venerdì,Maggio 17 2024

All’Annunziata Terapia Intensiva in sofferenza. Medici e personale stremati

Calabria ‘zona rossa’. Così è stato decretato lasciando tutti nella rabbia e nello sconforto. Ma i numeri dei ricoveri in terapia intensiva dell’Ospedale dell’Annunziata sembrano purtroppo confermarlo. Stamattina erano diciassette i pazienti in Rianimazione nelle corsie del nosocomio bruzio, quattro quelli intubati. In serata sono scesi a quindici. Per i pazienti non Covid ci sono poi le sale dell’Unità complessa

All’Annunziata Terapia Intensiva in sofferenza. Medici e personale stremati

Calabria ‘zona rossa’. Così è stato decretato lasciando tutti nella rabbia e nello sconforto. Ma i numeri dei ricoveri in terapia intensiva dell’Ospedale dell’Annunziata sembrano purtroppo confermarlo. Stamattina erano diciassette i pazienti in Rianimazione nelle corsie del nosocomio bruzio, quattro quelli intubati. In serata sono scesi a quindici. Per i pazienti non Covid ci sono poi le sale dell’Unità complessa di Cardiologia dell’Annunziata con 9 posti e eventualmente anche le sale operatorie per ulteriori emergenze. Posti a rischio saturazione, quindi, e personale in affanno.

Si lavora infatti con turni massacranti perché di quel personale assunto con i fondi per l’emergenza Covid in realtà la maggior parte è servito a sostituire medici e operatori in quiescenza. Quindi non personale in aggiunta, ma in sostituzione. E se quei milioni di euro dei fondi stanziati per la sanità calabrese apparivano da capogiro, se nei mesi scorsi sembrava potessimo prepararci alle future emergenze causate da un virus che solo per qualche tempo si era preso una vacanza, in realtà quelle cifre si sono rivelate irrisorie o non ben spese.

C’è poco per cui inorgoglirsi. A  marzo erano cinque i medici del Pronto Soccorso, cinque ancora adesso. Nel reparto di Terapia Intensiva gli operatori vengono chiamati a fare straordinari su straordinari e a ricorrere spesso all’aiuto dei colleghi degli altri reparti per gestire situazioni sempre più critiche.  Ai politici piace parlare di eroi nelle corsie, ma ai cittadini piace troppo accontentarsi di Azzeccagarbugli al potere e superficiali compagni di cene. Si è trascorso una estate fatta di apertitivi sulla spiaggia o di festini in barca, ma i protagonisti di queste movide chi erano?

È triste certo accettare – soprattutto per chi responsabilmente ha continuato a rispettare le regole per fronteggiare il virus – di ritrovarsi a vivere un altro lockdown, ma è altrettanto triste trincerarsi dietro a “abbiamo stanziato milioni di euro” o “i ricoverati sono 4 perché si considerano quelli intubati” numeri ‘gonfiati’ o ‘sgonfiati’ all’occorrenza per evitare che la Calabria appaia una regione in emergenza. Giustificazioni.

Non è certo terrorismo quello che si vuole fare, ma in terapia intensiva su 17 posti 15 sono occupati dopo che sono stati tutti pieni, il personale si conta sulla punta delle dita e se si ha un problema «bisogna solo sperare non sia troppo grave così da non correre il rischio di venire qui in ospedale», così la voce unanime di medici e operatori. A nulla vale proteggere in qualche modo un sistema sanitario che da sempre è fatiscente. Dovremmo forse ringraziare il Covid per aver fatto da cartina al tornasole e per averci dato i mesi estivi per sopperire alle mille carenze. Che senso ha beneficiare di somme discutibilissimi come quelle della Calabria Film Commission per sponsorizzare fintamente e in modo opinabile la nostra regione, quando la buona pubblicità sarebbe dovuta venire da ben altro?

Abbiamo sbagliato, certo. Paghiamo il conto ora di un’estate di libertà? Sì, forse. Ma non solo. Continuiamo ad assistere a piani di investimento per la sanità che tutto sono fuorché una tutela della salute.E allora, anziché fare cartine mute da esibirci come fossimo tanti scolaretti delle scuole dell’obbligo, doveroso sarebbe stato prendere in pugno quel piccolo fazzoletto di terra ed evitare che la situazione precipitasse. Perché il tunnel  delle corsie dell’Annunziata di Cosenza da anni conduce ad un vicolo cieco. O davvero lo abbiamo scoperto alle 20.20 del 4 novembre?

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