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Cotticelli show da Giletti: «Chiedo scusa ai calabresi, ma ho le mani pulite»

Il Generale Saverio Cotticelli da Giletti si difende: «La Calabria è stata una delle 13 regioni italiane a dotarsi di un piano Covid a giugno»

Cotticelli show da Giletti: «Chiedo scusa ai calabresi, ma ho le mani pulite»

Saverio Cotticelli shock a Non è l’Arena su La7. L’ormai ex commissario alla Sanitò calabrese è stato ospite nel programma di Massimo Giletti, parlando della celebre intervista rilasciata a Titolo V: «Io sto cercando di capire con un medico cosa mi sia successo – ha tuonato immediatamente – perché io non sono riuscito a riconoscermi e neanche la mia famiglia è riuscita a farlo: il piano anti-Covid l’ho fatto io», come anticipato da Cosenza Channel (LEGGI QUI). E poi si scaglia contro qualcuno di imprecisato: «Quell’intervista è stata preceduta da una serie di attacchi che sono arrivati per via mediatica e istituzionale. È la conseguenza naturale di chi lavora bene in Calabria: chi lavora bene in Calabria, e De Magistris (anch’egli ospite) lo sa, dev’essere eliminato!». 

La sua verità

Cotticelli ha deciso di dare la propria versione dei fatti: «Non ero io, era la mia controfigura: io il piano Covid l’ho fatto!». Ma allora cos’è successo? «Dopo quell’intervista mi sono dimesso immediatamente perché mi sono vergognato di quella cosa e non volevo farmi cacciare da nessuno: quando un uomo sbaglia deve pagare e metterci la faccia, cosa che io ho fatto per rispetto della mia famiglia, del mio passato e della mia storia».

«Dopo quell’intervista mi sono dimesso immediatamente perché mi sono vergognato di quella cosa»

«Il piano Covid esiste da giugno»

E si parte dal principio, da marzo: «Bisogna fare una netta distinzione fra il pianto anti-Covid del d.l. di marzo, che prevedeva la riorganizzazione della struttura ospedaliera. La Calabria è stata una delle tredici regioni italiane a dotarsi di un piano Covid a giugno! Il piano territoriale è stato approvato dal Ministero della Salute e la fase attuativa è stata demandata al Commissario Arcuri, che a fine ottobre ha delegato le Aziende Sanitarie della Regione a concludere».

Poi il passaggio, quasi obbligatorio, su Jole Santelli: «Preliminarmente devo dire che, se non fosse morta la Presidente Santelli, alla quale devo rendere onore, non saremmo in questa situazione! Ho collaborato con lei in ogni fase». Ritorna sull’intervista di Molino, poi torna al piano Covid: «Io ero lucido, ho passato la notte a vomitare, ma non posso dire che mi abbiano drogato. Per quanto riguarda la cosa più importante (il piano, ndr), siccome la struttura commissariale non era citata nelle indicazioni di giugno, ho chiesto al Ministero che mi ha risposto il 27 ottobre!». 

«Ho lavorato da solo, invece…»

Cotticelli non si ferma neanche davanti al nuovo commissario: «Eravamo soltanto io e la dottoressa Crocco (la famosa “Maria” del video, ndr), oggi hanno stanziato 3 milioni di euro con Commissario, Subcommissario e altre venticinque persone». Giletti, però, incalza: perché non ha mai fatto una telefonata? Ma Cotticelli svia: «Quando ho iniziato la mia attività ho visitato un uomo purissimo di quella terra, il dottor Gratteri, che mi ha consigliato: “Se vuole sopravvivere deve fare una vita monacale e lavorare giorno e notte”. E io questo ho fatto». Tutto molto interessante, ma cosa c’entra? «Ci sono stati attacchi mediatici e di questo ho informato tutti: il Presidente del Consiglio, il Ministro della Salute, quello dell’Economia, quello degli Affari Regionali!». 

