venerdì,Marzo 29 2024

«Il patto illecito della famiglia Tricarico» tra debiti e arricchimento

Ecco le motivazioni del gip di Paola che hanno portato all'arresto di tre persone della famiglia Tricarico su richiesta della procura di Paola

«Il patto illecito della famiglia Tricarico» tra debiti e arricchimento

Che la famiglia Tricarico fosse oggetto d’indagine della procura di Paola, era cosa nota da tempo, ma oggi le indagini hanno dimostrato l’esistenza di un presunto patto associativo finalizzato a commettere reati di bancarotta fraudolenta e fiscali. Una massa debitoria, superiore a 100 milioni di euro, che in realtà ha inguaiato la società che gestiva la clinica privata di Belvedere Marittimo, ma arricchito la famiglia Tricarico, nelle persone di Ciro Rosano Tricarico, Pasquale Rosano Tricarico – entrambi finiti in carcere – Fabrizio Rosano Tricarico (ai domiciliari) e Carmen Rosano Tricarico, indagata a piede libero. (LEGGI QUI IL LANCIO DELLA NOTIZIA)

Le richieste accolte dal gip di Paola

Il gip del tribunale di Paola, Rosamaria Mesiti ha sequestrato beni per 7 milioni di euro, come richiesto dalla procura di Paola e dalla Guardia di Finanza di Cosenza. Un provvedimento scaturito dopo anni di indagini patrimoniali, a seguito del fallimento, che hanno scoperchiato il cosiddetto “vaso di Pandora”. Meccanismi oliati, quelli tra gli indagati, che per l’ufficio inquirente coordinato da Pierpaolo Bruni erano consequenziali a condotte di tipo associativo. Mezzi fraudolenti, quindi, per ottenere il massimo profitto.

Nelle 78 pagine di ordinanza custodiale, il gip Mesiti ricostruisce tutte le dinamiche delinquenziali dell’associazione, accogliendo tutte le richieste della procura di Paola, sia in termini cautelari sia in termini indiziari. I magistrati, Cerchiara ed Esposito, non hanno avanzato richiesta di misura cautelare solo per Carmen Rosano Tricarico.

Perché la Finanza ha arrestato la famiglia Tricarico

«Appare evidente che i componenti della famiglia Tricarico si siano accordati tra loro allo scopo di commettere più delitti di bancarotta mediante un patto stabile e permanente quantomeno dall’anno 2011, allorquando veniva stipulato il simulato contratto di affitto di azienda tra INR e CRT. Tale patto è stato evidentemente diretto al perseguimento di fini illeciti comuni a tutti gli associati e finalizzato a compiere sistematicamente condotte distruttive a danno dei creditori sociali. Con la permanente consapevolezza di ciascun associato di far parte del sodalizio e di essere disponibile ad operare per l’attuazione del comune programma delinquenziale. Ed infatti, tutti i componenti della famiglia Tricarico Rosano hanno constantemente drenato fondi societari per i loro interessi personali» scrive il gip Mesiti. 

«Nel caso di specie è evidente come tutti i compimento della famiglia Tricarico, odierni indagati, abbiano fornito il loro contributo causale in modo permanente alla associazione mutando più volte la compagine sociale che gestiva la clinica (dapprima INR srl, poi CRT srl, ed infine di nuovo INR srl) e avvicendandosi, di volta in volta, come soci e amministratori di entrambe le società fallite». 

I vincoli familiari dei Tricarico e i passaggi societari

Il gip Mesiti, inoltre, sottolinea la bontà del lavoro investigativo svolto dalla Guardia di Finanza. «Le indagini hanno evidenziato numerosi elementi indicativi della sussistenza della struttura associativa, in base ad una valutazione delle emergenze probatorie e ad una ricostruzione della vicenda storica, avendo riscontrato la pluralità e la diversità (reati fiscali e reati fallimentari), e quindi la indeterminatezza delle fattispecie criminose in funzione delle quali la struttura associativa era stata costituita». E ancora: «Il “patto” in essere tra i soggetti segnalati», ovvero quelli indagati, «sia idoneo, adeguato e attendibile a realizzare una serie di reati costituenti di per sé un pericolo per lo stato sociale anche nel caso in cui venisse meno la consumazione dei delitti programmati»

Carmen Rosado Tricarico è la madre di Ciro e Pasquale, nonché nonna di Fabrizio, ovvero persone legate da vincoli familiari che avrebbero formato un solido contesto associativo, che «si adoperano, ognuno con il proprio compito, a costituire una nuova società (CTR), con la quale porre in essere ulteriori condotte fraudolente. Al fine del conseguimento di tale obiettivo, vengono simulati un contratto di affitto d’azienda (più volte modificato in base agli interessi del momento), un primo accordo di ristrutturazione, un secondo accordo di ristrutturazione e una procedura di concordato, il tutto finalizzato esclusivamente al mantenimento nella disponibilità familiare della struttura sanitaria e del correlato accreditamento con la sanità pubblica». 

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