità. «Ancora non sono state trovate tre pistole che Gioffrè deteneva in casa e ho paura che qualcuno possa farmi del male». Le parti civili sono rappresentate dall’avvocato Francesco Gelsomino.

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