La riunione dell’attacco

Giletti riprende parlando di una riunione durante la quale Cotticelli, secondo una fonte dello stesso giornalista (sic!), sarebbe stato attaccato: «Volevano accollarmi un passivo di bilancio molto pesante! Nel luglio – agosto di quest’anno l’Azienda Mater Domini, diretta dal dott. Zuccatelli, tira fuori questo debito di 100 milioni circa, tenuto sempre nascosto». Quale? «Quello della fondazione Campanella». Outta nowhere, come le RKO di Randy Orton. Ma non è finita qui: «Mi è stata addebitato un livello di LEA (Livelli essenziale di assistenza) di 139, inadempiente: ho scoperto che i flussi del 2019 e 2020, benché caricati dalle varie aziende della Regione, non erano stati mandati al Ministero».

Anche De Magistris

A intervenire anche il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris: «Ho buttato il sangue nove anni in Calabria, è difficile mantenere la tenuta psicofisica in quel territorio: lì – continua – sequestrammo un ospedale, a Catanzaro. È sconcertante vedere che ancora le cose siano queste». Poi Giletti tira in ballo il famoso “usciere”, ovvero Saverio Mosciaro: «Che un usciere sappia più di noi – dice il conduttore – è da restarci stravolti».

«Ho buttato il sangue nove anni in Calabria, è difficile mantenere la tenuta psicofisica in quel territorio»

Ma ormai Giletti è l’unico a difendere l’ex Commissario, attaccato anche dagli altri ospiti. Luca Telese per primo: «A me dispiace, umanamente, ma lei è a capo di una struttura commissariale calabrese e non ha mosso un dito da marzo a oggi». Cecchi Paone lo incalza sulla sanità privata: «Io ho regolarizzato, da carabiniere – ha detto Cotticelli – la sanità privata». Ma in che senso? «L’ho istituzionalizzata». Telese, allora, prende la parola: «Ipotizza di essere stato drogato?» «No, no, no, lei non mi ha capito». «Io l’ho capita benissimo – replica il giornalista – e lei deve rispondere». Scena muta. Poi è il turno di Cecchi Paone, che ribatte: «La Calabria può reggere?» «La Calabria ha tre eccellenze: Reggio, Pugliese Ciacco e l’Annunziata». E gli altri? «Vanno in difficoltà».

Denuncia alla Procura

Al rientro dalla pubblicità, Cotticelli parla di un «piano di menti finissime». Interviene de Magistris, che gli consiglia di andare in procura: «L’ho fatto – replica Cotticelli – e se dovrò andare fino in fondo, farò anche denuncia alla procura»

Terapie Intensive

Un inviato della trasmissione ha intervistato Spirlì, che ha parlato di «trecento posti letto». Giletti e i giornalisti in studio incalzano sui numeri della terapia intensiva. Cotticelli glissa, poi risponde: «Sono 140 tabellati più 6 estendibili, per un totale di 146. A chi toccava farli? Ad Arcuri, era lui che doveva chiudere le operazioni e l’ha fatto a ottobre, quindi la colpa è sua!». Ad intervenire è anche il giornalista Polimeni, che ha rinfacciato a Cotticelli di aver «ridotto i calabresi sul lastrico». Toni molto alti fra i due, prima della pubblicità.

Dopo, magicamente, trovano un punto d’incontro, fra il giornalista che accusa e Cotticelli che annuisce: «Chiedo scusa a tutti i calabresi – chiude l’ex generale dell’Arma – ma ho il cuore e le mani pulite. E consentitemi di ringraziare i sindacati, forze vive della regione, perché sono delle persone che possono fare molto bene alla Calabria. Ho dato tutto me stesso e tutta la mia onestà e tutto il mio sacrificio». Chiude la lunga parentesi Nuccio Azzarà, Uil Reggio Calabria: «I calabresi, stasera, hanno visto un limite non più oltrepassabile. La storia della sanità calabrese è una storia di ‘ndrangheta e di massoneria, ma le responsabilità non sono soltanto di Cotticelli: vanno dal Governo centrale alle Asp, che avrebbero dovuto, dal 19 di ottobre, completare il piano».

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