mercoledì,Maggio 8 2024

Violenza sessuale in un convento di Cerisano, imputato assolto in Appello

Il caso che vi raccontiamo è molto particolare perché parla di una presunta violenza sessuale che si sarebbe consumata in un convento di Cerisano, dove un uomo avrebbe costretto con la forza e le minacce una donna ad avere un rapporto sessuale completo dopo essere entrato da una finestra. In primo grado Roberto Epicoco, difeso

Violenza sessuale in un convento di Cerisano, imputato assolto in Appello

Il caso che vi raccontiamo è molto particolare perché parla di una presunta violenza sessuale che si sarebbe consumata in un convento di Cerisano, dove un uomo avrebbe costretto con la forza e le minacce una donna ad avere un rapporto sessuale completo dopo essere entrato da una finestra.

In primo grado Roberto Epicoco, difeso dagli avvocati Cristian Cristiano e Francesco Santelli, era stato condannato a 3 anni e 4 mesi dal tribunale collegiale di Cosenza, presieduto all’epoca dal presidente Giovanni Garofalo. In quella circostanza i giudici non avevano minimamente creduto alla ricostruzione difensiva avanzata dai due legali di fiducia dell’imputato, mentre la Corte di Appello di Catanzaro ha inquadrato la vicenda nella giusta maniera, evidenziando degli elementi che come detto non erano stati tenuti in considerazione dal tribunale di Cosenza.

Così i giudici di secondo grado hanno assolto Epicoco perché il fatto non sussiste. Tradotto: la violenza sessuale di cui ha parlato la presunta vittima non c’è e il rapporto sessuale era consenziente.

La linea difensiva si è basata soprattutto sul fatto che dai tabulati telefonici erano emerse già nella prima fase delle indagini alcune anomalie, come quella che tra i due vi erano stati dei contatti telefonici prima della presunta violenza non ultimi quelli antecedenti ai fatti raccontati dalla donna. Contatti telefonici negati dalla donna. Addirittura, i due legali hanno dimostrato che poco prima di entrare nel convento di Cerisano – chiuso al pubblico – l’uomo avrebbe fatto uno squillo sul cellulare della ragazza avvisandola di essere giunto sul posto e di poter accedere dalla finestra. Finestra che sarebbe stata aperta dalla donna e non forzata dall’imputato che tra le altre cose era stato accusato di aver agito con un coltello, mai sequestrato dagli investigatori.

Inoltre, nel corso dell’istruttoria dibattimentale la ragazza aveva dichiarato in aula di aver raccontato della presunta violenza sessuale solo a un’amica. Si scoprirà poi che il racconto annunciato davanti ai giudici sarebbe avvenuto dopo la sua testimonianza in udienza. Dichiarazione dunque non genuina.

Assoluzione arrivata, tuttavia, a distanza di anni. (Antonio Alizzi)

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