martedì,Marzo 19 2024

TALARICO, CESA E L’ALBANIA. INDAGATO ANCHE UN FINANZIERE DI COSENZA

Talarico e Cesa sono indagati dalla Dda di Catanzaro per aver favorito la 'ndrangheta. «Volevano espandere le attività in Albania».

TALARICO, CESA E L’ALBANIA. INDAGATO ANCHE UN FINANZIERE DI COSENZA

Sono pesantissime le accuse mosse dalla Dda di Catanzaro all’assessore regionale al Bilancio della Regione Calabria, Francesco Talarico, segretario regionale dell’Udc, finito agli arresti domiciliari, nell’ambito dell’inchiesta “Basso profilo”, condotta dalla Dia. 

Le accuse della Dda contro Talarico e Cesa

Secondo l’accusa, Talarico insieme a Tommaso Brutto, Saverio Brutto, Lorenzo Cesa, Luciano D’Alessandro, Ercole d’Alessandro, Antonio Gallo e Antonino Pirrello «agendo in concorso e d’intesa tra loro, ricoprendo ciascuno di essi un preciso compito» si sarebbero associati tra loro «al fine di commettere una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione, in particolare tra l’altro turbative d’asta, corruzione e abuso di ufficio (agendo in questo caso nella veste di istigatori), attraverso le metodiche di seguito specificate, segnatamente, utilizzando società e imprese esistenti, impegnate nel settore della fornitura di materiali per l’antiinfortunistica, aprendo una filiale in Albania, nonché impegnate nel settore delle pulizie». 

Per fare tutto ciò sarebbe servito l’appoggio politico, vale a dire quello di Francesco Talarico e Lorenzo Cesa. Entrambi, secondo la Dda di Catanzaro, «avrebbero assicurato di intercedere con pubblici ufficiali in servizio presso enti pubblici ovvero con amministratori di società inhouse a livello nazionale (i cui enti o società avrebbero bandito gare di appalto per forniture di prodotti antinfortunistici ovvero di pulizie), nonché proponendosi di corrompere altri pubblici ufficiali preposti alle stazioni appaltanti ovvero, per le società inhouse, ai competenti uffici appalti». 

Gli interessi in Albania

Infine, Talarico e Cesa si sarebbero proposti «di espandere all’estero, segnatamente in Albania, dove effettivamente veniva aperta una apposita filiale di seguito indicata, Stato questo dove, grazie all’ausilio di D’Alessandro Ercole, sarebbero stati introdotti nei gangli della pubblica amministrazione». Le accuse in questo caso vanno dall’associazione mafiosa al concorso esterno in associazione mafiosa.

Indagato anche un finanziere di Cosenza

Tra gli indagati c’è anche un finanziere, Ercole D’Alessandro, originario della provincia di Cosenza, ma residente a Catanzaro che, secondo la Dia sarebbe stato individuato dai fratelli Brutto «quale referente istituzionale-giudiziario in grado di reperire notizie utili sulla posizione di Antonio Gallo, sui fatti sopra indicati, si metteva a disposizione del sodalizio, sfruttando la sua posizione, più in generale per attingere informazioni che potessero pregiudicare l’esistenza del sodalizio medesimo (anche consultando abusivamente banche dati istituzionali) e, più in particolare avvicinando colleghi per ottenere le suddette notizie che somministrava a Gallo, in cambio della partecipazione all’affare imprenditoriale, con lo schermo del figlio Luciano, anch’egli partecipe, che diveniva socio di Gallo nella compagine albanese gestendo l’attività in quel territorio». 

Talarico e le elezioni politiche del 2018

Talarico, secondo la Dda di Catanzaro, avrebbe fatto tutto ciò per avere un pacchetto di voti per le elezioni politiche del 2018, introducendo Antonio Gallo e Antonino Pirrello «in ambienti politico istituzionali nazionali, in particolare presentando i due e i Brutto a Lorenzo Cesa, il quale avrebbe appoggiato loro per ottenere appalti presso enti pubblici e società inhouse nei settori di rispettiva competenza (fornitura di presidi antinfortunistici e servizio di pulizie) e manifestando un incondizionato e duraturo appoggio nella prospettiva di nuove consultazioni elettorali». 

I due fratelli Brutto

Infine, il ruolo dei fratelli Brutto. Tommaso e Saverio sono rispettivamente consiglieri comunali di Catanzaro e Simeri Crichi e secondo la Dda di Catanzaro, «volendo creare il sodalizio in parola, individuavano la figura di Antonio Gallo, quale figura imprenditoriale in grado di insinuarsi efficacemente nel settore degli appalti» lo avrebbero messo in contatto con Francesco Talarico, per creare un connubio efficace volto a reperire appoggi a livello politico e con Ercole D’Alessandro, all’epoca LGT della Guardia di Finanza, per potere disporre di notizie di tipo investigativo per le ragioni sopra esposte». 

Articoli correlati