martedì,Marzo 19 2024

Negri tra Cosenza e Perugia: «Quel mio trasferimento nel ’95 fece parlare»

Marco Negri segnò a grappoli per Cosenza e Perugia. «Entrambe hanno un tifo pazzesco dietro, con Zac per poco non andavamo in A». Una personalità “prussiana” (lavoro e poche parole) ha consacrato Marco Negri negli almanacchi rossoblù. L’ex calciatore di Perugia e Cosenza, che Cosenza Channel ha intervistato in vista della partita di sabato tra

Negri tra Cosenza e Perugia: «Quel mio trasferimento nel ’95 fece parlare»

Marco Negri segnò a grappoli per Cosenza e Perugia. «Entrambe hanno un tifo pazzesco dietro, con Zac per poco non andavamo in A».

Una personalità “prussiana” (lavoro e poche parole) ha consacrato Marco Negri negli almanacchi rossoblù. L’ex calciatore di Perugia e Cosenza, che Cosenza Channel ha intervistato in vista della partita di sabato tra il Lupo e il Grifone, viene ricordato come uomo silenzioso, austero con la stampa, ma sbloccatosi grazie ai “rombi di tuono” dei goal con cui annichiliva i portieri avversari di turno. Le due esperienze possono incorniciarsi in questo modo: a Cosenza ebbe consapevolezza di sé, a Perugia spiccò il volo. In città fu contestato quando si trasferì in Umbria, ma lui stesso spiega come queste circostanze facciano parte del gioco del calcio.

Diego Guido, della rivista digitale L’Ultimo Uomo, in un ritratto ha formulato il teorema Negri: La tesi diceva più o meno che «Marco Negri era un gran giocatore dentro una persona troppo normale» concludendo il “pezzo” così: «La foto che Marco ha scelto per il suo profilo twitter non è una scelta casuale. @marco70negri ha l’immagine di un suo stacco di testa in una delle amichevoli benefiche che gioca oggi. I calzettoni abbassati, i capelli non più lunghi. Quasi certamente una delle foto più fedeli alla visione che Marco Negri ha di Marco Negri. Uno normale».

Negri, come vede questa Serie B? Chi vincerà secondo lei?
«La Serie B è una maratona molto, ma molto equilibrata. Vive di ondate. Tutte le squadre hanno periodi positivi nei quali, magari, riescono a fare qualche vittoria di seguito, volgendo la classifica a proprio favore. Però, è un campionato lunghissimo. Bisogna essere bravi a cavalcare i momenti positivi, gestendo le difficoltà. Gli infortuni, gli stati di forma possono fare la differenza. La Serie B è sempre un campionato molto bello. Nessuna partita è scontata. Sembra che Palermo e Brescia abbiano qualcosa in più. Sono ancora in testa, se acquisteranno altro terreno di vantaggio si spezzerebbe l’equilibrio con il resto delle inseguitrici. Le altre compagini penserebbero di più a conquistare i posti playoff».

Nella prima parte di campionato Perugia e Cosenza hanno avuto delle difficoltà. Nesta mantenne all’andata la panchina grazie al pareggio ottenuto, proprio, al “Marulla”, mentre i rossoblù hanno dovuto gestire, oltre l’impatto con la nuova categoria, le questioni inerenti lo stadio. Adesso, però, sono in linea con gli obiettivi stagionali: Perugia nei playoff, Cosenza fuori dalla zona rossa. Cosa pensa delle due squadre
«Esatto, la penso esattamente allo stesso modo. A fine campionato le squadre centreranno gli obiettivi preposti: Perugia nei playoff, Cosenza salvo in B. A Cosenza sono stati veramente bravi. L’inizio è stato impegnativo e movimentato. Il gruppo è riuscito a superare quelle difficoltà cementandosi sempre di più. Alla fine hanno avuto ragione, sia la società sia l’allenatore. La squadra ha fatto ottime prestazioni ottenendo i punti tali da fuoriuscire dai playout. Perugia e Cosenza hanno, poi, l’arma in più: il dodicesimo uomo, ovvero i tifosi. Sono stato onorato di vestire entrambe le maglie. Posso testimoniare che i tifosi rossoblù ti danno una spinta in più in campo. Nessuna squadra avrà vita facile in casa del Cosenza».

Che partita si aspetta sabato?
«Completamente diversa rispetto a quella dell’andata. In quel caso, la partita fu molto nervosa. Nesta era in bilico, il Cosenza aveva bisogno di sbloccare la classifica perché viaggiava su acque difficili. Ora il clima è diverso. Le squadre vengono da due ottime vittorie. Giocheranno a viso aperto perché se lo possono permettere. I giocatori credono in loro stessi. Prevedo, al di là delle assenze di organico, una bella partita con tante occasioni da goal. In caso di sconfitta, non sarebbe una tragedia per nessuno delle due. Sarebbe un passo falso, che non inciderebbe più di tanto sul campionato».

Vede qualche calciatore interessante nelle due rose?
«Penso che la forza di tutte e due le squadre sia il gruppo. Si ricerca, infatti, il risultato tramite la buona prestazione. Il bel gioco, tra le altre cose, si fa coralmente. I due allenatori sono propositivi, nel senso che vogliono giocare un calcio interessante».

Apriamo il diario dei ricordi: Perugia. All’ultima giornata nel ’95-’96 una tua doppietta stese il Verona in una partita rocambolesca con esito 3-2. Era l’anno della promozione in A.
«Ricordo con grande affetto la mia esperienza nel Perugia. Insieme al Grifone ho avuto la possibilità di conquistare la Serie A e giocarci. Per un giocatore è il massimo. Andammo nella massima serie all’ultima giornata, con quella partita pazzesca contro il Verona. Ricordo lo stadio gremito fin da mezzogiorno, noi giocavamo alle 15. Sono quelle gare che ti rimangono. La tensione il giorno prima che non ci fece prender sonno. Non fu facile perché andammo sotto. Tuttavia, riuscimmo a riportare Perugia in Serie A. Ero molto contento per aver reso felice i tifosi».

Per il suo trasferimento al Perugia fu contestato dai tifosi rossoblù. Infatti, quando tornò da avversario la fischiarono.
«All’ora non c’era il parametro zero. Finii la mia esperienza al Cosenza a cui devo tantissimo, dove sono cresciuto come uomo e come calciatore. Dopo anni passati lì, decisi di cambiare andando a Perugia. Quando tornai, ricordo i fischi e qualche tifoso mi mostrava i soldi accusandomi di essere un mercenario. Tuttavia, rientra nel gioco del calcio. Fino a quando ho vestito la maglia rossoblù, ho cercato di dare sempre il 100 %, aiutando la squadra con i miei goal. Così ho fatto al Perugia. Ovvio che qualche tifoso non accetti la tua decisione».

Il ’94-’95 fu la stagione di Alberto Zaccheroni in panchina. Del meno 9 in classifica, della spettacolare rimonta, della Serie A mancata…
«Sì, incredibile. Ho avuto la possibilità di giocare con calciatori unici. Uno su tutti Gigi Marulla. Però vanno ricordati De Rosa, Buonocuore, Zunico, De Paola, Napolitano, Palmieri e tanti altri. Quella era una squadra di un livello tecnico molto alto. Nonostante tutto giocammo un grande calcio. Se non fossimo stati uomini determinati, la mazzata dei punti di penalizzazione sarebbe stata probabilmente molto più negativa».

Cosa vi disse Zaccheroni?
«Il mister cercò di non farci pensare ai punti in classifica. Ci disse di pensare unicamente partita dopo partita, di credere in noi stessi. Ci saremmo, ad ogni modo, tolti dai guai con il gioco e con i risultati».

Che ricordo ha di Gigi Marulla?
«E’ stato uno dei più grandi giocatori con cui ho giocato insieme. Talento unico. In campo era un calciatore completo. Giocava da punta e da trequartista. Segnava tanto, anche dai calci di punizione. Dribblava, faceva assist. Poteva ambire alla Serie A, ma decise di restare a Cosenza. Sono stato onorato di dividere la maglia con lui. Ricordo i duetti con De Rosa, si prendevano in giro l’un l’altro. Veramente una grandissima mancanza. Il fatto di intitolargli lo stadio è stata una cosa bellissima».

A Cosenza è ricordato per le poche parole e i tanti goal. Di quei 19, qual è il più bello
«Non ne dimentico uno solo. Ogni goal ha una parte speciale. Se devo sceglierne uno per forza, quello che feci a Venezia in rovesciata. Vincemmo 3 a 1 o 3 a 2 (3-2, ndr)».

Cosa ricorda di Paolo Fabiano Pagliuso?
«Ho vissuto il passaggio Serra-Lamacchia-Pagliuso. Tutti e tre erano grandissimi tifosi. Persone che hanno cercato di fare il bene della squadra rendendola competitiva. Pagliuso era alla sua prima esperienza, ma ha cercato subito di capire e imparare. Salvò i conti societari allestendo, inoltre, una rosa competitiva».

Quali sono le ambizioni attuali di Marco Negri?
«L’anno scorso ero nello staff di Massimo Oddo all’Udinese, dove curavo la preparazione degli attaccanti. Un’esperienza molto bella, spero di rifarla. Collaboro inoltre con il Rangers Glasgow facendo iniziative in giro per il mondo, in attesa di una chiamata…».

Da allenatore?
«Esatto». (Giulio Cava)

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